Rockit intervista il presidente SIAE Filippo Sugar

Lo scorso 11 aprile è scaduto il termine per il recepimento della Direttiva Barnier da parte degli stati membri dell'UE: come cambierà la SIAE?

- Foto di Marco Rossi
23/04/2016 - 10:00 Scritto da Nur Al Habash

Lo scorso 11 aprile è scaduto il termine per il recepimento della Direttiva Barnier da parte degli stati membri dell'UE. Di cosa si tratta? Nient'altro che un documento approvato nel febbraio 2014 dal Parlamento Europeo che, una volta per tutte, mira a creare e regolamentare un mercato della proprietà intellettuale più aperto e ordinato in Europa, che metta al suo centro i diritti degli autori ed editori. All'interno della direttiva (che potete leggere qui), si toccano moltissimi punti: dall'obbligo di indire un'assemblea degli associati almeno una volta l'anno, all'obbligo di trasparenza online, a quella di separazione contabile per i proventi finanziari fino alla libertà di ogni associato di scegliere, oltre ai tradizionali sistemi di copyright, anche l’utilizzo delle licenze Creative Commons. La novità più grande però è un'altra: ogni stato dovrà lasciare liberi i suoi autori ed editori di farsi rappresentare da una qualsiasi società di gestione dei diritti europea. Ne abbiamo parlato con il presidente SIAE, Filippo Sugar.


È scaduto qualche giorno fa il termine per il recepimento della Direttiva Barnier per i paesi membri dell’Unione Europea, l’Italia non si è ancora adeguata ed è probabile vada incontro a sanzioni. La Direttiva ha all’interno molte indicazioni interessanti che riguardano la gestione del diritto d’autore, moltissimi temi che dovranno riguardare per forza di cose anche SIAE. Da dove comincerete?
La direttiva è un documento molto elaborato che si basa su alcune filosofie di fondo legate all'emergenza del mercato digitale, principalmente nel settore musicale. Tale emergenza fa sì che a livello europeo ci si ponga il problema di far sì che gli autori abbiano la forza necessaria per poter negoziare in maniera forte e qualificata con gli operatori tecnologici globali: da questo punto di vista, l'Europa pensa alle aggregazioni tra le società di collecting e spinge in questa direzione. Dall'altro punto di vista un documento come la Direttiva Barnier mira a far sì che un operatore che vuole lavorare nel settore della distribuzione dei contenuti abbia vita facile, e non debba fare mille contratti diversi per poter distribuire un contenuto.

La direttiva deve prima essere votata dal Parlamento Italiano ma noi, come SIAE, siamo pronti ad allinearci ai suoi contenuti, anzi abbiamo già iniziato a mettere in pratica alcune cose. La relazione sulla trasparenza, per esempio, l'abbiamo prodotta per primi in Europa, la trovate sul sito. Abbiamo già un sistema di governance duale a differenza di altre società europee. Abbiamo già un meccanismo elettorale allineato con ciò che la direttiva suggerisce. Un po' tutte le società dovranno cambiare in base alla direttiva e da un certo punto di vista SIAE è già un pochino più avanti, semplicemente perché ha visto una riscrittura delle sue regole solo quattro anni fa. 

