Il favoloso mondo di Mauro Da Re

In quattro anni ha caricato su Rockit più di 107 brani sotto almeno 6 nomi diversi, tutti belli. Scopriamo insieme chi è Mauro Da Re.

Mauro da Re
Mauro da Re

Mentre pensavo a questa intervista avevo già in mente il titolo: "Chi è Mauro Da Re, il musicista più prolifico d'Italia", ma poi si sa, le cose non vanno mai come te le immagini, perché parlando al telefono con Mauro la conversazione ha preso una piega che non avevo preventivato. Pensavo di parlare con un qualche nerd dello studio in cameretta, sempre perso tra macchinette, synth e bottoni, e invece ho seguito il Bianconiglio nella tana di Da Re, il musicista più prolifico e sognante d'Italia. Negli ultimi 4 anni, con almeno 6 moniker diversi, ha caricato su Rockit oltre 107 canzoni, quasi tutte fregiate di "disco del giorno", dei piccoli capolavori lo-fi incollocabili nello spazio e nel tempo. E questo, solo per quanto riguarda i nomi che riportano direttamente a lui: chissà dietro quanti ep e dischi dal Veneto c'è il suo zampino. Abbiamo voluto farci spiegare meglio da dove arrivano tutti questi nomi e questo profuvio di canzoni, e abbiamo scoperto un musicista di un'Italia nascosta che ha da raccontare delle storie bellissime a chi sa ascoltarle. Parla tantissimo e spesso devia da una storia a un'altra, ma si potrebbe stare ore a sentirlo raccontare la storia di una torta di mele o di una Vespa a Napoli. La nostra intervista.

Quando ti ho scritto ieri per concordare la telefonata mi hai detto di chiamarti dopo le 12 perché prima saresti stato a lavoro. Che lavoro fai?
Faccio il commerciale in un'azienda e viaggio anche in tutta Italia. È un lavoro tosto ma è creativo anche questo.

Ho fatto un calcolo, partendo dai moniker che risalivano a te, ma magari qualcuno può essermi sfuggito: negli ultimi 4 anni hai inviato a Rockit 107 canzoni, sotto almeno 6 nomi diversi, e hai preso quasi sempre il bollino di "Disco del giorno". 
Sì, ne ho un disastro di canzoni!

Tra i vari moniker che ho trovato c'è: A Man with his broken piano, Bestia, A Big Silent Elephant, Elephant Soap Bar, La mela nel/del Piave... ne dimentico qualcuno?
Ci sono più o meno tutti, ne ho avuti altri in passato tipo Ugly Bear, ho sempre cambiato nome.

E come mai apri e chiudi progetti così velocemente?
Per me è molto importante la musica ma non nel modo in cui si pensa che debba essere importante o come la recepiscono gli altri, da come me la raccontano. Per me la musica è come ricordare. Sono sempre stato appassionato di foto e mi piace tanto ricordare le cose belle, infatti faccio sempre polaroid anche di cose che succedono qui a casa, ho documentato i due anni bellissimi de La Mela, perché mi piace ricordare i momenti e le persone con cui li ho condivisi. Sarà un po' romantica come cosa, ma mi piace proprio ricordare le sensazioni che ho provato. Quando hai dei pensieri in testa, che sia un progetto o una ragazza che ti piace, e speri che vada tutto bene, hai una sensazione irripetibile. A me piace fissare su supporto, che sia una foto o una registrazione, quel tipo di sensazione. Se poi va male, almeno sai di aver fatto qualcosa di bello, che resta. Ho avuto anche la fortuna che ognuna di queste cose che ho fatto mi abbia portato in posti nuovi, e mi abbia fatto conoscere altre persone, quindi quella foto o quella registrazione da un ricordo può diventare un veicolo verso cose nuove. Per questo produco cose in continuazione, sono tutte fotografie di questi momenti. A volte si sono evoluti in cose ancora più belle.

Proviamo a mettere ordine: mi racconti che cos'è La Mela e com'è nata?
Mi avevano chiamato per fare un concerto con Krano, che è un altro mio grande amico. Avevo deciso che sarebbe stato il mio ultimo concerto.

