Il compleanno di Maggio

Maggio è un rapper milanese, nato romano e apparentemente asiatico (ma molto bene integrato). Bazzica la moda e fa roba "emo". Un Ep e due brani fuori, che fareste bene ad ascoltare

Tutte le foto dell'autore
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Maggio è stata una delle scommesse di Rockit per il 2019. Quando ne abbiamo parlato, più di un anno fa, era una delle cose più fresche nel calderone del nostro CBCR, adesso è una delle promesse meglio mantenute. Ma non è solo questo. Per me Maggio è un amico, un collega, una specie di compagno di banco: ha tirato in mezzo me e la mia gang nella sua gang, moltiplicando gli amici, i colleghi e i compagni di banco. Quest'anno non solo l'ho visto crescere professionalmente, prendersi sempre più sul serio, scrivere quindici strofe a settimana, firmare un contratto editoriale e entrare in Asian Fake, l'ho visto parte di un gruppo sempre più grande e affiatato, l'ho visto spargere il nome della sua crew, la Klen Sheet, che alla fine sono i suoi nostri amici. Tra tutti, innanzitutto c'è Ste, Tanca, il producer altamurese che completa le parole del rapper di Bracciano.
Stamattina è il compleanno di Roberto, Maggio invecchia ma non sembra. Ieri hanno beccato Bonti e poi hanno fatto serata. Ci vediamo a casa di Ste in fondo alla linea verde della metropolitana. Sono un po' in hangover, c'è un po' di disordine, Robi si fa due uova e Ste il caffè. Chiama Ngawa per fare gli auguri. "Sbrigate a fare i pezzi Ngawa". Ci sediamo e dipaniamo l'imbarazzo di far diventare questa mattina un'intervista.

Stamattina hai fatto lo stesso percorso che hai fatto per un po' di tempo nell'ultimo periodo. Da casa tua a casa di Ste, da Crescenzago ad Abbiategrasso.

Maggio: Sì, è più o meno un anno che lo faccio. Nel periodo del mio compleanno ho cominciato a venire da Ste per fare Cancello, c'era solo quella all'inizio. Doveva uscire proprio questo giorno un anno fa, il 4 ottobre 2018. Poi l'abbiamo ritardata fino a Febbraio. 

Cosa è cambiato in quest'anno?

Maggio: Torno a casa più tardi, sicuramente. La disposizione dei mobili di casa di Ste è cambiata un botto. Poi abbiamo un sacco di pezzi in più, doppia cifra superata da tantissimo. E soprattutto siamo più seri. (ridono entambi) Non è vero... Diciamo che sicuramente ho un anno in più. 

Quindi ne hai tipo sedici?

Maggio: (ride) No, ne ho ben 26.

Un'età ottima per iniziare a dire che la musica è il tuo lavoro.

Maggio: No no, il lavoro è dopo che ho "reccato" i pezzi. Prima di "reccare" i pezzi è ancora solo divertimento, e lo sarà sempre spero. Il lavoro è la comunicazione, gli incontri, gli scontri, gli scambi di opinioni, persone fatte di nomi e cognomi.

Beh allora direi che in 'sto periodo stai lavorando un bel po', sei tutti i giorni in Asian Fake...

Maggio: Quello è perché non so fare le cose senza ansia. Controlliamo, andiamo lì, ne parliamo, diciamo "oh che si fa", ma in verità questo con tutti, non solo con Asian. Anche con Ngawa che sta giù, "oh, ci mandi le strofe?". Quest'attitudine la teniamo, perché funziona tenere tutto sotto controllo. A parte quello che non puoi avere sotto controllo.

E cosa non puoi avere sotto controllo?

Maggio: Le altre persone, le loro vite. Le puoi guardare, ma poi devono fare loro. E non possiamo tenere sotto controllo nemmeno quello che succederà in base a quello che facciamo. Poi possiamo spiegarlo nella miglior maniera possibile...

In che senso spiegarlo?

Maggio: Ti faccio un pezzo, e per fartelo arrivare al meglio cerco di comunicarlo, anche prima e dopo l'uscita del pezzo, nella miglior maniera possibile. Molte volte un progetto viene spiegato o non spiegato, e anche in base a quello uno si fa un'idea o un'altra di quello che quel progetto é... ma tanto noi abbiamo Peppe (ndr: Ratematica, illustratore della crew Klen Sheet) che fa un casino della madonna e si vede subito chi siamo, noi gli veniamo dietro e lui viene dietro a noi, quindi, oltre la musica, credo che sia abbastanza facile capire dove stiamo andando a parare. C'è tutto un apparato intorno di gente. 