Uno dei temi di cui si è discusso più in questi giorni è quello che riguarda l'esclusiva di SIAE che dura nel nostro paese da più di 130 anni. Secondo molti, la Direttiva implica una liberalizzazione del mercato; secondo il ministro Franceschini invece nella Direttiva non si parla assolutamente di esclusive, semplicemente di una regolamentazione generale a livello europeo.
Dal punto di vista della nostra interpretazione, che al momento mi sembra sia anche quella del governo, la direttiva dice che se un cittadino italiano desidera iscriversi a una società francese di collecting, ora lo può fare. Insomma, non ci può essere un legame tra la nazionalità di un artista o editore e la società di collecting locale. Ma la direttiva non arriva ad imporre ai singoli paesi una disciplina riguardo le esclusive. Nel caso italiano ci sono alcune caratteristiche particolari: la prima è che la SIAE è un ente pubblico, vigilato dall'amministrazione pubblica. Noi siamo controllati da Presidenza del Consiglio, dal Ministero dei Beni Culturali e dal Ministero delle Finanze anche se non gestiamo una lira di soldi pubblici - perché è bene ricordare che tutti i denari che la SIAE amministra sono soldi privati.
In più, abbiamo un assetto particolare perché non gestiamo soltanto la musica, ma anche altri repertori che farebbero molta fatica ad avere forza negoziale da soli, ma godono del fatto che c'è un aspetto solidaristico tra generi artistici. Per cui la musica, che ha gli incassi più importanti, aiuta a sostenere una struttura che serve anche agli autori della radio e della TV, ad esempio. In altri paesi invece i mercati più piccoli sono quasi inesistenti, e addirittura in alcuni casi ci sono diverse società di collecting per generi creativi. Questo spiega anche perché in tutti i paesi europei esiste grossomodo un soggetto unico nazionale per la gestione del diritto d'autore: di solito è a base associativa e non a scopo di lucro, perché se si fa bene questo lavoro di intermediazione e lo si fa senza scopo di lucro, chiunque voglia guadagnare in questo mercato avrà poche possibilità di farlo. Per esempio potete confrontare la commissione che applica la SIAE ai suoi associati, che mediamente è del 15.6%, e le commissioni che prendono le società private che vogliono guadagnare dall'intermediazione: quella della SIAE è la più bassa, non c'è paragone. Per questo, la direttiva parla agli autori, non parla alle imprese che vogliono guadagnare. Parla agli autori cercando di stabilire dei criteri affinché la loro raccolta dei diritti sia più efficiente e trasparente possibile. 

Durante un incontro con le Commissioni Affari Europei e Cultura della Camera dei Deputati che si stanno occupando del recepimento della Direttiva, il Ministro Franceschini ha affermato che "molti paesi europei ci invidiano il monopolio della SIAE". È una frase che ha fatto discutere...
Durante un recente incontro bilaterale in Francia, il Ministro Franceschini è rimasto colpito nel constatare che i francesi da un certo punto di vista trovano l'idea generalista e multisettoriale della SIAE una soluzione molto interessante, ed è la linea che la SACEM (ovvero la SIAE francese) sta iniziando a perseguire. Perché questo? È molto semplice. Siccome sempre di diritto d'autore si tratta, e siccome in molti casi la tecnologia per amministrare i diritti è la stessa, è giusto e doveroso ottimizzare e centralizzare tutto in un'unica collecting. Se la società funziona bene la multisettorialità dà più forza negoziale e meno costi. La Francia sta cercando di andare in quella direzione. Ma d'altronde quello di SIAE non è un esempio unico, la SGAE spagnola fa lo stesso, non gestisce solo il diritto d'autore legato alla musica. 

Se la società funziona bene, appunto: lo stesso Franceschini ha affermato che ci sarà bisogno di un forte e urgente rinnovamento nella struttura e nel funzionamento della SIAE
È un rinnovamento già in atto, iniziato a partire dalle ultime elezioni: per la prima volta nella storia della SIAE abbiamo potuto tenere delle elezioni e chi ha vinto ha potuto governare, e credo che i risultati si vedano.
Dobbiamo fare ancora tantissime cose, ma abbiamo una macchina complessa. Per dare un'idea della complessità do alcune cifre: facciamo un milione e duecentomila contratti all'anno con 500.000 interlocutori diversi. Dobbiamo abbinare a tutti gli incassi i singoli repertori e poi ripartire minimo due, più volte tre e in alcuni casi quattro volte agli aventi diritto. Abbiamo 250 contatti di rappresentanza nei vari paesi e amministriamo 12 milioni di opere nostre e 48 milioni di opere complessive. E considerate che ogni opera ha al suo interno moltissimi aventi diritto. Parliamo di una cosa molto complessa e sofisticata che man mano deve essere portata tutta in ambito digitale. Questo è lo sforzo principale che stiamo facendo: rendere più efficiente tutta la macchina, sia nei confronti degli associati che di coloro che vogliono usare i nostri repertori, per rendere più facile per tutti interloquire con la SIAE. Questa è l'operazione che raggruppiamo in un progetto che chiamiamo "agenda digitale" per il quale abbiamo investito più di 16 milioni di euro. È il nostro grande piano per migliorare la qualità del nostro servizio: da luglio dell'anno scorso sul nuovo sito, ogni due o tre mesi diventano attive nuove operazioni che si possono finalmente fare online, senza più andare allo sportello SIAE. Questo è gran parte del lavoro che stiamo facendo. L'altra parte, altrettanto importante, è che la SIAE, così autorevole e importante (ricordo che è la settima società di collecting al mondo), ha una dimensione che può consentire di aiutare moltissimo i giovani e nuovi talenti autorali che crescono ahimé in un contesto molto difficile. Abbiamo degli strumenti: possiamo rendere gratuita l'iscrizione ai giovani (l'abbiamo fatto), possiamo investire per sostenere una serie di eventi e manifestazioni che senza un contributo della SIAE non esisterebbero. L'autore non ha pensione, ma nell’ambito del nostro fondo di solidarietà cerchiamo di sostenere tutti gli autori che sono in difficoltà. La SIAE deve costare il meno possibile e deve funzionare per i suoi associati e per coloro che vogliono usare il repertorio, ma dall'altra parte deve anche promuovere cultura e solidarietà. Soprattutto per i più giovani.

