Ronin - email, 11-11-2009

(Le ilustrazioni sono di Stefano Pietramala)

I primi usciranno un nuovo - e molto atteso - album a fine gennaio, i secondi ne hanno pubblicato uno da poco, bellissimo, evocativo, perfetto per quel mondo cinematografico ben alloggiato tra i nostri sogni: "L'ultimo Re". Due eminenze grigie della musica da film - realmente girati o solo immaginati - si fanno una chiacchierata: Enrico Gabrielli dei Calibro 35 intervista Bruno Dorella dei Ronin.



Sono nuovo a molte esperienze. Improvvisarsi intervistatore è una di quelle. Ma credo che l'improvvisazione nel ruolo del giornalista sia ancora in uso tra molti giornalisti. Ci sono poi tra questi quelli che si arrabattano con vere forme d'arte sul concetto di domanda, tipo: "Ho saputo che ti piace l'arte. Ma in particolare? Cioè, io tra pittori preferisco Van Gogh perchè lo trovo il più punk di tutti, non so tu, che ne pensi?". O quelli che vanno al sodo "Ci vivi? Dico, ci campi?". E come è un caso che tu sia lì a fare la buffa parte di te stesso cincischiandoti la barba, è altrettanto un caso che lui sia di là a chiederti di malavoglia i cavoli tuoi. Caso vuole che io sia stato incaricato in qualità di Calibro35 a fare un'intervista. Premesso che la premessa è solo una premessa, utile unicamente a sgranchire la mia dialettica e a prendere tempo, Bruno Dorella è la persona a cui porrò con molto piacere delle domande per il gentile bacino di utenza di Rockit. Dorella è un musicista di raro eclettismo e di instancabile vena creativa. E i Ronin sono un gruppo "fagioli, risse, tristezza solitaria" che di netto contrasta col mio (i Calibro 35) che va avanti a caviale, J&B e morti premature. Entrambi hanno un passato funesto e illustre. Ma parliamo del futuro: "L'Ultimo Re" è l'ultima loro fatica.

E a tal proposito chiedo: e' stata una fatica? Perchè in realtà sembrerebbe un disco fatto in grande tranquillità. Come lo avete registrato?
Ciao Enrico, ti saluto innanzitutto. E sgamo subito la tua nota passione per la registrazione e le sue dinamiche, visto che te la bruci alla prima domanda. Abbiamo effettivamente registrato in piena tranquillità, all'Apricot Studio dei Pooh. Ora molti dei lettori penseranno sia uno degli scherzi che butto sempre dentro alle interviste, soprattutto, chissà perchè, quelle a Rockit. L'intervista fattami da Massimo Pupillo degli Zu mi ha fruttato una discreta quantità di polemiche, non ho ben capito perchè. Ma questo è vero, capita infatti che il fonico che lavora in questo studio sia appassionato di musica a 360° e conosca benissimo il mio lavoro, il tuo, e quello di tanti altri musicisti interessanti in Italia, e sia diventato il mio fonico studio di fiducia. Il suo nome è Ivan Rossi e segnatevelo bene, perchè è eccezionale. Ci ho già fatto due dischi coi Ronin, due coi Bachi Da Pietra (uno è appena finito e dobbiamo ancora mixarlo), e sto per farci anche il prossimo OvO! L'Apricot non ha una grande sala di ripresa ma in compenso c'è TUTTO quello che puoi sognare a livello di microfoni, rack, hardware e software. E poi c'è la competenza di Ivan. Le registrazioni sono state tranquille, anche se un pezzo come "L'Ultimo Re", con una grande quantità di tracce da mixare e registrare, è stato difficile. Però ora basta se no i lettori non addentro alle questioni tecniche si spaccano lo palle.

