Aquadrop - Fuga per la vittoria: dalla dubstep alla sigla dei Mondiali

Come si trasforma un campione nell'inno dei Mondiali con Emis Killa, e poi la trap, e tutto il resto ovviamente

Aquadrop trasforma in oro tutto quello che tocca: "Favelas" è una hit planetaria
Aquadrop trasforma in oro tutto quello che tocca: "Favelas" è una hit planetaria - Aquadrop

Passare da "Skins" alla sigla dei Mondiali in Brasile per Sky, in mezzo la dubstep, la trap e un altro casino di sperimentazioni. Aquadrop è uno di quelli che trasforma in oro ogni cosa che tocca, sarà per questo che Big Fish se l'è scelto come fedele collega e dall'estero un tot di label di peso continua a marcarlo stretto. Lui racconta di come adesso ascolta Skrillex senza incazzarsi, dello stato di salute dei suoni trap e di come "Favelas" è diventata una hit planetaria.

La tua ultima volta qui su Rockit parlavamo ancora di Skrillex e di dubstep. Ti rendi conto?
(Ride, nda) Direi che è cambiato molto rispetto a quei tempi. L'unico problema è che dovevamo parlarne prima di dubstep, invece ci siamo arrivati quando stavano scrivendo ormai il suo capitolo finale. Io la ricordo come una fase molto incazzata della mia vita.

E adesso come stai?
Dai di base sono super tranquillo, sono diventato un ascoltatore di qualsiasi tipo di cosa, per dire il nuovo disco di Skrillex mi è pure piaciuto. E poi produco cose, vedo gente.

Può darsi che il fatto di essere diventato sound-designer, produttore anche fuori dal progetto Aquadrop, ti abbia influenzato no?
Sicuramente collaborare con Big Fish, Doner Music, mi ha aperto...nel senso anche l'idea di lavorare su qualcosa di prettamente pop, all'italiana, era una roba che prima nemmeno mi avrebbe sfiorato, la avrei esclusa a prescindere, sbagliando probabilmente. È ovvio che se oggi ti facessi ancora quel discorso su Skrillex non sarei onesto, perché professionalmente ho bisogno e necessità di tenere aperte tutti i tipi di porta. Però non è nemmeno un qualcosa che faccio esclusivamente come conseguenza di questo lavoro, mi sento molto più trasversale in tutto. Anche con Aquadrop per dire, ora come ora continua a interessarmi che ogni traccia che produco suoni bene, etc., però mi sto focalizzando pure sul discorso club, voglio che i pezzi facciano ballare.

Diciamo che negli ultimi cinque-sei anni hai prodotto di tutto, dalla dubstep alla bass music, dalla future garage al wonky, adesso c'è la trap. Quanto conta, in mezzo a tanti suoni diversi, avere fissa in testa un proprio tipo di visione da inseguire?
Per me il percorso è sempre stato quello di cambiare percorso, non riesco a immaginare nemmeno quello che farò tra sei mesi, magari domani ricompongo il mio sestetto jazz, vado molto a istinto in questo. E così succede che uno dice Aquadrop e può pensare a quello che ha prodotto la dubstep per "Skins", che però è completamente diverso da ciò che faccio adesso. Quella che tu chiami visione per me è più un discorso tecnico, che non saprei spiegarti...c'è uno studio sui suoni che è sempre uguale, e con un orecchio attento puoi anche riconoscerlo. E poi c'è il fatto che essendo un vagabondo della musica mi piace infilare qualsiasi cosa all'interno di un pezzo.



Come fa allora un producer agli esordi a costruirsi la sua identità?
Per uno che inizia adesso penso sia molto utile ascoltare meno cose possibili. Essendo un periodo di saturazione forse bisogna partire dal nulla, ascoltare solo musica che provenga da altre parti, altri tempi. Ti faccio l'esempio con l'EDM, quasi tutte le ultime hit sono facilissime da riprodurre, prendi "Animals" di Martin Garrix, un 15enne prende Fruity Loops, ci smanetta un po' e dopo qualche mese riesce a riprodurla uguale. E questa magari può essere letta come una soluzione, ma secondo me è un problema. Mi immagino il ragazzino che vuole spaccare, pensa a Garrix e dice faccio la stessa cosa. Per questo ti dico bisognerebbe partire dal nulla, a nessuno consiglierei di fare corsi di produzione ad esempio, perchè in quel modo togli tutta la naturalezza.

Stai guardando i Mondiali?
No, guarda, io sono uno dei pochi che è completamente disinteressato alla questione, però lo saprai bene dai...

Esatto. Nella costruzione di un pezzo come "Maracanà" (la colonna sonora dei Mondiali su Sky, cantata da Emis Killa e prodotta dallo stesso Aquadrop con Big Fish e Alessandro Erba, nda) come si ragiona?
Non ci sono state grosse direttive da nessuno, a parte il tema che doveva essere brasiliano, ma vabbè...quindi si è ragionato come se si dovesse fare una collaborazione tra di noi, io ho portato in studio un po' di campioni, ne abbiamo trovato uno, da un disco di Olav Basoski e via. L'approccio è stato super easy alla fine.

