La luce che illumina, il bagliore che oscura: in cosa consiste il mestiere del tecnico luci

Abbiamo intervistato Martino Cerati, il tecnico luci che ha seguito i maggiori tour indie italiani. Ci ha spiegato in cosa consiste il suo lavoro e perché è così indispensabile alla riuscita dello show.

Intervista Tecnico Luci
Intervista Tecnico Luci - I Verdena sul palco
21/09/2016 - 12:32 Scritto da Chiara Longo

Certe volte il pubblico non ci fa caso, ma alla riuscita di un bello show concorre non solo la qualità della musica, ma anche lo spettacolo di luci che va a sottolineare certi eventi dello concerto e, in definitiva, a creare la giusta atmosfera. Per questo abbiamo fatto quattro chiacchiere con Martino Cerati, un tecnico luci che nella sua carriera quasi decennale è stato in tour con i Punkreas, Roy Pacy, Fask, i Ministri, i Verdena e I Cani tra gli altri: ci ha spiegato meglio in cosa consiste il suo lavoro, quali sono i trucchi del mestiere e cosa vuol dire far parte di una crew affiatata, tutti elementi indispensabili perché il pubblico possa godere al massimo della musica dal vivo.

Ciao Martino, la prima domanda è forse la più banale, ma alle volte non tutti lo hanno ben chiaro. In cosa consiste esattamente il tuo lavoro?
Il mio lavoro fondamentalmente si può dividere in due aspetti: quello più tecnico, propriamente da tecnico luci, che consiste nel provvedere alle necessità pratiche di illuminazione, e quello più artistico, incentrato sulla ricerca estetica delle luci di scena per sottolineare alcuni momenti del concerto.

Come hai cominciato ad appassionarti a questo aspetto della realizzazione dei live?
Come puoi immaginare non è un percorso che nasce da una scuola, si tratta più che altro di una questione personale e di attitudine. Ho iniziato poco meno di 10 anni fa, quando ho incontrato i Punkreas, e ho iniziato a mollare il giro d'amici e buttarmi più che a fare il light design o il tecnico, a vivere un'esperienza. Con quell'esperienza, un po' alla volta, mi sono fatto una conoscenza dei vari locali italiani, ho conosciuto persone, sono arrivato al Magnolia di Milano, anche lì per esperienza, poi tra una cosa e l'altra sono arrivati i Ministri. La mia vita da freelance ha iniziato a crescere, ho preso più lavori personali, e con l'aumentare dei lavori il mio nome ha cominciato a circolare, e con lui la mia idea, intesa come il mio modo di fare. Migliorando il mio bagaglio di esperienza è cresciuto ancora e ancora, finché l'anno scorso nel tour dei Verdena ho potuto mettere in pratica tutto quello che avevo imparato. Allargando poi così il giro di conoscenze, anche a livello di agenzie e persone, si è aperto il canale de I Cani. È un percorso fatto di un sacco di gavetta, dove per gavetta intendo vivere le circostanze in cui stai facendo un tour che magari non ha presa e ti devi arrabbattare con 4 barattoli, devi inventarti le cose. Magari provi per 100 volte, per 100 volte sbagli e ti mangi le mani, per quanto la gente davanti al palco se ne accorga poco certe volte, la volta dopo conscio di quella cosa sei in grado di trovare una soluzione.

(I Cani sul palco con le luci di Martino Cerati, foto di Emanuele Cammarata)

A questo proposito, tu quando vuoi esercitarti come fai? Mentre un musicista può andare in sala prove, qual è la tua "palestra"?
La cosa che si avvicina di più alla prova è il computer, piccoli software, anche 3D, che ti permettono di provare diverse soluzioni grazie alle simulazioni dei faretti. Se hai un mixer sei avvantaggiato perché puoi attaccarlo al computer e provare. Stiamo parlando di un mondo freelance dove qualunque cosa ha un costo, non esiste un appuntamento fisso come le prove del martedì sera, è una cosa che parte dal computerino nella continua rincorsa alle figate. Alla fine ci spendi dei soldi, io adesso per esempio ho il mio mixer quindi se mi viene un'idea accendo il pc e la metto giù, anche senza avere in mente un tour o un concerto in particolare. È un po' come essere un grafico o un art director, appunti centomila idee su carta con la matita perché, può sembrare una cazzata, ma disegnare il rettangolo di un palco e abbozzare a matita delle posizioni o delle idee può servirti in un secondo momento a progettare un tour. È utile per incastrare tutte le idee e tirarne fuori una finale funzionante, che tenga conto degli aspetti economici, di quelli logistici di trasporto, della location, della stagione ecc. 