Ronin è un nome di orgoglio giapponese. Ma qui siamo nel deserto del Nevada. Perchè?
Per vari motivi. Non è detto che il nome di un gruppo debba evocarne la musica. Quando si tratta di "musica di genere" è comprensibile. Ma a volte ci sono anche motivi personali dietro le scelte di un nome. Se ti chiami Cannibal Corpse posso immaginare che non suonerai reggae. Se ti chiami Calibro 35 posso immaginare a che mondo ti riferisci, ed è molto efficace. Ma non è necessario. La figura del Ronin è molto forte nel mio immaginario, la traslo facilmente nel mondo occidentale, nel mio mondo, e in qualche modo mi ci ritrovo. Inoltre, non c'è solo il Nevada nella nostra musica. Chiamarsi, chessò, "Coyote" o "Death Valley" ci avrebbe incanalato anche più di quanto già non sia successo. Certo Death Valley non è male... Hai mica tempo di fare un gruppo con me? Ho già il nome...

Il peso specifico del western all'italiana in USA è stato più forte di quello del poliziottesco nostrano. Il Gran Sasso o i Monti Sibillini si sono spesso trasformati nel Texas, ma Milano è difficile da fare diventare New York. Tu te lo spieghi?
Credo che i poliziotteschi siano più fortemente impregnati di italianità, e quindi magari più difficili da rendere credibili. Lo sono per il pubblico italiano, ma per il pubblico americano credo risultino molto esotici. Lo spaghetti western era in questo senso più facile da rendere, perchè le vicende erano più comprensibili dal pubblico ed anche gli attori erano spesso gli stessi degli omologhi film americani. Non so se possa essere una spiegazione. 

Che rapporto avete col mondo che le colonne sonore del cinema western evoca? Parlo sia di quello italiano ma anche di quello degli storici film americani, da "Stagecoach" a "The Wild Bunch".
Personalmente sono molto più influenzato dalle colonne sonore degli spaghetti western, anche se ovviamente non disdegno il western americano. Spulciando tra le mie colonne sonore di western americani mi stupisco che musiche che evocano così fortemente il deserto siano spesso composte da europei, o comunque da gente che col deserto ha poco a che fare, come Max Steiner, austriaco... Quando parliamo di America divento molto più sensibile ad Henry Mancini, ad Angelo Badalamenti, a Raymond Scott. Oppure alla musica "di genere": surf, spy, hawaiana, horror... Grazie ad Hollywood il nostro immaginario è nutrito di musiche di genere di cui spesso non siamo nemmeno consapevoli, ma appena le sentiamo le ricolleghiamo immediatamente ad una certa atmosfera. Magia del cinema e della musica.

Tu hai mai scritto una reale colonna sonora per un reale film? Se no, ti manca come esperienza o ti basta continuare sulla strada battuta dai Ronin di una ipotetica colonna sonora per un film interiore?
Enrico, grazie per non essere un giornalista vero. Non scherzo. Se no avresti letto la cartella stampa e mi avresti fatto la solita domanda "Com'è stato comporre la musica per 'Vogliamo Anche le Rose'? Com'è avvenuto l'incontro con Alina Marazzi?" Ho scritto la colonna sonora di "Vogliamo Anche le Rose" di Alina Marazzi, come avrai intuìto. Ed ha radicalmente cambiato il mio approccio alla musica, soprattutto, naturalmente, quella dei Ronin. E' stata una cosa intensa, per me era un grande sogno e sono contento che si sia avverato ma ora non riesco più a farne a meno. Ho BISOGNO di scriverne altre, è stato come il primo tour, la prima pera, il primo amore, il primo pop corn... Sono diventato tossico, e voglio la roba. Non vedo l'ora di scriverne un'altra.

Con quali diciture o classificazioni troveresti fastidioso venissero etichettati i Ronin?
Non me ne frega molto, cerco sempre di schernirmi quando dicono che siamo i Calexico italiani perchè non è vero, abbiamo sempre avuto molte altre influenze e c'è un sacco di altra musica nei Ronin, ma evidentemente gli episodi western restano più impressi. O forse, essendo la cosa più americana nella nostra musica, fanno breccia nei cuori e nei cervelli americanofili dei giornalisti. Ma in realtà non mi interessa molto etichettare ed essere etichettato, questa è una cosa che fanno gli altri.  