Che tipo di produttore è Big Fish?
Un mostro. La cosa bella è che prima del rapporto professionale c'è un rapporto di amicizia e di profondo rispetto, che ci porta a lavorare anche in diversi modi, in studio, via mail. Poi la cosa più importante è che ci si riesce a capire al volo, addirittura senza parlare. E questo succede grazie all'amicizia che c'è, come ti dicevo, ma anche grazie al fatto che condividiamo uno stesso background, che sicuramente ci aiuta.

Ascoltando la vostra ultima release mi veniva il sospetto che tu sia il suo gancio per i suoni del futuro.
In quel pezzo lì, "Gyal Like Me", ci siamo trovati a metà strada. Il beat iniziale era diverso, poi Fish ha voluto inserire una parte più melodica, più pop, e abbiamo messo quegli stab di piano nell'intro, che fanno molto David Guetta. E quella diciamo è stata la sua parte, mentre io ho curato le parti più trap, il discorso è così, però dai non credo di essere con tutta l'onesta possibile il suo gancio per il futuro, c'è un'amicizia vera e sincera. E poi lui mi sta dando dei gran consigli, mi sta aprendo tante strade, vedi "Maracanà", che hanno cambiato comunque la mia percezione rispetto alla musica.

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Però non avresti preferito che al posto di "Maracanà" ci fosse stata "Favelas"?
(Ride, nda) Cazzo che domanda. Ti dico, non so nemmeno se qualche network in giro per il mondo la stia programmando, magari ci poteva stare, è che è uscita a fine 2013, è un po' vecchiotta magari per certi standard...

Vi è esploso letteralmente in mano quel pezzo.
Io ero assolutamente certo che il pezzo fosse una bomba, però pensa che all'inizio non l'ha presa nessuno, l'abbiamo girata a etichette come Mad Decent, Dim Mak, zero risposte. Poi abbiamo scritto a un po' di blog e siti specializzati e Trapmusic.net l'ha fatta uscire. Lì per lì ha avuto pure un discreto successo, ma roba di poco conto. Sta di fatto che due mesi dopo mi sveglio una mattina e scopro che RL Grime ci aveva fatto un edit, praticamente uguale poi. E da lì ho perso il conto, l'hanno suonata praticamente tutti. Ci siamo tolti un casino di soddisfazioni.

Non noti anche tu che però nell'ultimo anno e mezzo ci sia stata un'involuzione della trap?
Non ne sono così convinto, secondo me ci si è fermati, raggiungendo generalmente un livello buono. Il punto è che se uno va a fare un giro per questi aggregatori, per questi blog che pubblicano dieci pezzi al giorno, e tu te li senti tutti e dieci di fila, la prima cosa di cui ti accorgi è che non c'è personalità. Stiamo parlando di gente che ancora produce con il bleep di "Harlem Shake". Questa però non è un'involuzione, piuttosto si collega al discorso di prima, nel momento in cui decidi di produrre devi premere reset rispetto a tutto il resto che ti circonda, altrimenti sei spacciato.

Dammi allora qualche nome per convincermi che la trap è viva e lotta insieme a noi.
Partendo dal fatto che io non ascolto tanta roba trap, proprio per quello che ti dicevo prima, uno degli esempi più fighi sono What So Not, che è poi il side-project di Flume. Loro hanno collaborato anche con RL Grime e hanno fatto questo pezzo, "Jaguar", che in realtà non è poi questa gran cosa a livello di produzione, però è capace di unire in maniera unica un'anima soul, melodica, tipicamente r&b, con questi drop megagiganti. Altri produttori fighissimi sono questo russo, 813, e un altro che si fa chiamare Alizzz, entrambi fuori per Mad Decent, e loro fanno questa trap molto pussy, supermelodica, estremizzata in questo senso, con inserti addirittura footwork e Jersey club. Il principio dell'"elevare" la trap è poi tutto un insieme di cose, anche solo studiarsi un sidechain, provare nuove skills, saper trovare un punto comunicante tra originalità e capacità di far ballare.

Chiudendo, alla fine rimane "Maracanà" a garantire il futuro.
Quello sicuramente, anche perchè poi "Favelas" è uscita sì per Doner Music, ma in free download. Ora in questi giorni dobbiamo andare a depositarla, e non so, anche solo coi borderò di Flosstradamus, che ormai ci aprono ogni set, un paio di caffè ce li facciamo uscire. Magari.

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L'articolo Aquadrop - Fuga per la vittoria: dalla dubstep alla sigla dei Mondiali di Marcello Farno è apparso su Rockit.it il 2014-06-30 17:36:05

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