Live report: The Niro al Circolo degli Artisti - Roma

(Foto di Riccardo Frabotta)

Davide Combusti – in arte The Niro – ha presentato ufficialmente a Roma l'ultimo "Best Wishes". Invece della solita intervista Elisabetta De Ruvo l'ha fermato dopo il concerto e si è fatta raccontare tutto, traccia per traccia. Ne è uscito un quadro chiaro di questo nuovo lavoro. Oltre ad un live report decisamente particolare.



Dopo giorni di sole e tranquillità primaverile, nel pomeriggio inizia a piovere in maniera più o meno convinta, il cielo s'incupisce, lo sciopero dei mezzi fa impazzire Roma, proprio nel momento in cui c'è da fare una marea di cose. Appuntamento nel tardo pomeriggio al Circolo degli Artisti per l'intervista col romano Davide Combusti, artisticamente il cantautore "meno italiano" in questo momento, ma a quel appuntamento non arriverò, Roma mi inghiotte. Arrivo 5 minuti prima del concerto, giusto in tempo per rendermi conto che la tensione in sala è più che tangibile. Raggiungo il manipolo dei soliti "quattro stronzi" con cui m'accompagno ai concerti ed inizia lo show, mentre ancora rifletto sul come acchittare un'intervista a The Niro.
Attendo una soluzione mentale quando inizia "Nightwaltz", e mi dico, sarebbe bello ascoltare un suo concerto con lo stesso The Niro a fianco a commentare quello che succede... Dopo, nel camerino, mi dirà: "Nightwaltz, è un pezzo con cui avrò aperto tipo una marea di concerti. Non suonavo a Roma da Dicembre e non era mai successo prima di star fermo più di due settimane. Insomma ero emozionato, all'inizio ho preferito suonare questo "classico" per me, così almeno iniziavo più tranquillo, e dopo potevo fare quello che volevo."

Fare quello che si vuole, certo, ma è facile con un album che promette molto e mantiene fin dai primi ascolti. Stasera è la serata di presentazione di "Best Wishes", secondo album del Nostro, ma guardandomi intorno noto che la sala del Circolo non è ancora satolla come mi sarei aspettata: "Il Circolo ora inizia presto, fa questi orari, umani da una parte, dall'altra non sai mai quando Roma smette di essere nel caos. Tra l'altro pioveva a dirotto e quindi non sapevo bene cosa aspettarmi. All'inizio vedendo metà sala piena mi son detto: vabbè... peccato... Alla fine del primo pezzo però l'affluenza aumentava, e alla fine del secondo brano la sala era piena, quindi diciamo che la gente un po' si sta abituando ai nuovi orari. E comunque di sicuro tutto quel pubblico m'ha caricato ancora di più."

E la carica s'è sentita fin dal secondo brano in scaletta, "Johnny", così se il ghiaccio s'era incrinato con "Nightwaltz", è già arrivato il momento di far esplodere i detonatori. "Questo brano mi piace molto perchè è un brano che viaggia molto netto, dritto, pur essendo in 7/8. Il testo è venuto subito, un giorno che stavo facendo zapping in tv, e parlavano di sessualità con i soliti improbabili opinionisti dal qualunquismo abbastanza becero. Così è nato uno dei miei testi tra i più espliciti, e comunque il primo che parla di identità sessuale. Tutto però rapportato al mio background testuale, quindi per me la donna di Johnny è la stessa di "When Your Father", che non riesce ad affrontare la vita, e ce la fa ora solo vestendo i panni di Johnny, che le dà forza a prescindere da svelamenti e false moralità."

L'impeto si sente, la gente è rapita, canta su quelle note edite ufficialmente solo pochi giorni prima. E mentre la cavalcata di "Johnny" si esaurisce, arriva qualcosa di inaspettato, "The Wrestler". "The Wrestler non sembra mio e questo mi affascina. C'è l'arpeggio, c'è il modo di cantare, eppure, per come costruisco le canzoni... per me i pezzi dritti sono storti, in quanto rappresentano una cosa diversa per quel che mi riguarda. Che sia comunque attratto dalla 'forma canzone classica'? Magari un giorno scirverò un disco più "semplice"... tipo un monolite tutto in 4/4, fatto di atmosfere."

