Chi è Cecilia, l'arpista che accompagna Max Gazzè a Sanremo

Abbiamo intervistato Cecilia, l'arpista che accompagna Max Gazzè a Sanremo nel brano "La leggenda di Cristalda e Pizzomunno".

Non è comune vedere un'arpa sul palco dell'Ariston. Quest'anno, Max Gazzè è accompagnato a Sanremo da Cecilia, e insieme suonano il brano "La leggenda di La leggenda di Cristalda e Pizzomunno". Lei è una cantautrice e arpista torinese, e abbiamo parlato di chi vincerà il festival, di cantautrici con l'arpa, di viaggi e di registrazioni pop-up.

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Ciao Cecilia, ti abbiamo vista sul palco dell'Ariston ma nessuno ti ha presentata. Raccontaci di te.
Sono Cecilia, ho 28 anni, suono l'arpa da quando ne avevo 9, ho fatto il conservatorio da ragazzina ma ho parallelamente cominciato anche a cantare in un coro del conservatorio, e ho sempre avuto una passione per la musica leggera non proporzionale a quella per la musica classica. Ho iniziato ben presto ad abbinare l'arpa e la musica leggera e poi a cantare accompagnandomi con il mio strumento, non avendo mai suonato altri strumenti. Quattro o cinque anni fa ho cominciato a scrivere delle canzoni mie, poi avendo vissuto all'estero ho fatto esperienze con lingue non mie e la mia scelta è ricaduta sull'inglese. Nel 2015 è uscito il mio primo disco di canzoni originali, che si chiama “Guest” e contiene dodici canzoni di cui tre in italiano. Ho suonato tanto, ho avuto la gioia di suonare tanto, è una cosa che non capita sempre ai musicisti piccoli. Credo che questa fortuna sia dovuta anche allo strumento, che si può suonare in situazioni grandi e belle così come per strada.

Dicevi delle tue esperienze all'estero: in che modo, a parte la lingua, hanno influenzato la tua musica?
Moltissimo, anche perché io ho sempre vissuto a Torino e anche in Val di Susa, quindi in un paesino. A 20 anni ho deciso di trasferirmi in America, nella città più grande, Los Angeles, ed è stato un trauma: avevo un lavoro, avevo già il diploma e ho temuto che la mia vita andasse avanti nello stesso modo per sempre, mi sono un po' spaventata e ho deciso di fare una bella mattata. Gradisco l'ambiente internazionale in generale, mi piace molto vedere come fanno gli altri le cose, ma alla fine torno sempre in Italia. Mi piace andare a vedere, sono curiosa. Per gli studenti di conservatorio il viaggio e il trasferirsi in un'altra parte del mondo è una tappa obbligata della formazione, io non l'ho fatto in senso accademico ma ho pensato che fosse comunque importantissimo per me.

Qual è il posto in cui ti è piaciuto di più suonare, magari dove hai trovato un pubblico particolarmente ricettivo?
Mi è capitato ultimamente di suonare in un posto a Vienna, un live club. Io sono abituata agli sguardi del pubblico prima del concerto, quando la gente vede l'arpa è già pronta a tagliarsi le vene. Quella era una serata dove c'era la discoteca vicino e il pubblico era tutto formato da ragazzini giovanissimi che sono stati incredibili, quella è stata una soddisfazione pazzesca, aver vinto per una volta contro la cosa che fanno di solito. Io ho questo progetto con una cantautrice che si chiama Carlot-ta, che scrive canzoni molto dark, sui cimiteri, con la fisarmonica e il pianoforte, poi io arrivo con l'arpa, capisci che è difficile.

Ho visto un po' di video in cui suoni delle cover. Chi sono i tuoi artisti preferiti?
È una domanda molto complessa per quanto mi riguarda perché io sono monomaniacale, quindi non ho un preferito, non sono una fan. Sono una che però quando incappa in un disco che le piace ascolta quello per un mese tutti i giorni. Ho una formazione musicale, per esempio quella che è venuta dai miei genitori, che comprende pochissima musica italiana: mia madre era appassionata di country americano e questa cosa fa parte del mio immaginario, poi crescendo mi sono appassionata anche a cose abbastanza bislacche. Avendo avuto una formazione classica posso attingere a 3000 di storia della musica e a un sacco di diversità. Poi mi sono appassionata a tante cantautrici donne, che sono state la scoperta per me che una femmina poteva anche fare musica da sola, una grande illuminazione: PJ Harvey, Tori Amos, Sinead O'Connor, etc.

In più c'è questa particolarità dell'arpa, io non conosco altre cantautrici/arpiste, a parte Joanna Newsom.
Ce ne sono, piano piano si sta espandendo, però chiaramente è uno strumento con un'accessibilità bassa, ci sono poche aziende che producono arpe, in Italia abbiamo una tradizione di arpisti ma all'estero pochissimo, che il nord Europa pulluli di arpisti per esempio non è affatto vero. In Irlanda c'è una tradizione arpistica che però è legata alla musica popolare, quindi è un po' come per noi la fisarmonica, per cui è uno strumento un po' snobbato dai giovani. Chiaramente Joanna Newsom, che fra l'altro credo che suoni l'arpa per un caso ma è una musicista che potrebbe suonare qualsiasi altro strumento, è straordinaria. Io ho conosciuto un'altra ragazza che suona e canta contemporaneamente le sue canzoni, si chiama Gillian Grassie, è americana e vive a Berlino, e mi sono sentita come il mammut de "L'era glaciale" quando scopre di non essere estinto. È l'unica volta che mi è capitato.

Invece l'elettronica?
In realtà quella è stata una scoperta che ho fatto entrando nello studio di registrazione, proprio come luogo. Ho scoperto che esiste questo posto bellissimo, straordinario, dove puoi fare tutto, e quella è stata la fame che mi ha portata poi all'elettronica. Per me che avevo sempre e solo suonato l'arpa da sola in cameretta e non ho mai avuto nozioni di musica d'insieme, avere tutto a disposizione e poter aprire questo vaso di cose diverse e  catalogate ordinatamente mi ha sicuramente emozionato. Figurati, io ero super analogica, ancora con le corde di budello: vedere che c'è un tasto che può fare tutto è sempre emozionante, e mi ha anche aperto l'orecchio. Ho iniziato ad ascoltare un po' di musica elettronica, a distinguere quella fatta bene da quella fatta male, è stata una scoperta che sicuramente approfondendo in realtà poi scopri che non importa se è elettronica o no, è importante che usi le orecchie per fare l'algoritmo più bello.

Parliamo di Sanremo e della collaborazione con Max Gazzè.
Credo che Max Gazzè abbia sentito parlare di me per questioni di staff in comune, amici in comune. Non l'avevo mai conosciuto, ma quando ha avuto bisogno di un'arpa si è ricordato di me. Ovviamente ero emozionatissima, ed è stato molto bello, lui è molto gentile e accogliente, mi sono trovata molto bene. La canzone è bellissima, che è la cosa più importante, pensa se non mi fosse piaciuta! Ovviamente mi fidavo, però gli imprevisti ci sono sempre, invece è una canzone stupenda, è dolce, profonda, quindi sono molto fiera di avere la possibilità di dare il mio contributo anche scenografico e musicale. E poi è bello perché vado nella posizione di accompagnatore, che è una posizione privilegiata, perché ho l'adrenalina della performance ma non ho l'ansia della gara. Mi auguro che alla fine  questa canzone abbia la presentazione che merita.

Quindi stai andando con questo spirito.
Certo, ovviamente c'è l'emozione. Sarà importante, sarà un modo per far conoscere quello che faccio. E poi non sono mai stata in televisione, a parte qualche rete subalpina alle 4 del mattino, quindi è un tipo di esposizione che un po' mi diverte, un po' mi spaventa, mi fa ridere...

Chi vincerà?
Togliendo Gazzè, c'è Enzo Avitabile, di cui io sono fan. La mia è una previsione un po' così, non legata alla statistica, però sarebbe molto bello, anche perché è uno dalla carriera lunga e importante nella canzone italiana.

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Che progetti hai per il dopo Sanremo?
Mi chiudo in studio e faccio uscire il mio prossimo disco, che è un bambino con la testa molto grande, ha avuto una nascita travagliata ma sono ansiosa che venga alla luce. Voglio lasciar andare queste canzoni che ormai rimastico da un buon annetto. Sarà bello, sono passati tre anni dal primo disco e credo che la consapevolezza sia diversa, che siano diversi lo studio e l'impegno che ci ho messo dentro e spero che porti cose nuove e interessanti.

Ci sarà qualche ospite nel disco?
Mi piacerebbe molto e ho intenzione di farlo in modalità pop-up, nel senso che ci saranno dei giorni in cui io registro il disco e sicuramente, proprio per abitudine di vita, appariranno delle persone in studio. Chi appare suona, vorrei fare così, e spero di poterlo fare. Vorrei che si creasse una situazione spontanea.

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L'articolo Chi è Cecilia, l'arpista che accompagna Max Gazzè a Sanremo di Letizia Bognanni è apparso su Rockit.it il 2018-02-08 11:00:00

Tag: Sanremo

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