Uno dei servizi digitali che ho visto state implementando, ad esempio, è quello del borderò digitale
Il servizio è già attivo ed è in fase di sperimentazione. È importantissimo perché dimostra che ancora oggi siamo la società che distribuisce il denaro in maniera più analitica, vale a dire: noi cerchiamo da sempre, laddove possibile, di identificare ogni singolo brano che è stato utilizzato e pagare ogni singolo autore. In assoluto è un'operazione molto difficile su tutte le fonti di ricavo, che sono moltissime e di diverso tipo, è una questione di margine, di quanto ci si avvicina a questo risultato. Più cerchi di identificare i brani in maniera analitica e più questa operazione ha un costo. Come dicevo prima noi di media costiamo il 15.6%, e siamo in linea con le altre collecting europee, con la differenza che facciamo un lavoro molto superiore già oggi, ma useremo la tecnologia per farlo ancora meglio. È esattamente il contrario di quello che tutti dicono, ovvero che "la SIAE dà ai ricchi". Se uno volesse approfondire e capire per esempio come distribuiscono i denari in America, dove c'è libero mercato, si farebbe una risata: negli Stati Uniti i concerti sotto un certo livello di incasso non vengono proprio conteggiati per la ridistribuzione dei diritti d'autore. Punto. Mentre noi distribuiamo il repertorio del singolo pianobar nel singolo locale. Il sistema liberalizzato è un sistema in cui vengono messe in concorrenza società private che vogliono i minori costi possibili col massimo profitto. Noi invece non abbiamo questo problema e quindi perseguiamo l'idea dell'analitico usando la tecnologia. Il nostro scopo non è guadagnare ma ridurre i costi e dare ai nostri associati il migliore servizio possibile, diminuendo la tempistica di elaborazione.

Che al momento è di?
Al momento abbiamo una tempistica in linea con quello che chiede la Direttiva, che fissa un periodo massimo di “9 mesi a decorrere dalla fine dell’esercizio finanziario nel corso del quale sono stati riscossi i proventi dei diritti” (art. 13, comma 1). La SIAE da tempo assume come riferimento il semestre e sta riducendo i tempi delle distribuzioni. 

Quello della ripartizione è un argomento interessante: una delle cose più oscure della SIAE è il meccanismo di ripartizione delle royalties. In breve, il luogo comune più diffuso è che i soldi SIAE vadano a finire nelle tasche di pochi grandi artisti a scapito della stragrande maggioranza degli associati.
C'è una premessa da fare: tutte le regole della SIAE, che in passato sono state anche estremamente complicate, le hanno scritte gli associati che hanno voluto dedicare tempo ed energia alla vita associativa. Cioè la SIAE non è altro che un’organizzazione ai cui vertici ci sono artisti, autori ed editori, e quello che è stato fatto di buono o di cattivo ahimè, l’abbiamo fatto noi stessi. Detto questo, più sono complicate le tariffe e più sono complicate le regole, quindi si crea questa sensazione di spaesamento che in una nazione come la nostra diventa presto complotto. La miglior soluzione che noi possiamo adottare è quella di semplificare: portando tutto il possibile online, non dico che chiariremo tutto a tutti perché sono argomenti davvero complessi, però aiuteremo tantissimo la comprensione a quanti sono davvero interessati. Per esempio, abbiamo già approvato una nuova ordinanza sulla ripartizione musicale in linea con le indicazioni della direttiva, che si applicherà a partire dall’anno prossimo sugli incassi del 2016. La differenza rispetto alla ripartizione precedente è enorme, si semplificherà il collegamento tra denaro incassato e il repertorio utilizzato dalla fonte da cui si incassa del denaro. Insomma stiamo facendo un grande lavoro di chiarificazione e semplificazione anche per combattere questo pregiudizio. Che è un pregiudizio vero, perché è vero che non esiste la perfezione in questo lavoro molto complesso, ma tra tutte le collecting che noi conosciamo SIAE è una delle migliori come qualità di ripartizione, proprio perché cerca sempre di pagare in maniera analitica. Molte società utilizzano il campionamento in maniera estesa, SIAE ha sempre cercato di limitarlo al minimo, perchè andando a campione si tende a privilegiare i grandi successi. SIAE è sempre stata una società attenta e leale verso i propri associati, anche se in passato in molti non l’hanno apprezzata. Una cosa che credo sarà sempre più chiara in futuro.  

Che tipo di lavoro state portando avanti invece per la musica live?
Anche in questo ambito stiamo cercando di semplificare le cose, soprattutto per i giovani che vogliono esibirsi con un repertorio loro. Un grosso problema dei musicisti del nostro paese è che vengono chiamati nei locali a suonare cover di artisti famosi. Quindi abbiamo pensato di trovare un modo per incentivare i locali a ospitare musica nuova: "mercoledì live" è un'iniziativa sperimentale che va in questa direzione. Si concluderà tra un mese e vedremo se avrà funzionato. E se non avrà funzionato da incentivo faremo qualcos’altro. Vogliamo dare una mano ai giovani che vogliono esibirsi con i propri pezzi davanti a un pubblico. 

Al suo insediamento come presidente SIAE ha trovato una situazione per molti versi problematica, anche soprattutto per quanto riguarda il capitolo debiti. Quali misure ha preso per risanare i conti?  
In realtà non è così, da quando abbiamo preso in mano la società dalle ultime elezioni non ci sono stati problemi economici. Anzi abbiamo continuato a ridurre i costi e lo abbiamo fatto seguendo una certa linea che ci siamo dati, soprattutto relativa al costo del personale. Non abbiamo voluto fare licenziamenti strutturali, ma abbiamo creato dei fondi per poter incentivare all’esodo. Non abbiamo fatto macelleria sociale e non intendiamo farla. Vogliamo però man mano ringiovanire la forza lavoro della SIAE: abbiamo stabilizzato più di 115 giovani che avevano contratti temporanei, e ne abbiamo scelti altri perché abbiamo bisogno di linfa fresca.
La situazione è stata difficile in passato ma da quando noi abbiamo vinto le elezioni col nuovo statuto e il nuovo regolamento la SIAE è sostanzialmente in equilibrio economico. Naturalmente il nostro obiettivo è quello di continuare a costare di meno. Non abbiamo l'obiettivo di uscire con un utile alla fine dell’anno, ma se ci dovesse essere andrebbe solo ad abbassare il costo della SIAE per gli associati. Per questo non ci interessa avere un guadagno: ci interessa solo costare il meno possibile e riuscire a far arrivare i soldi il più possibile velocemente agli associati.
Poi ci sono demagogie di tutti i tipi relative al nostro bilancio, ma è inutile entrarci: il bilancio è pubblico così come la relazione di trasparenza. I nostri conti vengono vagliati tutti gli anni non solo da una società di revisione ma da tre ministeri. Non abbiamo mai avuto un problema di ritardo nei pagamenti, non abbiamo mai avuto un problema di nessun tipo. Siamo una società sana che deve fare meglio il suo lavoro, le società pubbliche che hanno problemi sono altre. 