Come ti invece prepari per un tour? Fai delle riunioni operative per disegnare le luci insieme allo staff dell'artista? 
Questo dipende molto dal tour che stai facendo, per quel che riguarda me e la mia figura c'è tutta una parte tecnica legata al service, all'azienda che sta seguendo il tour, insomma, questioni tecniche che stanno al di là dell'artista. Molto dipende anche dall'importanza del tour. Ti faccio un esempio, l'ultimo tour de I Cani è un stato costruito tra me, l'agenzia, il manager e poi direttamente con Niccolò. Ci sono state varie riunioni in cui abbiamo disegnato prima di tutto un'idea, segnandoci le priorità, quello che avremmo voluto far trasparire a livello estetico, in questo caso il video. Quindi si è deciso quello che le luci avrebbero dovuto fare a livello concettuale all'interno dello show, ovvero ruotare intorno al video. Successivamente siamo passati a una fase di preproduzione e logistica: capire i mezzi migliori per realizzare l'evento, per esempio la necessità di noleggiare dell'attrezzatura. Poi c'è stata una fase più statica di prove e allestimento, in cui abbiamo costruito delle immagini sulla musica che vanno salvate per essere riproposte in determinati momenti e lanciate durante il live anche adattandole alle location. L'idea deve essere applicabile a più palchi possibile, da palchi piccoli a palchi enormi.

(Le luci di Martino per i Ministri, foto di Benedetta Balloni)

Quindi sei uno meticoloso, che prepara tutto...
Sono un maniaco (ride).

Ma ci sarà anche una bella parte di improvvisazione, immagino.
In una situazione completa avrai tutto il kit dei tuoi fari, le memorie salvate sul tuo mixer con settimane di lavoro, e in quel caso c'è poco da inventarsi, perché si tratta di riportare il tutto nella situazione ideale. Un tour tipo quello de I Cani si basa spesso su un pacchetto di elementi di fari a terra e un pacchetto di elementi di fari appesi, quindi c'è una parte diciamo così “trasformabile” da agganciare sempre a una parte di preoproduzione. Spesso ci si ritrova a dover rincorrere l'idea, perché ogni palco è diverso, i contesti sono diversi, gli elementi che influiscono sul palco sono sempre diversi, per esempio da un invernale a un estivo il cambiamento è drastico. Nell'invernale puoi avere il buio vero, magari nell'estivo ci sono i lampioni. È ovvio che non avendo un pacchetto di fari completo, ci si trova a rincorrere lo show, e a seconda di quello che il palco ti sta dando a livello di comunicazione, live si fanno delle modifiche, si subentra alle memorie salvate.

I musicisti avanzano richieste particolari? Qual è la più strana che ti hanno fatto?
Non mi ricordo chi fosse il gruppo, erano stranieri, ma una volta mi hanno chiesto di lasciare del bianco, e io come automatismo ho acceso le luci frontali del palco, ma in realtà loro intendevano le luci di servizio, quindi ho dovuto spegnere anche quelle per scoprire che volevano i neon sopra al palco. Anche Niccolò Contessa in passato ha chiesto il buio. Quando ne abbiamo parlato la prima volta ho pensato fosse una stranezza, ma poi aveva ragione lui, nel senso che in quel momento avrebbe dovuto girare molti locali diversi, incontrando gente diversa brava o meno brava, voleva dare una certa impronta estetica insieme ai video. Pur di non trovarsi con il fumo acceso a caso che da un po' la sensazione del mago col coniglio, e dall'altra parte le "luci pizzeria" (cioè quelle multicolori, belle se costruite in un certo modo ma molto rischiose se fatte male) Niccolò ha preferito il buio per mantenere la sua idea di forma estetica, ovviamente a un livello basso non avendo luci di contorno, però funzionale all'equilibrio scenico.

Secondo te quali sono le caratteristiche deve avere un tecnico luci per essere bravo?
Innanzitutto deve essere molto tecnico, capire quando si parla di cavi, elettricità, corrente ecc. e poi deve essere creativo ma con poco. Intendo creativo ma realista, avere la capacità di riassumere in dei concetti la musica. Io stesso magari passo ore a pensare a un'immagine che una canzone mi suggerisce, ma bisogna avere quella capacità di sintetizzare e comunicare in maniera efficace, oltre a seguire la ritmica del concerto, che sembra banale ma non lo è.

video frame placeholder

Visto che abbiamo parlato di fari, mixer, memorie, quali sono gli strumenti del mestiere?
Bisogna sempre considerare i due aspetti: il lato meramente tecnico è composto da nastro isolante e colorato, app del telefono, o comunque qualcosa per fare i conti numerici, un piccolo set di attrezzi come martello, pinza, Leatherman, la chiave regolabile e quant'altro. Per il lato più creativo fondamentalmente servono il mixer e il computer.

