Ascolta "No Comment" di Nitro e leggi l'intervista

Nitro è tornato con un disco meno infuocato ma non per questo meno interessante

Foto di Mattia Guolo
Foto di Mattia Guolo

Nitro è uno dei rapper della Machete che seguiamo più da vicino perché (e lo diciamo dal 2015), al di là del mezzo scelto (il rap) è quello che attualmente incarna un'attitudine che potremmo considerare come più vicina al rock. Incazzato, mai domo, vendicativo, orrorifico: di lui si è detto di tutto, ma nel nuovo album "No comment" spuntano fuori anche momenti più riflessivi, una certa apertura verso l'esterno e alcuni momenti addirittura divertenti e diveriti. Ne abbiamo parlato con lui.

L'ultima volta che ci siamo sentiti nel 2015 ci avevi detto che Milano non ti facesse scrivere bene, come hai superato l'empasse?
Sono andato a Berlino per scrivere questo disco e avere la botta di ispirazione iniziale, quindi penso ancora che Milano non mi faccia scrivere bene. È un grande amore per me ma allo stesso tempo un grande odio, perché è la città che mi ha portato via dai miei genitori, dal mio mondo, ma è anche la città che mi ha fatto diventare quello che sono. Però se consideri che io sono un vicentino campagnolo e adesso giro per le strade di Milano senza navigatore, capisci che la città ormai la conosco e per scrivere cose nuove ho bisogno di vedere cose nuove, quindi ho deciso di viaggiare.

E in cosa ti ha ispirato in particolare Berlino?
Sei trattato come una persona diversa. Io a Berlino mi sono messo a cantare con un barbone fuori dalla stazione perché suonava la chitarra bene, era lì da solo, ho pensato: fanculo, sento che lo voglio fare, qui non c'è nessuno a riprendermi, non mi conosce nessuno. Ho sentito la libertà di nuovo.

Si capisce che hai respirato aria nuova già a partire dalle strumentali, hai fatto delle scelte insolite per te.
Per esempio? Dimmi cosa hai trovato di insolito.

Per esempio la base di “DM” è strana per te, è divertente, ha dei rimandi funky.
Sono d'accordo, “DM” è proprio un pezzo funk. Gli artisti veramente bravi sono quelli che ti nascondono quello che non sanno fare e ti fanno vedere solo quello che sanno fare. Io ho sempre amato il funk ma non mi sentivo ancora pronto, sono nato come rapper hardcore, la gente mi ricorda perché ho una voce che fa tremare i muri, è difficile fare un pezzo funk. Quel pezzo l'ho scelto perché la batteria mi ricordava i dischi di Busta Rhymes tra il 95 e il 97, che avevano le batteria tutte spostate, con solo cassa e un rullante alla fine senza motivo in controtempo. Questa parte è sempre stata dentro di me, ma non mi veniva. Adesso ne è uscita una puntina e credo che andando avanti andrò sempre più verso il soul.

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Anche nella voce questa cosa si sente tanto, ci sono alcune linee melodiche praticamente blues.
Assolutamente sì, io sono blues al 100% e le linee melodiche che mi vengono in mente sono quelle che ho ascoltato nella mia formazione.

Infatti si percepisce l'assoluta spontaneità con cui le canti. Anche se con l'intonazione non sei preciso, l'intenzione è perfetta.
Sto prendendo lezioni di canto, ma non essendo uno studioso di musica teorica non sempre mi rendo conto di quello che sto facendo, mi vengono spontaneamente, ma questa è la caratteristica del blues, la voce mi gratta come fosse un lavandino rotto però ti faccio vibrare il cuore. Prendi Robert Plant, chiaramente lui era perfetto in tutto, ma la sua voce trasmette sofferenza. Il blues è sofferenza, non è saper cantare.

Invece nel rap la parte tecnica è ancora molto importante per te.
A livello tecnico penso di essere uno dei rapper più forti in Italia e del rap so tutto, le strutture metriche, le rime. Adesso quindi voglio migliorare anche la parte canora.

Uno degli aspetti di cui si parla sempre con te o riguardo la tua musica è quel sentimento di rabbia repressa che ti porti sempre dietro. Adesso che la tua vita è cambiata, vivi in città, la tua musica va alla grande, hai una storia d'amore bellissima, sei ancora così incazzato?
Anche la persona che sta meglio al mondo si lamenterà sempre, siamo essere umani e ci lamentiamo per cercare di vivere meglio. La rabbia si trova in tantissime cose, e per questo devo ringraziare la mia fidanzata che mi ha fatto notare che non è che se le cose ti vanno bene non sarà per sempre così o il mondo è meno ingiusto. La sofferenza si vede ogni giorno nelle piccole cose. E non a caso in questo disco parlo meno di me e più della società, perché io sto bene, non ho più nulla di cui lamentarmi personalmente. Ho ancora degli scompensi interiori che riverso nella mia musica per esorcizzare, però il grosso del lavoro è stato fatto e in questo disco, che secondo me è di transizione, ho notato anche la merda che è intorno a me e che all'inizio non vedevo perché ero troppo concentrato a risolvere quella che avevo dentro.

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Invece un aspetto che mi sembra sia in continuità con gli altri tuoi dischi è il modo in cui rispondi alle critiche. Quando un hater ti da per esempio dello stronzo, tu rincari la dose elencandogli il peggio di te, quasi a dire che non solo sei uno stronzo, ma sei anche molto peggio di così. Li spiazzi.
Sì, questo non cambierà mai. Mostrarsi vulnerabili ti rende più forte degli altri, perché se tu ti mostri vulnerabile e fai vedere che non te ne frega un cazzo puoi distruggerli in qualsiasi momento. Quando tu offendi una persona dentro di te vuoi che quella persona stia male per quello che gli hai detto, perché vuoi essere ascoltato e che la tua critica abbia considerazione, quindi è sempre una cosa egoista. Come ci resti se fai una critica e l'altra persona ti ride in faccia?

Oltre al cinema che c'è sempre stato nel tuo immaginario, adesso si ritrovano molte serie tv a partire dai titoli delle canzoni, come “San Junipero”. Perché hai scelto di citare Black Mirror?
Semplicemente è il prodotto artistico che al momento va più vicino alla mia idea di società.

Nel live ci saranno delle novità sul palco? Pensi di prendere degli strumentisti?
Ci saranno importanti novità, soprattutto nel tour che partirà ad ottobre, voglio inserire tante novità a livello scenografico. Di solito sono uno minimale, sono dell'idea che un mc e un dj possono farti la festa del secolo se sono fortissimi, però è anche vero che l'occhio vuole la sua parte, un po' di spettacolo ci vuole e ho tutte le intenzioni di farlo.

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L'articolo Ascolta "No Comment" di Nitro e leggi l'intervista di Chiara Longo è apparso su Rockit.it il 2018-01-12 12:45:00

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