Anche in Italia i morti non muoiono mai

Non avrai altro trinità al di fuori di Ketama, Franco 126 e del Califfo

Che il fenomeno della risurrezione dei cantanti passati a miglior vita per scopi più o meno commerciali sia ormai quasi comune nel mondo dello showbiz internazionale è una roba nota. Dall’ologramma di Tupac al Coachella del 2012 sino al tour virtuale di Whitney Houston che debutterà il 23 gennaio 2020 in Messico, è ormai diventata quasi una pratica comune. Sono due anni in fondo che continuano ad uscire brani di XXXTentacion. Tuttavia c’è modo e modo di evocare gli spiri del passato. Per usare Virgilio: “Parce Sepulto”, traducibile con “Lascia in pace chi è morto”. Oppure, citando il Dandi di Romanzo Criminale, “Lassa perde i morti”. Il pezzo prodotto da Don Joe e che vede protagonista Ketama, Franco e Franco Califano, pubblicato a mezzanotte sul canale Youtube di Bomba Dischi, travalica i confini dello spazio e del tempo. E mette in collegamento pure un paio di piani astrali in sequenza. 


Svelato una settimana fa sulla pagina Instagram di Ketama, “Cos’è l’amore” supera il recinto della trap, del rap, o di un genere più o meno definito di musica, per toccare l’olimpo della canzone italiana in generale, senza se e senza ma. In fondo lo stesso Ketama si era detto molto emozionato per questo pezzo, visto quanto per lui (come per molti) rappresenti Franco Califano e la sua canzone: “Lui è forse l'unico artista pop italiano al quale mi sono mai ispirato e cantare sulla stessa base con lui e mio fratello è stata una delle imprese più improbabili che potessi raggiungere nella mia vita, ringrazio quindi don Joe per aver reso possibile tutto questo e il maestro che spero ci stia guardando da lassù e che da lassù continua a dare una direzione alle nostre vite”. 


Franco Califano è stato il cantore per eccellenza di quell’amore lì, un po’ balordo e un po’ malato, un po’ disperato e quando attacca: “Adesso cantano l'amore/ Adesso scrivono l'amore/ Non c'è argomento oltre l'amore/ Non c'è nient'altro da cantare/Ma pochi sanno il suo valore/ Qualcuno accenna il suo dolore/ Tanto fa rima con il cuore/Ma pochi sanno che cos'è” è ovvio che si rimanga lì, di sale, con la mascella a mezz’aria a contemplare il baratro dei nostri cuori. Un piano che suona senza tempo, senza spazio e senza confini fa poi il resto.

Come se non bastasse ci pensa Ketama, quando i giri del pezzo aumentano nella seconda strofa, a rincarare la dose: “Ogni cosa bella poi muore/Ha vita breve come un fiore”. Ketama, forse inconsapevolmente, traccia un parallelo oltre le Alpi, tirando con sè gli immortali versi del poeta francese del Cinquecento François de MalherbeRose, elle a vécu ce que vivent les roses/ L'espace d'un matin” (Rosa, ha vissuto quel che vivono le rose, lo spazio di un giorno).


Il secondo ritornello affidato ancora a Franco Califano, e Franco 126 ci stende definitivamente, con un’altra strofa che, da sola, vale il prezzo del biglietto: “Col respiro affannato rincorro un sorriso che scappa/ Siamo fiori annegati tra le ortiche e tra l'erba alta”. “Cos’è l’amore” di Don Joe è insomma un pezzo gigante, destinato a fare scuola ed essere preso come esempio virtuoso e luminoso per le prossime generazione di cantanti, artisti e, perché no, poeti. E se trovate una definizione migliore di quel sentimento dolce-amaro che è l’amore di questa che canta Franco 126 fatecelo sapere, perché tanto vi crederemo mai.

Non so cos'è l'amore, forse è una contraddizione/ Una lucida fullia, un bluff a carte scoperte/ Stringersi forte soltanto per lasciarsi andare via.

 

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L'articolo Anche in Italia i morti non muoiono mai di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2019-09-20 16:19:00

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