Qualche bel documentario sulla musica italiana da vedere nel weekend

11/02/2016 - 18:00 Caricato da Redazione
Restare in casa is the new uscire, si sa, quindi se questo weekend preferite le panciolle sul divano ma proprio non ce la fate a guardare il festival di Sanremo, ecco alcuni consigli su dei bei documentari da guardare: dal punk alla new wave, dal prog al rap, 10 documentari scelti per voi alla scoperta della musica italiana.

A cura di Alessia Conti
RMHC 1989-1999 Hardcore a Roma
Dove sono finiti i protagonisti della scena punk-hc romana del decennio ’89-’99? Ce lo racconta Giulio Squillacciotti che ha impiegato ben cinque anni per mettere insieme il materiale per il documentario: immagini, interviste e fanzine rari che Squillacciotti è andato a ripescare per dare testimonianza di un periodo importante o quantomeno significativo per la storia dell’underground romano in quegli anni, e anche per lui. Infatti, il regista non è solo romano, ma ha vissuto in prima persona il periodo in questione, che ha accompagnato la sua adolescenza; un film che documenta e testimonia quindi l’apice del successo del genere, ma con quell’animo affezionato e fiero del fan. Perno su cui si leva tutto lo spirito del documentario sono le storie dei protagonisti di quella particolare scena musicale: il regista indaga sulle loro vite adesso, ad anni di distanza. C’è chi ha intrapreso altri percorsi e chi continua a fare musica. Un racconto appassionato di quello che sono le scene musicali, vero e proprio specchio della società che conserva qualche intreccio affettivo.
Sito ufficiale
Prog Revolution
“Prog Revolution” è un documentario di Rossana de Michele prodotto da Sky Arte e presentato alla ventiseiesima edizione del Trieste Film Festival. Racconta di Milano negli anni del progressive rock, abbracciando un arco di tempo che va all’incirca dalla fine degli anni sessanta alla fine dei settanta. Il cerchio si stringe, quindi, si parla non solo e non tanto della “nova musica” che invade l’Italia in quegli anni, ma del circolo ristretto del prog milanese: Eugenio Finardi, Premiata Forneria Marconi, Mauro Pagani, Paolo Tofani, solo per citarne alcuni. Rossana de Michele alterna in vari capitoli interviste e materiale d’epoca, volendo ricreare lo spirito di quel momento. Per la prima volta, infatti, la musica non è più un fatto estraneo alla società ma diventa quasi un vero e proprio fatto sociale: la musica entra nelle università, le balere diventano luoghi di cultura, insomma, la musica si impone in contesti diversi e il pubblico privilegiato diventa quello dei giovani. Si guarda qui.
Nudi verso la follia
Gli anni ’70 sono un evergreen, e Angelo Rastrelli riprende uno degli eventi cult di quegli anni: il Festival di Parco Lambro del 1976. Musica, contestazioni e soprattutto voglia di una nuova libertà. Si mettono in scena le riprese dei quattro giorni del festival, inframmezzate da interviste e testimonianze dei giovani partecipanti e dei protagonisti stessi del festival, da Eugenio Finardi a Don Cherry fino ad Alberto Camerini. Il Festival di Parco Lambro è stato quasi un simbolo della controcultura italiana giovanile; si pensava davvero di poter cambiare il mondo, anche attraverso la musica, che diventa motivo di riflessione e parte attiva nelle contestazioni di quegli anni. Anni di lotta, grande fermento politico e sociale ma anche di ribellione, comportamenti estremi e anticonformisti, di grande forza e voglia di fare ma forse con confusione e contraddizione: “Nudi verso la follia” è uno slogan scelto da un movimento all’interno del festival stesso, e sembra calzare a pennello.
Si guarda qui
Crollo Nervoso - La New Wave italiana degli anni ’80
CCCP, Litfiba, Diaframma, Timoria, Neon, Bisca, Violet Eves, Art Fleury, Denotazione e Skantos sono solo alcuni dei nomi che caratterizzano agli inizi degli anni ’80 la new-wave italiana. Pierpaolo De Iulis racconta con documenti originali, clip rari, immagini e interviste a musicisti e giornalisti del settore quello che è stato un vero e proprio movimento, non solo musicale ma anche artistico, che si è visto estendersi infatti anche al teatro, all’arte e alla moda. In “Crollo Nervoso” si documenta tutto questo con quella frammentarietà che caratterizza il periodo e la musica, e si cerca di darle poi un ordine suddividendo il percorso in tre capitoli, “Onde Emiliane”, che indaga la scena bolognese, “Firenze sogna”, che traccia il percorso musicale fiorentino e infine “Italia Wiva”, dedicata invece alle altre città. Selezionato come anteprima di presentazione del Festival Dei Popoli nel 2009, ci ricorda un pezzo di storia della musica italiana che ancora oggi segna influenze importanti.
Numero Zero: alle origini del rap italiano
