Lara Martelli - e-mail, 28-10-2002

A colloquio con la bella cantautrice romana Lara Martelli. Purtroppo esclusivamente via mail (e non magari sdraiati in un leggiadro prato a catturare il sole), Lara ci parla del suo nuovo disco “Orchidea porpora”. Ecco a voi le sue risposte alle mie domande (ricordandosi il celeberrimo principio primo del giornalismo: le interviste si fanno in due).



Rockit: Buongiorno Lara! Brilla oggi il sole sopra la tua orchidea porpora?

Lara: Il sole della creatività che si espande, della positività del progetto, questo sì.

Rockit: “Orchidea Porpora” è l’adesso. Ma Lara Martelli ha anche un passato, vero? (prova a dirmi di no, se hai il coraggio!). Potresti farci un piccolo riassunto della tua precedente vita artistica? C’è qualcosa che non rifaresti?

Lara: Non rifarei il primo disco! Non perché per forza debba rinnegare il passato, ma è inevitabilmente la cosa più lontana da me che possa esistere. Avevo solo 17 anni, una larva in pieno sviluppo. Avrei dovuto avere maggiore pazienza, forse. Apprezzo quegli artisti che dichiarano di essersi sentiti pronti verso i 30 anni. Trovo che sia la verità.

Prima dei 20 sicuramente rischi solo di essere un dessert per la macchina dei soldi della discografia (dei soldi, non dell’arte!).

Rockit: Il tuo nuovo disco è stato registrato ad Atlanta nei Southern Tracks Studios, è nato musicalmente assieme a Massimo Giangrande (mente dei Punch&Judy, NdR) ed è stato sviluppato assieme ad una crew di musicisti a cui sei ormai affiatata. Si può parlare di una genesi felice? Come hai trascorso il periodo di lavorazione?

Lara: Genesi felice? Pace dei sensi! Non a caso lavoro con loro da anni ormai. Ma siamo amici anche nella vita di tutti i giorni, e questo aiuta. In America - e prima - siamo stati sempre e totalmente concentrati. Senza disdegnare il naturale svago un po’ ‘scomposto’ che arriva sempre alla fine di ogni giornata di registrazione (n.b.: sto ridendo).

Rockit: Southern Track Studios. Ma come diavolo hai fatto ad andare a registrare fino ad Atlanta? L’avrai mica fatto per dire di aver registrato nello stesso identico posto di Pearl Jam e Bob Dylan? Scherzi a parte, sei stata contenta di aver registrato là?

Lara: Sono stata felice ed entusiasta. È indubbio che suoni bene dire: “Ho registrato l’album nello studio di Brendan O’ Brien!”... civetteria, narcisismo, insomma puro rock ‘n’ roll.

Rockit: Ho letto nei credits che il missaggio è stato affidato a Fabrizio Simoncioni. Quali sono, secondo te, le peculiarità che lo hanno reso così bravo e così ‘importante’?

Lara: Ciò che rende Fabrizio assolutamente migliore è il suo orecchio… internazionale. Ha un gusto molto oltreoceano, una grande capacità di ascoltare, ma una grande sicurezza nelle proprie capacità. È il più narcisista fra noi, davvero.

Rockit: Ma una canzone, secondo te, è un momento catturato all’eternità, un processo di seduzione della dea musica, entrambi o niente di tutto ciò?

Lara: Una canzone deve essere tutto ciò, dovremmo tenerlo a mente ogni volta che componiamo. La musica può essere una meravigliosa acquisizione di coscienza ogni volta, l’uomo è il più grande ‘strumento’ che esista.

Rockit: A livello compositivo, come nascono i pezzi?

Lara: A volte con la chitarra o con il piano, tento di improvvisare, o cerco fino a quando una sequenza di note mi piace davvero. Altre volte improvviso con Massimo, davanti ad una bottiglia di vino. Lui è... straordinario, commovente.

Rockit: I testi, invece, da cosa sono ispirati? E, secondo te, la parola è più importante in quanto suono, in quanto detentrice di contenuti o in quanto entrambi? E Lara Martelli come preferisce utilizzarla?

Lara: Il mio primo vero amore è stato scrivere poesie ‘a getto impulsivo’, equivale ad improvvisare... come Ginsberg che scrive jazzando. A volte amo utilizzare la parola proprio per la bellezza del suo ‘suono’... la potenza fonetica di una parola è al suo culmine quando riesce a toccarsi con le note... ‘Lara Martelli’ preferisce utilizzarla per dire qualcosa, possibilmente.

Rockit: Ti piace suonare dal vivo? Che rapporto hai con il pubblico? (Ti prego non rifilarmi la solita storia dell’adrenalina che effluisce dal pubblico e droga l’artista, ti prego!)
Lara: Io adoro suonare dal vivo, anche tutti i giorni. Traggo ispirazione e profonda eccitazione dagli occhi del pubblico. Utilizzo sempre il mio palco come quello di un teatro. Parlano la musica, il testo, il corpo, le mani, la voce, il sesso. Palco è sesso, poesia, e perché no, forte narcisismo...

Rockit: Quali sono i tuoi principali ascolti di questo ultimo periodo? Come trovi le nuove produzioni del 2002 inoltrato?

Lara: Il nuovo dei Coldplay, System Of A Down, Nina Simone e naturalmente sempre Buckley. Van Morrison, Tom Waits, Gemma Hayes, Chopin, Debussy, Nick Drake. Le produzioni del 2002? Alcune meravigliose, altre meravigliosamente banali. Ma non mi fare far nomi, poi dicono che sono stronza... (hi hi hi :) )

Rockit: Ti sei dichiarata un’artista orgogliosamente indipendente. Devi sapere che nelle pagine del nostro forum molto spesso vengono aperte diatribe riguardo il significato reale (meta-semantico ma più sensibile, azzardiamo…) che le parole ‘alternativo’ e ‘commerciale’ hanno.

Qual è la tua opinione in merito? Esiste, secondo te, uno spartiacque netto fra le due cose o ci si può affidare solo al proprio buonsenso musicale congiuntamente al gusto?

Lara: Che sono cazzate! Odio le prese di posizione da parte dell’underground, a volte si definisce alternativo solo qualcosa che rimane in cantina. Nessuno è più veramente alternativo quando firma, sia con indipendente che con major. Sai che è un contratto di lavoro e basta. Ormai comandano le radio, MTV, poco le etichette. Un artista deve solo sperare di proporre roba sua, e di non essere frainteso.

È chiaro che poi esiste una netta differenza (e meno male!) tra Ani DiFranco, artista indipendente e straordinaria, e altra ‘roba’ che circola impunemente (hi hi hi)... speriamo che accresca il buonsenso musicale nella massa e nei media, anche se si tratta spesso strettamente di ‘cultura’ che di altro.

Rockit: A Lara Martelli sarebbe piaciuto partecipare al “Tora! Tora! Festival”? O, più in generale, c’è un festival (se a Lara piacciono i festival) a cui Lara Martelli avrebbe voluto assolutamente partecipare?

Lara: Ne sarei stata onorata. Dovrebbero esistere altri festival come questo. Vorrei partecipare all’Independent Days Festival. Lo adoro. Ci vado tutti gli anni. Per ora a guardare...

Rockit: E per concludere... Lara, ‘cosa volevi di più’?

Lara: Vivere ed amare, questo voglio. Di più? Sì. Amare, fino a morirne.

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L'articolo Lara Martelli - e-mail, 28-10-2002 di Carlo Pastore è apparso su Rockit.it il 2003-01-09 00:00:00

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