La voce dei profeti: dieci dischi postumi entrati nella storia della musica

24/03/2016 - 12:05 Caricato da Redazione
Alcuni dischi vedono la luce proprio quando chi li ha creati si spegne. Sono raccolte in memoria, pezzi inediti insieme ai maggiori di successo, incisioni dell’ultimo live o addirittura duetti virtuali in cui amici cantanti o parenti più prossimi si esibiscono con l’artista che non c’è più. Un po’ di marketing serve sempre ad incrementare le vendite a seguito di tragiche scomparse o lutti predestinati – visione forse un po’ cinica della questione, ma non irreale – eppure alcuni dischi postumi rappresentano magicamente la preziosa eredità artistica di grandi musicisti. Allora, colti dal rimpianto di quali obiettivi straordinari si sarebbero raggiunti se tali esistenze fossero continuate ancora a lungo, si può constatare quanto esse sopravvivano in quelle di colleghi che da lì hanno attinto traendo ispirazione.

A cura di Libera Capozucca
Nirvana - MTV Unplugged in New York
Il 18 Novembre 1993 i Nirvana tengono un concerto per la rinomata serie dei live unplugged di Mtv. L’esibizione è di straordinaria intensità e la band dà il meglio di sé. L’impeto che unisce il grunge a testi colmi di dolore esistenziale si trasforma nel canto struggente di un cigno nero in cerca di pace. Al centro di un altare di candele che ardono, vibra rauca la voce che un’intera generazione di giovani eleva a simbolo di anticonformismo e verità. E così la band, affiancata dal chitarrista Pat Smear e dalla violoncellista Lori Goldston, suona i pezzi che l’hanno resa celebre interpretandoli in modalità acustica. “About a girl”, “Come as you are”, “Polly”, “On a plain”, “All apologies”, svelano la scena di uno spettacolo apparentemente gentile eppure tormentato da inquietanti spettri, mentre incedono illuminate le cover dei Vaselines, dei Meat Puppets, dei Velvet Underground a voler omaggiare gli idoli di un artista che lascia al mondo il suo testamento in musica. Cobain si toglie la vita nell’Aprile del ’94. Alla fine di quello stesso anno il live registrato a New York per Mtv diventa un disco su decisione di Novoselic e Grohl. Una pietra miliare nella storia del rock. Bellissimo e commovente.
Joe Cassano - Dio lodato
Nonostante la poca musica incisa in vita, Joe Cassano è ricordato come uno dei rapper più importanti della scena italiana. Italo-americano di origine e cresciuto a Brooklyn, ha conosciuto il rap presto e alla fonte, lasciando un album pubblicato per volontà di suo fratello dopo la morte prematura sopraggiunta per arresto cardiaco a soli 26 anni. "Dio lodato" rappresenta una pietra miliare per il rap italiano delle origini, che risuona ancora adesso nei frequenti tributi che altri rapper e writer organizzano in sua memoria.
Janis Joplin - Pearl
Constatazione amara la perdita di non pochi artisti di indiscusso talento per abuso di droga, e non solo in ambito musicale. Certo è che la storia del rock presenta il numero più alto di giovani vite stroncate da dipendenze, da sembrare quasi proporzionale alla quantità di talento. Una di queste esistenze ci narra la storia di una ragazza, nel pieno della rivoluzione hippie-psichedelica, dalla voce aspra e ribelle, che incide un disco esplosivo nel ’69 per poi morire in una stanza d’albergo l’anno dopo. Nelle vene eroina mischiata ad una musicalità sovversiva, urlante, volubile. Quattro mesi dopo il decesso viene pubblicato uno degli album che ha fatto la storia del rock: “Pearl”. Tracce intrise di blues come “Move over”, di pathos come “Me and Bobby McGee”, di struggente emotività come “Cry baby”, di energia gospel come “Mercedes Benz”. Un disco come dichiarazione d’amore alla sua anima blues contorta e straziante. Anche per lei il mondo del rock continua a piangere una voce indimenticabile.
Joy Division - Closer
"Closer" è il secondo album in studio dei Joy Division, pubblicato due mesi dopo il suicidio del leader Ian Curtis dalla Factory Records. Nonostante la materia sonora fosse quanto di più oscuro mai concepito dalla band, i membri ricordano le giornate passate in studio come giorni di spensieratezza, scherzi e risate, anche per l'eccitazione legata all'imminente tour negli USA. In ogni caso, il male di vivere di Curtis ebbe il sopravvento su quello che poteva essere il punto di svolta per i Joy Division. E alla luce della sua prematura scomparsa, l'aria angosciosa, i frequenti echi e riverberi, insieme alla copertina, ritraggono definitivamente l'inquietudine di Curtis, che divorato dalla convivenza con l'epilessia contrasse il tempo della sua vita fondando una band importantissima, sposandosi, diventando padre, divorziando e iniziando una nuova storia d'amore in soli 23 anni, come se sentisse la morte vicina e quindi la necessità di vivere il suo tempo al massimo.
Jeff Buckley - Sketches for My Sweetheart the Drunk 
