G-23 - Techno in Italia. Un giorno tutto questo sarà suo

Non ha ancora 21 anni ed è già coccolato da tanti producers importanti. Con la voglia di conquistare tutto, G-23 ci parla delle sue aspirazioni

Non ha ancora 21 anni ed è già coccolato da tanti producers importanti. Con la voglia di conquistare tutto, G-23 ci parla delle sue aspirazioni
Non ha ancora 21 anni ed è già coccolato da tanti producers importanti. Con la voglia di conquistare tutto, G-23 ci parla delle sue aspirazioni

Classe '93, già coccolato da tanti producers che contano, da Benjamin Damage a Surgeon, che si prende anche il lusso di suonarlo a RinseFM. Il background è techno, tanta Detroit, ma senza troppi limiti, anzi i nuovi pezzi sono pieni di break e amore per la jungle. Ha mollato anche la scuola e con tutto questo, dice, vorrebbe viverci. E magari un giorno suonare pure al Berghain. L'intervista di Marcello Farno.

Diciamo che mentre tu discutevi con Surgeon della premiere del nuovo singolo su RinseFM, in Italia ancora nessuno parlava di te...
(Ride, ndA) Ma io nella scena italiana ci credo, è che la gente non si lascia manipolare, quando ascolta la roba da fuori crede sempre sia una figata, una cosa fresh, poi glielo proponi tu e non lo digerisce. Poi forse è anche colpa mia, con G-23 sin dall'inizio ho fatto tanto networking all'estero sai, ho parlato di più con gente di Londra, Berlino, che quanto abbia mai fatto con quelli di Milano, Roma, Torino...

In pratica hai iniziato dal niente a inviare ogni traccia, ogni remix, ai tuoi producers preferiti e dopo un po' quelli ti rispondevano dicendo che spaccavi.
È stato così più o meno, e tuttora non me ne capacito, ieri uno mi suona un pezzo, l'altro giorno uno scrive che lo supporta. Non mi sarei mai immaginato da un giorno all'altro di finire a parlare di produzioni con Surgeon, Benjamin Damage, Shadow Dancer. Porto a casa per ora queste piccole vittorie, do meno peso al prima ora che ci sono dentro, e faccio in modo che questo accada continuamente.

Sei molto determinato.
Sono cresciuto con la musica attorno, mio padre a casa ha una valanga di dischi, e con gli anni ho capito che questa sarebbe stata la mia strada. Forse è anche per questo che a un certo punto ho mollato la scuola, ero già determinato a riempire la mia vita di musica dalla mattina alla sera ed è quello che per fortuna, grazie anche ai miei genitori, sto facendo. Lavoro, ma appena mi libero sono subito attaccato ai giradischi. Voglio che la musica mi assista e stia con me più di ogni altra cosa.

Quanti anni hai?
Il 23 Maggio ne faccio 21.

Nel 1993 Lory D pubblicava "Antisystem", uno degli apici della sua carriera.
Ma sai che non lo conosco? Tra l'altro ho compilato da poco l'application per la Red Bull Music Academy e quando mi si chiedeva di parlare della musica del territorio ho risposto che di cose italiane ne ho sempre seguite poche. Ora che mi c'hai fatto pensare devo approfondire meglio.

Diciamo allora che sicuramente non hai l'età per essere andato a un rave nella golden age.
Avrei voluto essere lì a suonare, dentro quel movimento. Conta che la mia prima release si intitola "Rave Nation", con la Summer of Love nel cuore per farti capire, quando l'acid, l'hardcore breakbeat incombevano su Londra, Manchester. È uno dei più grossi rimpianti che ho nei confronti della mia età.

In effetti alla voce influenze c'hai scritto the 90s scene...
Perché se ti devo dire qualcosa che mi ha influenzato ti dico i fondatori, quel suono lì, asciutto, minimale, meno inflazionato di adesso. I nomi sono i classici, per la techno i lavori di Underground Resistance, Jeff Mills, Robert Hood, poi sono un gran fanatico di Trax Records, Dance Mania, tutta la scena raw house di Chicago, e per le cose più sperimentali quasi tutto quello di Regis, Surgeon, i dischi di R&S. Poi ora sono in botta con "Tribulations" degli LCD Soundsystem, uno dei dischi della vita probabilmente. Anche se il mio artista preferito rimane Aphex Twin, quella sua capacità di riuscire a variare registri credo sia inarrivabile.