Prima parlavamo del fatto che secondo il Ministro Franceschini molti stati europei invidiano la struttura e il modo di lavorare della SIAE. Se invece volessimo individuare qualcosa che la SIAE potrebbe imparare dall'estero, quale sarebbe?
Noi purtroppo stiamo tornando ad essere competitivi solo adesso, abbiamo perso un sacco di tempo. Avevamo uno statuto che implicava una governance che di fatto teneva bloccata la società, e se si fosse continuato così la SIAE si sarebbe schiantata contro un muro. Questo è il motivo per cui io e prima ancora di me Gino Paoli, insieme a molti altri professionisti di questo settore, abbiamo voluto metterci la faccia e entrare in prima persona prendendoci la responsabilità di gestire questo ente. Come spesso accade in Italia, all’ultima curva possibile siamo riusciti a raddrizzare la situazione, ma abbiamo perso molto tempo. Una delle cose nelle quali siamo indietro rispetto ad altri riguarda la competitività internazionale: non avendo una reputazione molto positiva del nostro passato, non siamo in grado di attrarre come vorremmo repertori anglo-americani per licenze pan-europee. Questo è uno dei nostri obiettivi perché pensiamo oggi di essere in grado di fare un lavoro fatto bene quanto gli altri. Credo che abbiamo delle buone possibilità, anche perché alla fine gli investimenti vanno dove conviene andare: se noi saremo più bravi a raccogliere denaro e costare meno degli altri saremo attrattivi, altrimenti no.

Un'ultima domanda: oggi è la giornata internazionale del diritto d’autore, un concetto che a SIAE sta molto a cuore e che lo veicola spesso come un "diritto al lavoro". Cosa pensa sia importante dire a riguardo nel 2016?
Ci sono due cose molto importanti da dire: la prima è che quella teoria secondo la quale il diritto d’autore va riformato per le nuove tecnologie è una sciocchezza totale, perché è assolutamente compatibile con le nuove tecnologie. La storia di quello che è accaduto negli ultimi anni con la musica lo dimostra: oggi siamo abbonati a Spotify, ci portiamo in giro la musica nel nostro telefono in giro per l’Europa e non abbiamo nessun tipo problema relativo al copyright. La legge sul diritto d’autore non è cambiata, semplicemente si sono fatti degli accordi di mercato per cui è stato possibile ascoltare musica anche in altre forme. La seconda cosa è che a volte in Italia si sentono delle posizioni, addirittura da parte di istituzioni, che lasciano sconcertati. Alcuni dicono che "per certe cose non bisogna pagare la SIAE", perché pensano che la SIAE sia semplicemente un elefante burocratico da non pagare. Ma la SIAE non fa altro che raccogliere i diritti per conto degli autori! Nella giornata del diritto d’autore mi verrebbe da dire che se non si deve pagare la SIAE, se non si devono pagare gli artisti per le loro opere, allora non si deve pagare nessun altro. Non si deve pagare chi monta il palco per la serata, non devo pagare le tende che proteggono i musicisti dalla pioggia e i lavoratori che le mettono, non devo pagare le bibite, il vino, il cibo, i vigili. O non si paga nessuno e si decide che bisogna lavorare tutti gratis, oppure non riesco a capire perché alcuni lavoratori che hanno la “sfortuna” di lavorare su beni immateriali non debbano essere pagati. Stiamo semplicemente parlando di un diritto al lavoro: l’artista fa quello di mestiere. Come abbiamo dimostrato nella ricerca che abbiamo presentato quest’anno, quella culturale è un’economia centrale per il paese che dà un milione di posti di lavoro. Molti più rispetto ad altri settori come quello delle automobili o delle telecomunicazioni, siamo il terzo settore in Italia per posti di lavoro. L'industria culturale sviluppa 47 miliardi di euro di giro d’affari all’anno e si basa sui lavoratori dell’immateriale. Non capire questo è un suicidio totale, quindi se c’è un messaggio da dare in questa giornata è: ricordiamoci che pagare la SIAE non è pagare una tassa qualsiasi, ma è pagare il lavoro di musicisti, autori, editori e artisti di ogni tipo che ravvivano l'economia e la cultura del nostro Paese, una cosa importante per la vita di tutti noi perché ci rende la vita migliore.

 

 

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L'articolo Rockit intervista il presidente SIAE Filippo Sugar di Nur Al Habash è apparso su Rockit.it il 2016-04-23 10:00:00

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