Toponomastica: ovvero dieci canzoni (più una) da Via Gola a Corso Trieste

Coma Cose, Rkomi, ODP ma anche De Andrè e Guccini per le vie delle canzoni a cui vogliamo bene

- Via Milanopost
31/01/2019 - 11:47 Scritto da Mattia Nesto


In molti, quasi tutti forse, da una settimana a questa parte abbiamo ascoltato in maniera ossessiva/compulsiva “Via Gola”, il nuovo singolo dei Coma Cose che fa da anteprima al nuovo album “HYPE AURA”, in uscita per Asian Fake il prossimo 15 marzo. Sì, la canzone è la solita mina metropolitana, ma esattamente che via è questa “via Gola”? La domanda è più che legittima visto che non tutti si è di Milano. Già, perché via Gola è una delle vie più chiacchierate, iconiche, complesse e discusse del capoluogo meneghino.

Non lontana dal Naviglio Pavese, via Gola è tristemente famosa nelle cronache cittadine per le innumerevoli notizie in merito a spaccio, abusivismo e degrado diffuso. Eppure, nonostante non sia una delle strade da cartolina di Milano, negli ultimi anni anche in via Gola si respira un’aria diversa, anche grazie a tante ragazze e ragazzi venuti da ogni parte del mondo che si stanno attrezzando per renderla più viva e vitale (e anche più abitabile). Quindi, idealmente, partiamo proprio da qui, proprio da via Gola in questo nostro viaggio attraverso le “strade della canzone italiana”: un viaggio imperfetto, magari un po’ svogliato, e forse ad un certo punto, ne siamo sicuri, ci fermeremo al primo bar per un Negroni. Perché va bene le canzoni, le citazioni e la toponomastica, ma senza benzina non riusciamo a carburare.

E allora rimaniamo a Milano, giusto per non fare troppa strada. A due passi dal glorioso Tunnel Club e dal Rock & Roll, ecco l'ormai celeberrima Via Gluck de "Il ragazzo della via Gluck", forse la canzone per eccellenza di Adriano Celentano. Se state cercando qualche, pur lontana, connessione con il cartone animato Adrian qui non ne troverete: nel pezzo invece troverete praticamente tutta la filosofia del "Celentano-pensiero", con quel misto di rimpianto per i bei tempi andati, ecologia alla buona e ideologia filo-contandina un po' confusa che ha poi contraddistinto, nei secoli a venire, il Molleggiato. Quindi sì, in un certo qual modo, quella via vicino alla Stazione Centrale non poteva non entrare di diritto in questo nostro viaggio.

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Spostiamoci adesso da Milano e andiamo a Bologna. Ovviamente se dici Bologna e parli di vie è ovvio che il nome di Francesco Guccini spunti fuori e si leghi, indissolubilmente, a quello di “Via Paolo Fabbri 43”. Quello non è soltanto l’indirizzo della sua storica casa bolognese ma anche una via intitolata ad un eroe della Resistenza, il partigiano Paolo Fabbri e uno di quei pezzi che se si ama e si conosce la poetica di Guccini, non si può non citare, amare e conoscere a memoria: “I geni musicali preannunciati dai giornali/ hanno officiato e i sacri versi hanno cantati,/ le elettriche impazziscono, sogni e malattie guariscono,/ son poeti, santi, taumaturghi e vati:/ con gioia e tremore li seguo/ dal fondo della mia città,/ poi chiusa la soglia do sfogo/ alla mia turpe voglia... ascolto Bach!”.

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Altra temperie culturale (nonché cronologica) è invece quella di “Via Zamboni” dei Nobraino anche se siamo sempre a Bologna. Questa volta alla maturità del cantautore impegnato (se non ormai “consumato”) si fa spazio alla (finta) spensieratezza dei vent’anni, di quel tempo, alle volte interminabile, dei dolci anni dell’Università che a Bologna trovano il loro coté naturale. Per chiunque abbia passato anche solo una serata nei paraggi di piazza Verdi ascoltare “Se penso a lei, ricordo noi/ tra piazze, portici e portoni /nelle notti gialle e blu/ il buio vivo tra i lampioni” fa scattare una certa qual nostalgia istantanea bella potente.

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Ma ora Bologna ci sta stretta e quindi, scavallando l’Appennino, ci dirigiamo a Genova dove, dribblando il popoloso, popolare e ormai pop quartiere di Marassi cantato dagli Ex-Otago, ci dirigiamo, belli diretti, nei pressi dell’Angiporto: eccoci giunti in “Via del Campo”, “sede” di una delle canzoni più iconiche del bouquet di Fabrizio De André. I personaggi, le situazioni e i gesti di quel mondo lì nella via del Campo attuale sono un po’ scomparsi: scordatevi “gli occhi grandi/color di foglia” e preparatevi ad un po’ di sciatteria e a qualche tentativo, sparuto ma cazzuto, di riqualificazione urbana (siano benedetti i negozietti che vendono le spezie di tutto il mondo!). rimane però intatto, cristallino e eterno, quel verso che tutti conosciamo e che non ci smetteremo mai di cantare anche allo stadio:” Dai diamanti non nasce niente/ dal letame nascono i fior”.