E invece prima di partire in tour cosa metti in valigia?
Una grande quantità di cambio intimo, mutande, calze, magliette, 2 o 3 pantaloncini o pantaloni a seconda delle stagioni, un megakit di farmaci, cavi, cavetti, roba d'emergenza che ti salva la vita, una giacca oppure costume e ciabatte, metti che ti capita la piscina? Se riesci a fare il bagno quel momento lì sono le tue ferie (ride).

A te piace la vita da tour?
Non posso farne a meno, vivo le fasi dell'anno in cui sono in tour e vorrei fermarmi e andare in vacanza, poi sono a casa, non vado in vacanza e voglio andare in tour. Duro una settimana.

L'episodio più divertente che ti è successo in tour?
Ci sarebbero tantissime robe che non è il caso di raccontare (ride). Così su due piedi mi vengono in mente solo cose da fine tour in hotel tipo addebitare tutte le birre sulla camera di un altro. Sono robe da crew, le dinamiche di tour che dipendono anche dalla gente con cui stai, è lì che ti diverti sono quei momenti che crei e capisci solo tu, alla fine ridi con delle cazzate.

(Martino Cerati)

Mi racconti la tua giornata tipo in tour?
Una volta in loco mi presento a tutti se non li conosco, a meno di emergenze mi prendo il tempo per prendere un caffè con tutti, perché relazionarsi è importante. Negli anni ho capito che quando si è tutti gentili da subito le persone diventano più disponibili a mezz'ora dal concerto a fare una piccola modifica perché sono tutti sereni.
Guardo il palco, individuo il materiale a disposizione, mixer, fari per terra, poi per un tempo variabile si prova, considerando che possono nascere mille problemi. Di solito quindi stacco un po' al bar, ceno se possibile, si fa lo show, e poi a dormire. Se c'è la squadra tecnica produttiva al seguito perché ci sono tante date, tendo sempre, se posso, ad andare via subito e se sono vicino a casa a dormire nel mio letto, o comunque mi organizzo per andare via direttamente e dormire un po' di più.

Immagino che durante la giornata ti capiti di fare cose pericolose come appenderti, collegare cavi elettrici, maneggiare strutture pesanti. Ti senti tutelato a livello di sicurezza?
Devo essere molto sincero, le cose sono molto migliorate negli anni. Soprattutto nell'approccio, col crescere di questo lavoro, con la creazione di una professionalizzazione, si è creato un sistema burocratico che ha fatto sì che dal punto di vista della sicurezza siano state imposte delle regole più rigide. La professionalizzazione è una cosa positiva perché vuol dire che esiste una gerarchia e una serie di persone a cui rispondere. Poi sta anche alla tua bravura sapere cosa puoi fare e cosa no. Purtroppo ancora tanto è lasciato all'interpretazione, se tu guardi per esempio il monte ore non corrisponde assolutamente alla realtà, ma alla fine si fa lo stesso. In Inghilterra certe volte sono pagati meno, ma esiste un ambiente di lavoro fatto di regole, il tuo stress di lavoro è riconosciuto, quindi hai il calendario a 6 mesi, è tutto costruito in modo da avere un quadro della situazione in anticipo, poi magari prendi meno ma puoi permetterti di rifiutare del lavoro.

Quanto guadagni da un tour con un italiano medio/grande come I Cani, Ministri, Verdena?
Devi considerare diversi aspetti: la mole di lavoro, con chi stai lavorando, l'attività che il tour genera. Il costo medio oscilla tra i 250 e i 300 euro al giorno. In italia non esiste l'incastro di più persone su un tour, c'è molto la mentalità che il tecnico tuo è tuo e basta tipo famiglia, all'estero è una cosa trattata molto più come un lavoro. A seconda di questi elementi nel momento in cui un gruppo ti chiede disponibilità per un anno, spesso devi dire di no, ci sono le bollette da pagare. Per ridere in quelle situazioni in cui un musicista mi vuole per molto tempo rispondo: "Mi paghi 2000 euro al mese e sto, restiamo insieme per tutta la vita". È bella questa cosa della famiglia, del girare insieme, è rock'n'roll, il tour è anche quella roba lì, molto meno professionismo molto più stare insieme, i Punkreas questa cosa ce l'hanno ancora di andare in saletta a caricare, fare la data in furgone, e poi scaricare sempre tutti insieme.