Eppure non serve aspettare per le atmosfere, basta solo l'intro di "In My Memory", e lemme lemme si dipana una nuova storia. "Per me è un pezzo molto completo. Ogni volta che lo suono è come se facessi una sorta di viaggio. Sono molto legato al cinema, e di sicuro tanti pezzi mi rimandano a delle immagini. E quindi all'immagine di quest'attore che sta lì sulla scena, che prende applausi e acclamazioni, nonostante la tensione, la paura. Qui mi sono ispirato a Moliére, che muore mentre mette in scena "Il malato immaginario". La gente pensava fosse una gag, il pubblico comincia a ridere quando cade il sipario sulla testa del protagonista, per cui solo l'ultimo ritardatario si accorge dell'effettiva tragedia che si sta consumando sul palcoscenico. L'unico spettatore che non era stato abbindolato dal talento drammatico dell'attore riesce a vedere con lucidità l'effettiva gravità della cosa."



Tutti però s'accorgono nel pubblico di essere davanti ad uno show emotivamente e fisicamente sentito da tutta la band. Suonare dal vivo è la situazione ideale in cui esprimersi, trasmettere e ricevere emozioni, in continuo scambio con chi ascolta. "E' stato un concerto impegnativo, anche dal punto di vista fisico. M'è venuto un crampo alla mano che m'ha abbandonato solo dopo "Summertime". Ma ho cantato fin dal primo pezzo, come se fosse l'ultimo, considerandolo come momento topico di chiusura per ognuno. Ed è andata così anche per la band. La sentivo molto stimolata. Adriano (Viterbini, chitarrista anche nei The Bud Spencer Blues Explosion, NdA), che non suonava da molto con noi, era molto felice. Dal di dentro è risultato tutto molto bello, infatti nel backstage prima del bis, ci siamo abbracciati, molto soddisfatti. Per quanto riguarda poi la scelta delle canzoni in scaletta, ho cercato di mischiarle come se fosse un set preso tutto dallo stesso disco, che comunque doveva finire con "Post Atomic Dawn", quella era l'unica certezza."

Il live è così intenso, da risultare a tratti violento specie durante l'esecuzione dei nuovi brani. Così scorrono "Stop it", una poesia d'arpeggi e voce sussurrata che lascia senza fiato la gente, nel dondolio del ritornello che parla di dignità perduta e disillusione. E ancora "London Theatre", il primo singolo estratto, riconoscibilissimo grazie ai passaggi radiofonici, per arrivare al giro di boa, ovvero "Summertime", cover vissuta visceralmente per il quarantennale di Woodstock ed fatta per la prima volta l'anno scorso all'Italia Wave Love Festival di Livorno. Seguono poi molti brani del primo omonimo album, ma permane come un'unica chiave di lettura, ovvero la visione dell'uomo nelle sue difficoltà più intime, dalla questione della solitudine a quella dell'identità. "Sì, è una questione sicuramente molto ricorrente nel nuovo album, ma che accompagna il tema della solitudine che è il tema più forte. E' l'idea del travestimento nel momento in cui non vuoi essere essere quello che sei, per farti scivolare meglio le cose addosso. Le luci della ribalta possono annichilire e sinceramente non ci sono abituato. Qualche volta mi sento a disagio, però alla fine mi rendo anche conto di essere una persona molto ironica, mi prendo in giro e anche di fronte alle difficoltà, rido. Posso però sicuramente dire, che musicalmente parlando non ho mai indossato maschere. Questi due dischi sono miei al 100%, nel senso che mi rappresentano appieno, quindi se uno ascolta la mia musica, a prescindere che gli piaccia o meno, ritrova me, esattamente come sono."

Al grido di "Liar" si conclude il concerto, prima del bis. La gente intorno a me è visibilmente scossa, i commenti sono tutti concordi però, il concerto è stato grandioso, e le nuove canzoni sono pugni nello stomaco che non possono non lasciarti un segno. Attendiamo il bis, per rivivere gli sgoccioli di emozioni corali, ma The Niro ha in serbo il colpo di grazia: "Post Atomic Dawn". "Questa è la storia di un mod che si sveglia dopo un'esplosione nucleare. Si guarda intorno e pensa a quello che ha e a quello che aveva e che non ha più e a cui tenta di ricongiungersi. Si dice allora che potrà farlo solo nei suoi sogni. Perchè il niente della realtà non può impedirti di sognare ancora qualcosa di diverso."

Perfetta come dedica da sussurrare all'orecchio di chi ami. Struggente.



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L'articolo Live report: The Niro al Circolo degli Artisti - Roma di Elisabetta De Ruvo è apparso su Rockit.it il 2010-04-23 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • damarama 14 anni fa Rispondi

    grandissimo! [: