Con un disco per vivere tra gli alberi: Francesco Camin racconta "Palindromi"

Un album nato in Trentino che aiuta la riforestazione di Africa e Sudamerica e salva le tartarughe del Mediterraneo, e pianta pure gli alberi a casa tua.

18/07/2018 - 14:35 Scritto da Elena Alei

Francesco Camin è un cantautore trentino laureato in Scienze Ambientali, nelle sue giornate consegna la posta e pianta gli alberi. "Palindromi" è il suo ultimo album, fatto di clorofilla e foglie verdi per riempire il mondo di alberi. E farlo davvero, perchè una parte del ricavato viene devoluta alla riforestazione di aree desertiche dell'Africa e del Sud America. Da questo disco è nata anche una collaborazione con Legambiente per il progetto TartaLove, per la salvaguardia delle tartarughe marine del Mediterraneo. In questa intervista Francesco Camin racconta "Palindromi", il suo album pieno di semi. 

 

Palindromi è molto più di un disco. Ho letto che ha avuto una gestazione di due anni, in cui hai esplorato la tua natura, se così si può dire. Per scrivere queste canzoni ti sei scelto un rifugio nascosto?
Hai detto bene, una gestazione lunga! I primi lavori, le prime idee, i primi approcci, sono nati proprio due anni fa, se non di più. Ho voluto fare le cose con calma, per curare ogni dettaglio sia nella scrittura che nella produzione. Ad essere sincero non ho scelto un rifugio nascosto, anzi, può capitare che le canzoni arrivino in un momento inaspettato, magari mentre sei su un treno, o mentre passeggi e pensi a tutt'altro... mi succede talvolta di notare qualcosa intorno a me, magari qualche dettaglio nascosto solitamente dalla confusione in cui ogni giorno siamo immersi, che innesca una concatenazione di pensieri e di intuizioni che poi portano alla nascita delle prime parole o ai primi sviluppi melodici di una canzone. L'unico “rifugio nascosto” che scelgo per scrivere è se vogliamo quella parte di me più silenziosa rispetto a ciò che mi circonda.

Gli alberi fanno respirare il corpo. Qual è una cosa che ti toglie il respiro?
Una delle cose che mi tolgono il respiro è quel momento in cui ti accorgi che sta per arrivare una tempesta, magari in una sera d'estate. Le nuvole cariche di acqua si avvicinano nascondendo le montagne, il vento comincia ad alzarsi e a piegare gli alberi, i
fulmini in lontananza illuminano il cielo e si avverte quell'elettricità nell'aria che ferma il tempo. Queste situazioni mi tolgono il fiato, rimango spesso fermo ad ammirare la potenza della natura e a respirare l'aria fresca che mi investe... è come sentirsi parte di una manifestazione di forza e perfezione, lo consiglio a tutti.

 


Con i ricavati di questo album vuoi piantare nuovi alberi in Sud America ed in Africa. Un'idea importante che lancia un messaggio forte. Che potere e unicità ha per te la musica e quale la natura? sono due aspetti di una stessa medaglia in
questo album?
Si, una parte del ricavato derivato dalla vendita del disco, dagli spettacoli dal vivo e dal merchandising, viene reinvestita nella riforestazione di aree desertiche dell'Africa e del Sud America. Finora abbiamo piantato una settantina di nuovi alberi. In parallelo porto avanti la mia campagna di divulgazione scientifica/spirituale. Quello che cerco di fare io non è diventare il paladino che salva il mondo, ma raccontare la connessione profonda che sento con gli alberi, con i “giganti verdi” che popolano il nostro Pianeta. Io credo fermamente che ognuno di noi sia collegato con tutto quello che ci circonda, perchè facciamo tutti parte della stessa matrice divina, siamo tutti figli di quella coscienza superiore che muove i fili della vita e del mondo.
A me piace provare a togliere un po' di polvere da questo legame che forse abbiamo dimenticato di avere, e lo faccio raccontando gli alberi da un punto di vista diverso da quello a cui siamo abituati, cercando parallelismi con le nostre vite umane e provando a carpire i numerosi insegnamenti che ci regalano ogni giorno. A questo proposito ho creato
un videoblog in cui parlo di queste cose! 


All'interno di Palindromi c'è anche un disco di carta intrisa di semi che, se messi sotto terra, germoglia. Un po' una metafora del tuo nuovo album, un disco per far germogliare nuove idee e lasciare il mondo in maniera migliore di quello che è?
Per collegarmi a quello che dicevo prima, ognuno di noi è chiamato a lasciare il mondo un po' migliore di come lo ha trovato, ognuno a suo modo e nei campi che più gli appartengono. Ho voluto inserire un disco che germoglia proprio per questo, come monito per ricordarci che non serve per forza ribaltare il mondo intero per renderlo migliore, per ribadire che basterebbe migliorare il proprio intorno, un passo alla volta. Per fare questo però bisogna prima accorgersi che migliorare il nostro intorno è impossibile se prima non miglioriamo il nostro interno, perchè il mondo fuori è solo uno specchio del mondo dentro di noi, nel vero senso della parola.

 

 

Ho letto che, visto il tuo secondo singolo estratto "Tartarughe" sta nascendo una collaborazione con Legambiente per il loro progetto TartaLove. Di cosa si tratta?
È ancora una cosa in divenire, ho contattato Legambiente per proporre una collaborazione sulla divulgazione green che sto facendo, dopo aver visto la pubblicità di TartaLove, un progetto con cui vengono salvate le tartarughe marine del Mediterraneo.
È ancora tutto agli inizi, quando avrò notizie più consolidate vi avvertirò, vi tengo aggiornati!


Dall'album mi sarei aspettata delle sonorità più bucoliche, invece è intriso di suoni distorti ed digitali, come mai?
Perchè volevo coglierti di sorpresa! Scherzo, abbiamo voluto giocare molto con le sonorità e sperimentare sia in termini di strutture che in termini di arrangiamenti. Volevo abbandonare l'idea della chitarra acustica suonata nel modo “classico” così come l'utilizzo di strumenti canonici nella musica pop cantautorale. Sono un grande ascoltare di Bon Iver, tutti i suoi dischi sono magici e lui è un vero pioniere della musica mondiale; ammetto che abbiamo preso spunto dalle sue composizioni in
alcuni casi!


In Palindromi descrivi molto bene quanto la civiltà nell'essere così invadente e distruttrice verso la natura, sia vittima di se stessa. Secondo te quando smetteranno "le zebre di inginocchiarsi agli incroci e le montagne di piangere in inverno"?
Credo non smetteranno mai, almeno non nel futuro più prossimo. Deve avvenire un cambio di vibrazione dell'intero pianeta, cosa che sembra stia accadendo ma si parla di processi lenti. Sai, credo che l'uomo debba davvero tornare piano piano a considerarsi una delle tante creature di Dio, una delle tante manifestazioni di quella matrice universale in cui siamo tutti
immersi, dalle piante agli animali, dalle rocce ai corsi d'acqua, dalle galassie più lontane al nostro vicino di casa. Questo penso sia l'unico modo per uscire dall'empasse, ma è un processo lungo, lunghissimo, che dura magari tutta la vita. E siamo sette miliardi di persone su questo Pianeta.

 

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L'articolo Con un disco per vivere tra gli alberi: Francesco Camin racconta "Palindromi" di Elena Alei è apparso su Rockit.it il 2018-07-18 14:35:00

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