Francesca Michielin: "Sono sempre un po' in minoranza, e sogno ancora di evadere"

Il pop che diventa "indie" e viceversa, il trionfo della musica al femminile, X Factor e la fuga dalla città e dalla fama, il nuovo disco. Dopo "Cheyenne", la cantante veneta si racconta

Francesca Michielin è tornata con il suo ultimo singolo, "Cheyenne"
Francesca Michielin è tornata con il suo ultimo singolo, "Cheyenne"

Francesca Michielin è in macchina, la linea va e viene. Va, più che altro. Ci mettiamo un po' a parlare con lei, non c'è nemmeno una musichetta di quelle da telefono a tenerci compagnia. A due anni da 2640, il disco in cui annunciava la sua imminente fuga in Bolivia, la cantante veneta è pronta a tornare con un nuovo album, in uscita in primavera. 

Lo anticipa un singolo, che offre qualche indizio sulle sonorità che l'ex stella di X Factor andrà ad indagare nel prossimo lavoro, dopo la virata itpop facilitata dalle collaborazioni con Calcutta e Cosmo degli scorsi anni. Per Cheyenne, il singolo che introduce il disco, si è affidata alla coppia dei re Mida del momento: Mahmood, che ha scritto le parole assieme a Alessandro Raina e Davide Simonetta, e Charlie Charles alla produzione. Insomma, Francesca è voluta andare sul sicuro. Lo farà anche in auto?

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Ma stai guidando e parli al telefono?

No, io non guido mai. Ho preso la patente appena maggiorenne, ma poi mi sono trasferita a Milano e non ho mai usato la macchina o quasi. Ora giro soprattutto in bici. 

Dammi un aggettivo per Cheyenne, il tuo ultimo singolo?

Avvolgente. Sono molto felice dell'accoglienza che ha ricevuto, nessun altro mio singolo ne aveva avuta una tale. È un pezzo che arriva a tutti, credo: l'ho fatta ascoltare ai miei amici più punkettoni, a quelli in fissa con l'indie e a mia mamma ed è piaciuto a tutti. Vuol dire che colpisce nel profondo.

Cosa hai chiesto a Charlie Charles per questo brano?

Nella musica pochi riescono a fare un processo di sottrazione: nel pop non lo fa quasi nessuno, nella scena urban di più. Charlie, anche se è molto giovane, è un campione in questo: riesce a essere sempre minimale e fresco. Io volevo un pezzo che al contempo facesse risaltare il testo e risultasse immediato all'ascolto. Charlie è proprio questa cosa qui, e rappresenta molto bene l'evoluzione della musica di oggi.

Questa la banalizzo, ti avverto. Charlie Charles arriva da una (ex) sottocultura come la trap e ora è approdato definitivamente al pop; tu arrivi dal pop più mainstream che ci sia – da un talent – e collabori con i nomi più importanti di quella che qualcuno chiama scena indie. Morale di questa doppia parabola: staccate tutte le vostre etichette, che ormai non funzionano più? 

Anzitutto penso che questo sia un bel momento per la musica italiana, un momento vivo. Quando ho cominciato io, era l'inizio del 2012, era tutto molto difficile, e meno tollerante. Ricordo la difficoltà di fare musica in quel periodo, era come se ci fosse uno stampo da seguire. Ora c'è molta più libertà, sarà che ci sono diverse piattaforme per l'ascolto, o tanta voglia di andare ai concerti: c'è un gran fermento, e nascono sempre progetti nuovi e anticonvenzionali. Sperimentare è più facile adesso. 

Perché hai deciso di fare prendere altre rotte alla tua musica rispetto agli esordi?

La mia cosiddetta "parabola indie" non è stata una strizzatina d'occhio a un mondo che si stava affermando, ma la volontà di iniziare a scrivere pezzi davvero miei. Sono figlia del mio tempo, è normale io sia influenzata da ciò che si trova in giro, senza considerare che sicuramente la collaborazione con Calcutta ha avuto il suo peso. Ma anche i pezzi che non ha scritto lui hanno certe caratteristiche, anzitutto la libertà creativa. "Queste cose vorrei dirtele sopra la techno" (da "Io non abito al mare", ndr) è una frase che nel 2011 semplicemente non avrei detto: mi avrebbero riso in faccia. 

Francesca Michielin e Charlie Charles, produttore del brano
Francesca Michielin e Charlie Charles, produttore del brano

Veniamo a Cheyenne. Lo scorso disco era tutto latino, ora ti sposti nelle grandi praterie americane. Prossima tappa l'Alaska?

(Ride) No, non proprio, in realtà il disco l'ho ambientato quasi tutto a Milano. Si basa sul dualismo tra la natura e la città, il famoso "urban" che schiaccia la natura. Io vengo da un ambiente bucolico, dove ho costruito il mio immaginario. Inevitabilmente il passaggio a una realtà più urbana mi ha destabilizzata, per fortuna sono riuscita a trasformare questo piccolo trauma in un racconto. Che sentirete in primavera...

Scopriamo quindi che detesti Milano...

(Ride) Ma proprio per nulla. Solo che sei vieni da una realtà (Bassano del Grappa, ndr) di 60mila abitanti, dove il ritmo è decisamente più lento e mangi le uova delle tue galline, arrivare in una città sempre in movimento un po' ti destabilizza. All'inizio la metropolitana era qualcosa di inimmaginabile per me... Anche se poi Milano mi ha dato e mi dà ogni giorno tanto.

