Fever Club - Altamura



Sabato 2 aprile ad Altamura, nella cruda e buia provincia di Bari, chiusi in una location scadente e giù di corda per gli avvenimenti di cui tutti siamo a conoscenza, armonizzando quella spiacevole vicenda con enigmatici personaggi e letture di poesie incomprese e magari qualche disco che la consolle stentava a far andare, si decide comunque di azionare amplificatori, chitarre e microfoni. Inizia così! Non riuscivo a mandare giù neanche una birra, non per inediti moralismi cristiani, ma per un molesto mal di gola che rigetta anche la più semplice bibita non graduata.

Mi perdo la prima esibizione, nessuna perdita dolorosa se ingenuità e incompetenza si uniscono a presunzione inutile per una sottoforma di concerto sterile! Il classico gruppo alle prime armi. Ne ignoro anche il nome, ancora troppo inesperti, ci rivediamo tra qualche anno, sempre che non abbiano smesso di suonare. (Spero bene!)
Subito dopo è il momento dei Cadabra, una line-up composta da tre persone, da cui traspira tutta l’ esperienza di un gruppo che dal vivo funziona, e di questo ne ero certo, ma che in quell’occasione pecca di carisma e cade nell’angosciante ragnatela flemmatica e fredda che chiuderà la loro esibizione tra gli applausi meritati ma con un live incolore. (Avranno modo di rifarsi!)
Necessitavo di una birra, l’aria era quella della cerimonia della mia prima comunione, soprattutto perché nell’atmosfera sobria e lucida in cui ero fortemente costretto non avrei apprezzato neanche il migliore Eddie Vedder. Mi trattengo!

E’ il momento degli Agave, una formazione di sei persone tra cui una ragazza che dovrebbe distinguere il palco dal dance floor discotecaro. I pezzi scorrono molto velocemente visto il piacevole legame tra canzoni inedite e melodie funk apprezzabili e molto convincenti. I suoni elettronici e l’esperienza di FatMike alle tastiere si incastrano con il beat battuto sapientemente dal batterista “intenditore” per poi seguire basso e chitarra amalgamandosi in quella che vorrei diventasse la nuova musica Pop, orecchiabile ma non “venduta”. (Sentirete parlare di loro!)
Avevo perso l’attimo, alla fine di tutto è un sorso di birra che mi disgusta, quasi vomito: ma che cazzo di mal di gola ho?

L’ ultimo gruppo si presenta come un team di bravi scolari in gita, composti e ordinati fuori dal palco, ma inaspettatamente straordinari dal vivo . Sarà l’effetto magico del loro nome - No quarter - ad accendere un finale di serata tra cover dei Led Zeppelin e canzoni risuonate dei Deep purple con tutta l’efficacia di quel rock 70 – 80 di cui si rimpiange l’assenza. (Tornerei nuovamente ad ascoltarli!)
Si spegne tutto. Quello che si faceva chiamare “fonico” comincia a tirare a sé i cavi degli strumenti. Il locale torna ad essere vuoto. Niente birra. Torno a casa!



Volete sapere cosa succede a gustarsi una serata emergente senza neanche una birra? Ecco qua. Un colpo di tosse e buona lettura.

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L'articolo Fever Club - Altamura di Michele Wad Caporosso è apparso su Rockit.it il 2005-04-02 00:00:00

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