C'è un naturale fiorire di musica strumentale in Italia, che niente ha a che vedere con il soundtrackism o affini. Ho di recente visto Tubax, Squartet, Testa de Porcu, Zeus!, Eterea Post Bong Band, tutti gruppi diversi e più o meno giovani. Me ne sapresti suggerire altri?
Larsen, Gatto Ciliegia, Fuzz Orchestra, Neo e, visto che nomini Zeus e Squartet, citiamo anche gli Zu che col cinema hanno poco a che vedere ma che meritano di essere citati sempre e comunque per meriti acquisiti sul campo. Ma visto che parliamo di colonne sonore vorrei citare Teho Teardo, che, dopo aver passato gli anni 90 a fare noiserock coi Meathead, ha cominciato una carriera solista fantastica, facendo colonne sonore per cinema e teatro oltre che installazioni e collaborazioni di alto livello. Roba veramente bella e diversa dai pianobaristi (definizione che gli ho rubato) che infestano il mondo della musica per cinema. Ora ha vinto il David di Donatello per la colonna sonora de "Il Divo" di Paolo Sorrentino. Tutto questo senza strillare, senza apparire, senza doversi trovare un'immagine cool. Grande Teho!

Sono più spesso le lande desolate nelle provincie che partoriscono interessanti realtà di rottura. Rispetto alle grandi città, intendo. Io vivo a Milano per cui lo dico contro il mio interesse. Sei daccordo? O forse non è proprio così?
Sono abbastanza d'accordo, anche se poi a un certo punto la città diventa tappa obbligata per queste persone che devono spostarsi dalla provincia per farsi conoscere. Io ho sempre trovato in provincia i collaboratori migliori. Quando vivevo a Milano e collaboravo con qualcuno dotato di genio scoprivo quasi sempre che veniva da fuori. Idem ora che vivo a Berlino. La città fa da fulcro, ma è pericolosa perchè dispersiva. Quasi tutti i "cittadini" sono inaffidabili, si perdono dietro alle mille luci della città, tendono a vivere quello che la città offre piuttosto che essere loro stessi a creare. Chi viene da fuori invece ha avuto tempo di trovare il proprio stile (spesso la lontananza dalla città aiuta a sviluppare uno stile originale. Grazie ai tentativi maldestri di imitare qualcosa, si trova spesso qualcos'altro di molto più interessante). Il cittadino si sente sempre impegnato, indaffarato, imbaratrato come dicono a Roma, mentre il provinciale vede la città come un sogno e quando ci arriva vuole spaccare il culo. Anch'io lo dico contro il mio interesse, visto che sono nato a Milano...

In USA, con le debite e dovute proporzioni, ti pare storia simile?
Molto simile. Le grandi metropoli fanno da poli di attrazione, ma quasi sempre quando parli con un gruppo che ufficialmente viene da New York o San Francisco scopri che in realtà i membri sono originari di stati come Texas, Ohio, Montana...

Le dieci domande di questi tempi sono una pessima idea. Per cui spezzo in due e faccio undici. I futuri orizzonti dei Ronin?
Spero molti concerti per portare in giro "L'Ultimo Re", e molte colonne sonore.

E i futuri piani tuoi?
Tour e dischi a profusione, finchè ho idee ed energie non voglio fermarmi, per cui sentirete parlare di OvO, Ronin e Bachi da Pietra ancora per un po'. A questo proposito vorrei anche ringraziarti per non avermi chiesto come coniugo gli impegni con i miei diversi gruppi e come si influenzano l'un l'altro eccetera... è una domanda a cui sono davvero stanco di rispondere. E comunque, rileggendo la tua introduzione... come cazzo fai a bere J&B? Fa schifo! Una sera ci facciamo un giro a Milano e ti porto a bere qualcosa di serio, ok? Ciao Enrico, e spero di incontrarti presto!

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L'articolo Ronin - email, 11-11-2009 di Calibro 35 è apparso su Rockit.it il 2009-11-23 00:00:00

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