(I Cani all'Home Festival)

Quindi per vivere di questo lavoro quanti giorni l'anno stai in tour?
Con fatica un po' alla volta mi sono costruito dei canali di lavoro legati alle persone: mi viene riconosciuto, devo ammetterlo, che sono un elemento in più. Quello che genero e creo è un servizio richiesto, questo mi permette di avere delle buone richieste, ma non so per esempio cosa succederà questo inverno. Per me passa tutto dalla passione, rimarco il mio professionismo per una questione di rispetto, però ci vivo e spendo tanto, soprattutto per incastrare più tour e dare la disponbilità a persone a cui non posso negarla. Per rispetto del lavoro degli altri delle volte anticipo o metto dei soldi di tasca mia, perché se ho accettato un lavoro da un'altra parte e devo spostarmi in fretta, è un problema mio.

È l'essenza del freelance.
Esatto, comunque io alla fine ci campo, ovviamente più lavoro più guadagni più spendi, ma questa è un po' l'essenza della vita. È massacrante, quest'anno sono stato in giro più di 200 giorni ufficiali, e se conti gli extra (per esempio ora sto seguendo un festival di amici a Cassano Magnago), ci sto mettendo tutto il mio impegno non scritto, quei 200 giorni e tutti gli altri.

Durante la tua carriera, quali sono i più grandi cambiamenti che hai notato nel tuo lavoro?
La tecnologia continua a correre, si è livellata la scelta del mixer, con tutte le conseguenze economiche del caso. Tutti i club hanno potuto un po' alla volta aggiungere gli elementi tecnici, come i fari, che hanno migliorato l'aspetto tecnico legato all'illuminazione. Neanche poco, ci sono locali che 8 anni fa erano ingestibili, alcuni rimangono ingestibili, ma hanno un parco macchine non sempre top di gamma che però ti fa trovare un equilibrio strambo, e si può tirare fuori un bello spettacolo luci. Io non lavoro con le produzioni gigantesche, ma con gli indipendenti, e ci reputiamo un gruppo di martiri. Non ci aspettiamo nei prossimi 20 anni una rivoluzione che porterà tutti i locali a fornirsi di un parco tecnico sereno, ma negli anni la cosa è comunque migliorata. Ci sono i modi per fare le figate, ma non sempre puoi tirarle fuori con quello che hai. Ti faccio un esempio di un blu molto bello, blu congo si chiama, è un blu rossastro, se lo accendi in un club ha una storia importante, se lo accendi all'aperto alla festa del PD non esiste. Al contrario, si possono fare dei bei tour anche con dei fari ridicoli.

(Foto di Ziegel Meyer)

Ma ti piacciono i big show, le produzioni giganti? Qual è stato il concerto a cui hai assistito che ti è piaciuto di più in assoluto?
È una domanda strana e difficile per me. Parto dal presupposto che non ho gusti molto settoriali, passo da Biondi a "Roma Bangkok" (ride). Ho assistito più che altro ai concerti in cui ho lavorato, tipo i Tame Impala. Ovviamente tendo a interpretare tutto quello che vedo da un punto di vista tecnico, i tecnici sono così... però recentemente mi sono piaciuti i Soulwax, i Lumineers e gli Slayer che io non ascolterei mai, ma lavorandoci sul palco ho trovato che il loro concerto sia un'opera d'arte. 

Cosa consiglieresti a qualcuno che vuole tentare la tua carriera?
Si potrebbe beccare qualche rarissimo corso in cui prendi le nozioni e le metti via, però potresti conoscere delle persone, creare delle connessioni. L'altro consiglio che mi sento di dare è di non limitarsi al mondo delle luci almeno all'inizio, ma bisogna anche imparare a stendere i cavi per esempio, inserirsi per passione in qualche service e dare una mano un po' ovunque, montare le roba, e trovare le persone che ti diano un'idea di gruppo.

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L'articolo La luce che illumina, il bagliore che oscura: in cosa consiste il mestiere del tecnico luci di Chiara Longo è apparso su Rockit.it il 2016-09-21 12:32:00

COMMENTI (2)

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  • martinoo 8 anni fa Rispondi

    Ma certo, Franco! Assolutamente si. Fai conto però che è risaputo che per l'intimo con il nero non sbagli mai.

    M.

  • francogianni2016 8 anni fa Rispondi

    Ho un paio di mutande di un bellissimo color blu congo ... le consigli anche per gli show indoor ?

    Fammi sapere, un tuo fan!
    Franco