Se dovessimo indicare un contesto o un genere musicale più segnato da confusione e pregiudizi, e spesso considerato quasi un “genere minore” dal pubblico italiano, questo è molto probabilmente il rap. Confinato ai margini del contesto musicale per molto tempo, il rap italiano si trova in questi anni a godere del suo periodo più prolifico e di successo. Cosa è cambiato? “Numero Zero: alle origini del rap italiano” documenta attraverso interviste, immagini e video esclusivi le fasi che questo genere ha attraversato nel nostro paese: i primi anni ’90, periodo di grande popolarità ma caratterizzato anche da molte polemiche, segnato da scontri interni e un senso generale di protesta e ribellione cui è seguito un declino che è terminato proprio negli ultimi anni in cui il rap è tornato in classifica, ma in maniera molto differente dalle origini. Il documentario di Enrico Bisi si concentra proprio sugli anni d’oro del rap italiano, e riesce a raccogliere racconti e ricordi di quegli anni dai suoi protagonisti: Neffa, Fritz Da Cat, Frankie Hi-NRG, Kaos ma anche Colle Der Fomento e Fabri Fibra. Qui la lista delle proiezioni in tutta Italia e qui la nostra intervista al regista.
Italiani veri
Documentario che cade a pennello in questi giorni sanremesi. “Italiani veri” parla infatti del mito della canzone italiana leggera in Russia e nei paesi dell’ex URSS. Si combinano interviste a giornalisti, appassionati di musica italiana ed ai maggiori protagonisti della canzone, da Al Bano, a Toto Cutugno, per passare poi da Adriano Celentano ed i Ricchi e Poveri. Fil rouge del documentario di Marco Raffaini e Giuni Ligabue è la storia di Robertino, un bambino che raggiunge l’apice del successo proprio in Unione Sovietica, riuscendo a vendere più di cinquanta milioni di dischi all’inizio degli anni sessanta. La storia di Robertino diventa pretesto per ripercorrere gli ultimi cinquant’anni di questo successo ed il documentario cerca di individuarne i motivi nelle radici della cultura italiana in Russia, fin dall’Ottocento. Vincitore del Premio del pubblico al Biografilm Festival di Bologna nel 2013, offre uno spaccato sociale e analizza un fenomeno curioso e interessante. Qui il sito ufficiale e qui la nostra intervista al regista.
Onde Road
Il regista Massimo Ivan Falsetta ci riporta indietro nel tempo, tra il 1975 e il 1980, negli anni del boom delle radio libere, e forse anche di maggiore libertà di comunicazione. Ed è proprio questo il nodo che “Onde Road” cerca di sciogliere: i tempi delle radio libere, seppur improvvisate, con speaker e disc-jockey poco professionali, e con un audio a dir poco imbarazzante, erano forse “migliori”, garantivano una qualità di spunti e contenuti superiore alle radio moderne, e con maggiore libertà? Partendo da una trama di finzione, quasi sul filo della surrealità, si ripropongono trasmissioni di repertorio originali degli anni settanta e ottanta. Non mancano poi le presenze importanti proprio dei protagonisti dell’universo che si intende raccontare, in primis Awanagana, celebre speaker di radio Montecarlo protagonista della storia, a Federico l’Olandese Volante e Fabrice Quagliotti dei Rockets.
Materiale Resistente
Riprendendo il titolo di una compilation di brani di vari artisti italiani pubblicato nel 1995, i registi Davide Ferrario e Guido Chiesa decidono, nello stesso anno, di produrre un documentario sul cinquantenario della Festa di Liberazione. Protagoniste sono le riprese realizzate il 25 Aprile a Correggio, ma anche gli artisti che avevano dato vita alla compilation, oltre che ai materiali d’archivio sulla Resistenza e sul dopoguerra. Un documentario che guarda quindi al connubio musica-politica che era stato centrale negli anni sessanta, col cantautorato, e che, con le due produzioni omonime, vuole fondere la tradizione del rock con la memoria della liberazione dal fascismo in italia. “Materiale resistente” è anche un libro, dello stesso Davide Ferrario e con le fotografie di Fabrizio Cicconi. Un altro modo ancora per non smettere mai di ricordare Si guarda qui
Io arrivo da giove
Premio Speciale Documentary Competition al Torino Film Festival nel 2001, “Io arrivo da Giove” documenta il mondo delle discoteche italiane. Si, è vero, sono passati precisamente 15 anni, e le cose sicuramente sono cambiate e forse potrebbe risultare poco interessante. Ma non è così. Elemento innovativo del documentario di Luca Pastore è senz’altro l’allestimento di alcuni videobox nelle discoteche, che diventano luoghi di vere e proprie interviste ma che vanno ad acquisire quegli elementi di casualità e informalità che permettono la libera espressione di quello che spesso sui giornali è stato chiamato “popolo delle discoteche”. Questi allestimenti sembrano quasi strizzare l’occhio al confessionale del Grande Fratello (non a caso, la prima edizione risale al 2000), indice insomma dello sconfinamento tra pubblico e privato tipico della recente ondata mediale e di Internet che “Io arrivo da Giove” sembra testimoniare indirettamente. Non solo, ma come possiamo immaginare, il documentario permette di dar voce quasi in presa diretta ai protagonisti della società, ottenendone un riflesso di quella che all’epoca era la nuova generazione; e forse permette uno spunto di riflessione anche su quella odierna.
Conquiste
Un documentario per raccontare uno spaccato della scena musicale alternativa, ma che esprime il fermento artistico di una nazione intera firmato da Diego Zicchetti, Francesca Magnoni, Enrico Guidi, Matteo Munaretto.
Le ordinarie fatiche, le motivazioni, e le quotidiane conquiste di chi fa musica oggi, in Italia con: Cosmetic, Tre allegri ragazzi morti, Bachi da pietra, Fast animals and slow kids.

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La gallery Qualche bel documentario sulla musica italiana da vedere nel weekend è apparsa su Rockit.it il 2016-02-11 18:00:00