Eppure leggevo che hai iniziato ascoltando i Rolling Stones.
Quelli me li ha messi in mano mio padre quando facevo la quarta elementare. Poi sono passato all'hip hop, la classica trafila, da Eminem e 50 Cent a Top Of The Pops a un cd pieno di chicche che mi era arrivato dall'America, e lì mi sono rimasto sconvolto. Ho ascoltato solo quello per quattro anni, leggevo The Source tutti i mesi. Il primo disco elettronico probabilmente è stato un "Hit Mania Dance" che mi avevano regalato alla comunione. Alle superiori ho iniziato ad andare in discoteca, e lasciando perdere il fatto che fosse comunque roba commerciale, però mi affascinava quel mondo lì. E col tempo sono arrivati Tiga, Erol Alkan, le robe Ed Banger...


E così sei diventato G-23.
Perché poi dalla french touch passi ad ascoltare la techno, i featuring e i remix di un producer te ne fanno scoprire un altro. È stato tutto un fatto di progressione, un prendo di qua, prendo di là, che poi da forma al suono che sto facendo.

L'impressione che si ha ascoltando i pezzi è che in effetti tu abbia ancora un ampio spettro di registri di produzione da esplorare. Lo riconosci?
Se mi prendi ora ti dico sì, perchè c'ho voglia di sperimentare, non mi basta più fare una cassa techno, adesso sto cercando questi cortocircuiti con la jungle, i breaks, faccio cose molto diverse. Mi sto chiedendo molto quale sarà la mia strada futura, quale sarà il mio suono.

Qual è lo snodo centrale lungo il quale costruisci una traccia?
Me lo chiedessi anche io da solo non saprei cosa rispondere. È puramente casuale, è quello che mi frulla in testa quando apro tutti i santi giorni il sequencer, per fare una linea di cassa, un groove a caso, una scorreggia, penso sia colpa di come mi sveglio. Quando sento che la linea è buona allora ci lavoro, la stendo, ma senza fare tutto troppo in maniera ragionata. Mi lascio trascinare dalla situazione, una cosa tra il concreto e l'astratto.

È qualcosa che ti risuona in testa all'infinito?
Per come lo concepisco io è un viaggio, quando lo ascolti deve iniziare da un punto e finire in un'altro. Poi quando ascolto pezzi di gente come Sleeparchive allora lì penso che ci siano pezzi che possono essere indeterminati, loop che non cambiano per cinque minuti che però riascolto, riascolto e riascolto e potrei non smettere mai. Ti possono suonare dentro all'infinito, come in una serata quando il dj gira il disco giusto, chiudi gli occhi, ascolti e non smetti di viaggiare.

Cosa significa oggi per un ragazzo di 20 anni approcciarsi a produrre un tipo di suono estremamente visionario come può essere la techno, in un periodo storico dove il futuro è veramente qualcosa di difficile da immaginare?
Io ti dico che il futuro è il passato. Viviamo in un mondo in cui la tecnologia avanza a ritmi iper-sostenuti, e il futuro fattivamente è già domani, è già il secondo dopo di questo in cui stiamo parlando. Però domani io ascolterò qualcosa che è nata perchè c'è stato del passato, quello che esiste ha una radice che lo riporta al passato. E la visionarietà, lo slancio verso il futuro, come dici tu, che adesso manca. Credo che l'unico mondo ulteriore al quale possiamo far riferimento sia una cosa stile Star Trek, Star Wars, e capisci come siamo messi.

Qual è la storia di Black Nite?
È nata a maggio dell'anno scorso, poco dopo il mio progetto, conoscevo i ragazzi di Gold Nite, gli piacevano le cose che facevo e allo stesso tempo sapevano che era roba diversa, quindi abbiamo deciso di aprire questa sub-label più black, più dark, dove in pratica gestisco le release, curo la parte grafica. Siamo molto orgogliosi del lavoro finora fatto, abbiamo tirato fuori cinque release più una compilation, tanti remixer importanti, però per ora non abbiamo pianificato niente per il futuro. Io sto anche pensando ad altre cose, magari un'altra etichetta con orizzonti ancora più sperimentali, vedremo.

E G-23 nel frattempo?
Ora ci sono tre tracce pronte, una uscirà su No Logo, una nuova etichetta di Londra, che organizzava già serate molto fighe e ora ha iniziato anche a tirare fuori produzioni. Poi c'è "Error Design", l'EP che è pronto su Modal Analysis, etichetta greca che ammiro molto, che uscirà con due re-edit di NHK'Koyxeи, e poi un altro pezzo che è un sampler che finirà in una compilation di Mindcut. Tutto su vinile, mi gasa questa cosa.

Fammi una lista di ambizioni allora.
Ti dico, in cima rimane il sogno di suonare nel tempio, al Berghain, che è uno dei posti che mi affascina di più, per tutti quelli che c'hanno suonato, per la storia che si porta dietro. E poi io ci sto provando seriamente, poter vivere di tutto questo mi basterebbe per l'eternità.

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L'articolo G-23 - Techno in Italia. Un giorno tutto questo sarà suo di Marcello Farno è apparso su Rockit.it il 2014-02-12 00:00:00

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