Cheyenne parla del tuo sentirti "minoranza". In che senso?

Si riferisce al discorso che facevamo prima. Quando nasci nella provincia Veneto e ti ritrovi a Milano, cambia tutto. E un po' minoranza ti ritrovi a essere, con l'esigenza di ricostruire tutto. 

Qualche anno fa la metafora degli indiani e delle riserve fu usata dalla Lega per un famoso manifesto elettorale. Tu però forse sei un po' giovane...

In realtà il pezzo l'ha scritto Mahmood, quindi dovrebbe parlare soprattutto lui del significato. Io l'ho scelto per una questione attitudinale: questo brano segnala il mio senso di appartenenza a una realtà pura e naturale, che mi porta a dovermi adattare al contesto in cui mi trovo ora. Lo sfondo della canzone è sentimentale, non politico. 

Ma alla fine a Bogotà ci sei mai stata?

No, mai. Dopo il disco sono andata in Brasile, dove ho una parte di famiglia, e sono stata lì quasi un mese. La natura di quella terra, che si fa largo tra i palazzi, ha ispirato non poco il mio nuovo disco. 

Vuoi ancora scappare? 

L'evasione rimane un mio tema, tanto che ritorna in Cheyenne e nella sua copertina manga. Iniziando questo lavoro da giovanissima, con tutte le responsabilità che comporta, l'idea di sognare di scappare non credo mi abbandonerà mai del tutto. 

Francesca Michielin, dal video di "Cheyenne"
Francesca Michielin, dal video di "Cheyenne"

Stai guardando X Factor?

Quando riesco, ho visto un paio di puntate. A me piace sempre, quest'anno sto apprezzando i gruppi e Sofia. Sfera ha portato un'aria nuova, e Mara è un mito: si mangia il programma, pazzesco. 

Hai nominato principalmente donne. C'è della solidarietà femminile, il famoso "empowerment"?

Tematica scottante. Io penso e spero di essere stata sempre riconosciuta per il mio valore artistico, non per il mio genere. E spero che lo stesso valga per tutte le mie colleghe. Di certo questo per la musica femminile è un gran momento, io ultimamente ascolto quasi solo ragazze, senza farlo apposta. Penso a Rosalia, Billie Eilish, Angel Olsen. Il mio riferimento è da sempre Bat for Lashes (oltre ai Red Hot Chilli Peppers), ho sempre avuto modelli femminili. 

Noi siamo già entrati in modalità "classificoni". Un disco italiano del decennio per la nostra lista?

Ora di Jovanotti

Disco dell'anno?

Franco126, ha fatto un discone. 

Ce la fa il Vicenza quest'anno?

Sta andando molto bene, tutto sta nel non abbassare mai la concentrazione. Io, come avevo cantato, mi sento sempre in Serie B, che significa non sentirsi mai arrivati e aspirare sempre a salire. Speriamo che in B con me arrivi anche la mia squadra l'anno prossimo...  

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L'articolo Francesca Michielin: "Sono sempre un po' in minoranza, e sogno ancora di evadere" di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2019-12-02 11:00:00

Tag: singolo

COMMENTI (1)

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  • mario.miano.39 5 anni fa Rispondi

    Rockit potrebbe fare uno studio / indagine sul perché in questo momento le donne italiane in Italia non spaccano neanche se scende Dio. Non è vero che la nuova, pur gradevole canzone di Francesca stia andando così bene, non ha neanche un milione di streaming dopo oltre 15 giorni dall'uscita e credo sia la prima volta con il nome di Charlie che compare accreditato. Intanto non capisco perché Charlie ci tenesse ad essere nominato (produce tantissime cose ma non compare quasi mai come credit della canzone) ma ancor di più non capisco perché anche il precedente di Francesca non sia andato granché o magari vogliamo parlare del super flop dell'ultimi di Malika o di Nina Zilli? O di Gianna Nannini e colleghe di un certo tempo che vendono sempre meno. O di Emma, anzi dei suoi fans che si lamentano di un boicottaggio Spotify? Su un altro livello mi chiedo che senso abbia fare musica se sei una donna: Myss Keta in qualche modo riesce a ritagliarsi un suo spazio ma di Lucia Manca, Mesa, Cara, Margherita Vicario e chissà quante altre artiste molto brave che non hanno neanche un briciolo di ciò che meriterebbero. La stessa Madame di cui si parla molto secondo me ha raccolto molto limitatamente rispetto al talento enorme. E' appena uscita una canzone "soldi in nero" che ha fatto un milione di streaming. Non ci ho trovato nulla di speciale ma c'era Sfera con Shiva e apriti cielo. La prova del 9 è stata proprio questa, Francesca con Charlie che non sfonda affatto e Chiara Galazzo che è tornata con la sua canzone migliore che è scritta da Mahmood, quello di soldi, ma se la fai cantare a una donna hai 44000 streaming in 10 giorni e di soldi se ne vedono pochi. Questi autori farebbero altri numeri completamente se le cantassero loro. Credo che prima non fosse affatto così, fermo restando che gli uomini hanno sempre fatto i grandi numeri ma a questi livelli non me lo ricordo. Ed è un peccato, perché sono sicuro che migliaia e migliaia di persone avrebbero orgasmi puri ascoltando una voce come La Rappresentante di Lista cantare le stupende canzoni di go go diva. Se solo ci fosse una cultura che regalasse qualche possibilità in più a tutti.