Scomparso all’età di 30 anni proprio come suo padre Tim, deve il suo successo alla sua sensibilità compositiva che lo illumina di una grazia commovente e irripetibile. Nel lontano ’91, senza svelarsi, partecipa a un concerto in omaggio al padre scomparso e il pubblico riconosce in lui quel talento di sangue che fa della voce uno specchio ai tormenti dell’anima. Il suo unico album, “Grace”, sfilacciato, imperfetto, ingenuo, ma pregno di un’intensità tumultuosa, lo consacra subito a mito rock romantico e inquieto. Sono pochi i brani composti per l’occasione, diverse le cover proposte, prima di morire nelle acque del Wolf River nel 1997. Un anno dopo esce un doppio album postumo “Sketches for my sweetheart the drunk”. Sono abbozzi di registrazioni, sessioni, prove, versioni più o meno definitive in veste grezza e difforme, per quello che sarebbe stato il nuovo lavoro di Jeff dopo “Grace”. Di sicuro prolisso e disordinato perché incompiuto, tuttavia carico di pathos e liricità. Del doppio cd, i pezzi degni di nota sono le esplosive “Nightmares by the sea” e “Sky is a landfill”, le dolcissime “Jewel box” e “You and I”, il grunge melodico di “Yard of a blonde girls”. Una lezione di stile dove la vita è amore disperato, struggente canto che implora bellezza, accidentalmente affogata nelle acque primaverili di un fiume.
Bob Marley & The Wailers - Legend
La canzone che chiude l’ultimo disco inciso da Marley un anno prima di morire è “Redemption song”, un piccolo lascito alle ragioni della libertà come unico potere in grado di rivoluzionare il mondo anche dopo la morte. C’è dentro il suo impegno civile, la sua animata spiritualità, l’amore per la musica, la solidarietà che rende grandi gli uomini. Raggiunto il successo planetario, Marley lascia queste memorie in un album postumo: “Legend” diventa presto un inno universale capace di incantare tutti. “Is this love”, “No woman no cry”, “Could you be loved”, “Buffalo soldier” contengono le doti di un artista carismatico e seduttivo a cui si deve la divulgazione del reggae nel mondo. Ascoltato ancora oggi a distanza di anni, l’album è la sublime ricetta della felicità con la sua musica contagiosa, cordiale, profonda. Un capolavoro che il tempo non è riuscito a scalfire, diventando leggenda.
Giorgio Gaber - Io non mi sento italiano
Nonostante fosse da tempo malato di cancro, Gaber trovò l'ispirazione per quest'ultimo disco dopo l'apparizione in tv in un programma di Celentano insieme ai suoi compagni storici Dario Fo, Antonio Albanese e Enzo Jannacci. "Io non mi sento italiano" però uscì postumo, qualche settimana dopo la sua scomparsa. Contiene diversi inediti tra cui la canzone che da il titolo al disco, e che diventerà un simbolo della poetica di Gaber: un brano essenziale sulla difficoltà di vivere un sentimento patriottico in un paese che si sta inoltrando verso strade grottesche. Profetico.
Amy Winehouse - Lioness: hidden treasures
Una carriera fugace ma altamente apprezzata da critica e pubblico, quella di una musicista dalla voce di angelo sublime e raffinata. Ancora acerba in “Frank”, mostra talento e doti compositive in “Back to black” condensando insieme melodie r&b e soul, testi eccellenti, espressività interpretativa, gusto estetico. Ogni pezzo del disco è un autoritratto, un tatuaggio su lembi di pelle ammaccati dalla droga, dall’alcool e da un amore distruttivo: troppo peso per le sue ossa fragili. Indifesa, si spegne di tristissima solitudine interiore; lacerante addio, sopraffatta da una vita di dipendenze. Nel 2011 alcuni suoi tesori nascosti vedono la luce. È l’uscita di una raccolta tra inediti e demo con diverse punte di diamante: il singolo in levare “Our day will came”, il duetto appassionato con Tony Bennet in “Body and soul”, la straripante “Like smoke” con il rapper Nas, la cover delle Shirelles “Will you still love me Tomorrow?” composta da una giovane Carole King. E il momento di acclamazione continua inarrestabile, sempre più rapiti da una voce toccante e unica. Si canta così solo in paradiso? Grazie a Dio anche sulla Terra, per farci sentire meno soli e tristi. Ecco, forse anche un poco malinconici.
Incompatibile MC Giaime vol 1 e 2
« Oggi mi è successo un imprevisto / ogni cosa che succede e che porta un danno è un imprevisto / Perché non ci si aspetta mai che qualche cosa ci danneggi. »
Queste sono le ultime parole scritte da MC Giaime prima di spirare per un tumore, a soli 24 anni. Writer e rapper romano, ha lasciato abbastanza materiale registrato che è stato poi riversato nei due volumi di "Incompatibile MC Giaime", mentre i suoi disegni e le sue parole sono state raccolte nel libro "Vado a vivere nel Bronx: arte filosofia musica di un ventenne underground". Breve ma non per questo meno intenso il suo apporto alla scena romana del tempo, che ne riconosce tutt'ora il valore con frequenti tributi (per esempio nel brano "Notte cattiva" dei Colle Der Fomento) e con un premio nazionale che porta il suo nome. Un ascolto indispensabile per capire che anche il rap italiano ha una sua forte identità.
Enzo Jannacci - L'artista
"L'artista" è il diciannovesimo album in studio di Enzo Jannacci, nato da un'idea del figlio Paolo che propose al padre di riarrangiare alcuni brani meno conosciuti del suo repertorio. Il disco non è tra i più conosciuti dell'artista, né si può dire che abbia propriamente fatto la storia, ma è un bellissimo autoritratto che Jannacci ci ha lasciato, scegliendo personalmente i brani che riteneva tra i migliori del suo repertorio, e in cui ha racchiuso tutte le sue anime: quella ironica, quella impegnata, ma anche quella sentimentale, insieme alla sua infinita fantasia di musicista, capace di rivestire i suoi brani con nuovi abiti contemporanei e che superano le barriere di genere. Prezioso.

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