L'ultimo in assoluto o l'ultimo per un moniker in particolare?
L'ultimo in assoluto, in quel periodo avevo deciso di dedicarmi alle foto e magari fare musica tenendola per me. Volevo imbarcarmi in un'impresa, ovvero andare a Napoli con la mia Vespa, 27 ore in un viaggio solitario a Ferragosto, sono riuscito ad arrivare a Napoli, sono rimasto lì e poi sono tornato. Quando sono tornato da questo viaggio da solo, con questa Vespa che non mi aveva mai tradito, che poi si è rotta il giorno dopo quando l'ho presa per andare al Piave a 5 km, giuro, è caduta a pezzi, per 1900 km non mi aveva dato nessun problema, sensazioni bellissime, sugli Appennini da solo... insomma sono tornato molto ricaricato, però avevo deciso che sarebbe stato l'ultimo. Mi incontro con Krano, passiamo una bella giornata qui a casa mia con la band, e poi partiamo. In viaggio mi fa "Sei sicuro che è l'ultimo?" e io "Sì sì, poi basta, magari mi dedico ad altre cose, ti registro, però basta suonare". 

Le ultime parole famose?
Sì perché arrivo lì e vedo una ragazza bella, bella, bellissima, con un vestito di fiori, e dico al batterista di Krano "Ma guarda quella ragazza, è bellissima" e lui mi fa "Be', dedicale un album no?". Allora vado sul palco e improvviso tutte le canzoni, tutte, dalla A alla Z. Non fu un granché di concerto però a qualcuno è piaciuto, mi hanno detto che era strano.

Ma a lei è piaciuto?
No, però poi sono riuscito a parlarci. Io te lo giuro, non so come mi è venuto, ma le ho detto "Senti ma ti invito a fare una torta di mele ci verresti a casa mia?". Lei mi guarda e mi fa "Sì". Però il bello è che io il forno a casa l'avevo rotto, e quindi ho pensato "Ma che cazzo ho fatto!". Poi non ci siamo sentiti ma sono riuscito a contattarla e mi ha detto che dovevo aspettare non so, un mese, aveva delle cose da fare... quindi ho pensato che non l'avrei più rivista, anche se mi ero attrezzato con un fornello a casa. Un giorno a casa mia c'era Marco, con cui avevo registrato e avevamo fatto dei concerti in duo, e gli ho detto "Marco ma se io volessi fare un disco per una ragazza che mi piace, e lo volessi chiamare "Torta di Mele", tu mi aiuteresti?". Così in un giorno ci siamo messi, io col basso in linea e lui con Fender Rhodes, abbiamo registrato tutto, missato fino alle tre di notte, e la prima canzone era pronta. E mi è venuta questa cosa di fare sempre una canzone al giorno senza poi toccarla. E siamo riusciti a farlo anche con l'aiuto di altri che sono venuti a registrare, e abbiamo fatto questo album, "Apple pie". 

Allora ho scritto alla tipa per dirle che anche se non ci eravamo trovati, io la torta di mele l'avevo fatta. Allora le ho dato una copia del disco. Ne avevo stampate solo due, l'altra l'ho portata con lei in un posto che mi piace tantissimo e l'abbiamo gettata in un pozzo. Lo so che sembra stupido, è una cosa un po' romantica, però io non ci penso, ho deciso di vivere così, facendo tutto quello che mi va di fare, come quando ero bambino. Comunque fatto sta che sono riuscito a darle il disco e a lei è piaciuto! Infatti poi ha anche cantato su alcuni miei brani. Poi le cose sono andate un po' così, insomma, non come mi aspettavo andassero a lungo termine, però adesso è diventata una mia amica. Con La Mela siamo riusciti a fare delle cose bellissime, ci hanno chiamato ovunque, Parigi, Berlino, abbiamo conosciuto tante band fantastiche.

È una storia bellissima.
È tutto vero, poi siamo andati avanti per un bel po' con La Mela a fare cene e registrare. Io la intendo un po' così, non mi interessa fare un prodotto da spingere, merito a chi lo fa, per me è una cosa diversa. La Mela è stata una storia e posso raccontare quella storia, che adesso è finita e voglio seguire nuove spinte. Uno dei complimenti più belli che mi fanno è che il suono è molto vintage, perché il mio ricordo più bello è quando da piccolo andavo in macchina con mio papà che mi portava sempre in giro, e aveva questa cassetta con sopra scritto "Bitols", con la I. Ero proprio innamorato di quella cassetta. Che poi non c'erano soli Beatles, c'era tipo una canzone, per il resto c'era musica italiana, e non so perché, forse era il vinile da cui l'avevano copiato, sfumava, perdeva giri, si interrompeva, e io cerco sempre quel tipo di effetto sui miei dischi perché mi fa ricordare di quando andavo in giro con papà, stavo bene e c'era quella cassetta, e io sentivo tutti i difetti che in qualche modo la rendevano unica, ce l'avevamo solo noi quella cassetta e ce la ascoltavamo di continuo.