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Ma, passando da Bologna a Genova, abbiamo preso la via Emilia e non c’è via Emilia senza “Robespierre” degli Offlaga Disco Pax, probabilmente la canzone più consona per questo nostro viaggio. Un vero e proprio “stradario dei luoghi del cuore” per una toponomastica che risponde, sempre presente, ai nomi di: “Via Carlo Marx/ Via Ho Chi Minh/ Via Che Guevara/ Via Dolores Ibarruri/ Via Stalingrado/ Via Maresciallo Tito/ Piazza Lenin a Cavriago/ E la grande banca/ Non più locale, con sede in via Rivoluzione d'Ottobre”.

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Ok, ok ci stiamo dimenticando Roma e Napoli, avete perfettamente ragione. Adesso però rimediamo. Potremmo citare “Via Margutta” di Luca Barbarossa ma ci pare più in linea con il mood generale del pezzo e con la nostra personale indole (anche perché qui fuori fa un freddo boia) “Corso Trieste” de I Cani. Corso Trieste è una delle principali arterie di Roma Nord e a rappresentato, anche a livello biografico non solo artistico, una bella svolta per Niccolò Contessa. Con un trasloco di mezzo e gli orizzonti della “band” che si allargavano “Corso Trieste” rappresenta la nostalgia per un passato che forse non torna più anche se, in fondo, non si è poi così diversi da quando “Ho 15 anni e con le mani in tasca sto tornando a casa anch'io/ E in faccia ho freddo mentre sotto alla mia giacca sudo/ E ho un groppo in gola ma non so perché”.

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Di Napoli ci sarebbe da parlare una vita intera, altro che un pezzo solo. E allora decidiamo noi, anche perché siamo stanchi, abbiamo finito le cartine e il telefono è mezzo scarico. E allora, in pieno delirio “Anni Novanta”, ci mettiamo a cantare i 99 Posse poco fuori un bar. Ma sì dai, com’era quella canzone che faceva: “Il sole splende forte a Piazza Plebiscito/ mi sento rilassato il corteo è finito/ Il sole splende forte a Piazza Plebiscito/ le sirene il cellulare sono mezzo tramortito”?. Ah sì, giusto, “Rappresaglia”: non so voi ma a noi pare essere passato un secolo da quei tempi. Eppure il pezzo spinge ancora oggi no?

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Ma alla fine, come in una perfetta Ringkomposition eccoci tornati a Milano. E allora passiamo rapidamente a salutare il bingo di via Washington, quello di “Un fiore per coltello” de L’Officina della Camomilla fino poi a perderci nell’hinterland più profondo, quella provincia/non provincia/a due passi/dalla città da cui tutti proveniamo. 

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E allora “Oh Mama” di Rkomi con quella coda che fa “Ok, Calvairate, Viale Molise/ Piazza Insubria, Via Ugo Tommei/ Fino a piazza Ovidio/ Piazzale Cuoco, Corvetto” è perfetto per concludere questo pezzo. Milano Sud, ancora una volta, ci avvolge, anzi ci ingloba e un’altra notte è diventato l’ennesimo mattino grigio.

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Anzi non siamo ancora andati a dormire. Ci siamo messi a fare colazione in un piccolo bar in via. Le brioche sono buone e il cappuccio ha la schiuma giusta. Anche la colonna sonora, sempre per rimanere in tema toponomastica, è proprio quella corretta: "Via Broletto" è tutta qui davanti a noi e a cantarla ci pensa Sergio Endrigo

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L'articolo Toponomastica: ovvero dieci canzoni (più una) da Via Gola a Corso Trieste di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2019-01-31 11:47:00

COMMENTI (3)

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  • tonimeola 5 anni fa Rispondi

    c'è quella di Nerone, molto più incisiva su Milano:
    youtube.com/watch?v=tFJq98h…

    Milano è IPSIA, ITIS, IPSAR, ITOS
    Buste in piazza Grandi, in due booster fino a Prealpi, a Corvetto passo da Sami, due pff, passo dagli altri
    (e via così)

  • EleuteriovonNestor 5 anni fa Rispondi

    @paolo.ciaravino.3 vero ma gli Offlaga non hanno scritto una canzone con quel titolo e hodós non suona un granché bene in fondo

  • paolo.ciaravino.3 5 anni fa Rispondi

    In realtà sarebbe "odonomatica".