Devo proprio chiederti che periodo della tua vita era quando ti chiamavi Bestia.
In realtà Bestia è venuto fuori quando ho sentito il primo disco di Krano, che secondo me è bellissimo, e mi ha spinto a misurarmi con l'italiano. Bestia mi è venuto così, perché mi piacciono tanto gli elefanti ma non volevo mettere elefante nel nome, allora ho messo Bestia che si può interpretare in tanti modi. 

Quando l'ho recensito la prima volta non sapevo assolutamente nulla di te. Era il 2015 e scrivevo: "Me lo immagino, vestito come il Drugo, gonfio come un caco, che non c'ha voglia di uscire perché fa troppo freddo o troppo caldo, perché non gli va o perché gli è venuta in mente un'altra melodia sbilenca e proprio non riesce a staccarsi dalle sue macchinette." 
Quel periodo in effetti era un po' così, però Bestia più che altro racconta del mio paese, Tezze di Piave, si sta proprio bene qui. C'è un albero dove andavo da bambino, e adesso ci vanno tutti i miei amici a suonare e sta diventando un posto importante per tutti. Per esempio una volta un blog francese mi ha chiesto di indicare cinque posti da visitare a Venezia, ma io non sono di Venezia, allora ci ho messo tre posti di Venezia e l'albero, come se fosse una cosa importante da visitare per i turisti! A me piacciono i posti piccoli, mentre tutti puntano sempre alle cose enormi. 

Leggendo i nomi dei tuoi album o i riferimenti nelle tue canzoni non riuscivo mai a capire se si trattasse di luoghi figurati, oggi scopro che è tutto vero. L'albero esiste, la mela riguarda una mela, non si va per metafore.
No, io voglio prenderla un po' così. Secondo me se crei delle cose senza preoccuparti tanto di come vengano recepite ti tornano indietro delle cose belle, e riesci a coinvolgere delle persone che oltre ad essere creative per i tre minuti di durata della canzone, buttano fuori tutto perché non stai scrivendo una canzone sul nulla, ma su una cosa che è successa e tu l'hai vissuta. È raccontare la storia per come la vedi tu, come quando ti innamori e vedi tutto il mondo più colorato, se esco nel mio cortile quando sono innamorato lo vedo pieno di colori, anche il muro, mentre se non lo sono è grigio. Io voglio far sentire quanto vedo. 

L'ultimo disco che mi hai mandato è quello dei Tea Party. Questa formazione com'è nata?
Avrebbe dovuto essere il terzo capitolo de La Mela, e devo ringraziare tantissimo Andrea Da Dalto, che ogni domenica mattina alle 9 è venuto qui a fare le batterie, poi scendevamo a mangiare e io finivo le registrazioni da solo. Si chiama così perché avevo messo su questo bootleg dei Velvet Underground registrato al Boston Tea Party, che poi è anche un partito politico ma non me ne frega niente. E poi stavamo davvero bevendo il te. E oltre a quello se pensi al veneto, "ti parti" significa "tu vai". La prima canzone "Oh Lilly" è nata una notte che ho dormito in un b&b per il Carbonia Film Festival, e lì avevo visto una foto bellissima di una bambina vestita da ape con sua mamma. "Wonderland" l'avevo già scritta e registrata con Beyza, è dedicata al mio babbo, e l'ho rifatta adesso coi violini di Margherita e le chitarre di Marco. "A Mea" l'ha tirata fuori Krano, in dialetto veneto significa sia "Amala" che "La Mela".

 

Quindi è un rimando interno continuo. Ho un'ultima domanda: l'alcool che ruolo ha in tutto questo?
No, assolutamente, io sono tranquillissimo, bevo anche un sacco di acqua! 

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L'articolo Il favoloso mondo di Mauro Da Re di Chiara Longo è apparso su Rockit.it il 2018-10-22 12:30:00

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