Quindi la Klen Sheet è una grande comunicatrice?

Maggio: È una comunità di recupero, probabilmente (ridono).

 

E tu Ste? Ti senti parte della fase del lavoro dove bisogna comunicare o preferisci pensare solo ai suoni e alla musica che produci? 

Tanca: Fare suoni è comunque comunicare. Facciamo musica per comunicare, alla fine, è uno dei motivi principali. Fare le cose insieme, essere una crew, è figo proprio perché ci sono tante persone che vogliono comunicare qualcosa, che hanno necessità di farlo. Da lì nasce il metterci insieme, cercare un modo o una strada che accomuni un po' tutti: sostanzialmente ad accomunarci è il fatto che siamo abbastanza spontanei. Vedi come è messa questa casa... è anche la rappresentazione della musica che faccio.

Maggio: Ad esempio, tu devi fare un videoclip per un pezzo, che magari ti dovrebbe dare una mano a fare arrivare meglio il pezzo, e di solito questo è il lavoro di qualcun altro. In questo caso, però, è anche la passione di qualcun altro: quindi, nel momento in cui mi serve un lavoro c'è una persona che fa quella cosa per piacere; io faccio la mia cosa per piacere, e quindi, almeno tra di noi, è tutto un fare un lavoro per un altro, ma che per noi non è un lavoro, alla fine. Questo rende tutto molto easy.

Quindi a unirvi è un modo simile di dire delle cose diverse o dei modi diversi di dire la stessa cosa?

Tanca: Dipende da come la vedi, ma sostanzialmente può essere sia una cosa che l'altra. Siamo prima amici e poi collaboratori, ma poi il fatto è che per qualche motivo gli amici che sento tutti i giorni sono quelli con cui alla fine lavoro. E non è un "voglio che la mia vita sia così"... è andata così, ed è bello per quello. Niente di deciso o di voluto, è andata, ed è figo per quello.

Maggio: Io ci pensavo, ma non ho mai forzato le cose. Prima di iniziare a fare pezzi sono passati 7, 8 mesi. Prima era tutto un "facciamo cose, parliamo di musica". Solo con Ratematica è diverso, il primo giorno che l'ho conosciuto gli ho comprato una maglia, c'era scritto "Cacciatore di fica", era tipo tre anni fa. Ma pure lì, prima di iniziare a fare proprio cose insieme è passato tipo un anno. Non c'è fretta, non c'è arrivismo.

Beh, però, di tutto il linguaggio del rap, una cosa che vi è rimasta è quell'arrivismo del "volerci arrivare". È uno dei pochi stilemi del rap che avete.

Tanca: Quello perché ognuno di noi vuole vivere di quello che ama fare. Non è nemmeno "volerci arrivare", è proprio un voler fare i soldi con queste cose (ride). Nasce come pura esigenza di esprimersi, ma poi si inizia a invecchiare e hai l'esigenza di fare queste cose semplici come vivere, pagare le bollette... E il life goal diventa riuscire a fare queste cose con un'attività che ti piace. 

Maggio: Però, nel momento in cui facciamo i pezzi, si pensa a tutto fuorché a venderli. C'è differenza tra il fare i soldi con la musica e fare i soldi "dopo aver fatto la musica". Io continuo a reputare il lavoro mio tutto quello che viene dopo la produzione di un pezzo. Ho fatto un pezzo della madonna, mentre lo facevo non c'era nessuna contaminazione del tipo "voglio farci qualcosa", dopo che l'ho finito dico "ok, questo può andare in questo progetto, può spaccare, possiamo farci un video, comunicati stampa, robe". Quello è il lavoro con cui faccio i soldi, in verità con la musica di per sé non li faccio. La cosa che mi piace di più è proprio che la vivo come un gioco. Quando sei piccolo ti fai il tuo castello di sabbia e dici "madonna è il castello di sabbia che volevo io!". Pure ora, quando facciamo i pezzi, è un dire "faccio il pezzo che manca a qualcun altro, lo faccio io per ascoltarmelo io". Ogni volta che finisco sono fomentato dalle mie robe. Cosa farci coi pezzi viene proprio dopo. Poi sì, lo stilema di parlare nei pezzi della voglia di vivere di musica mi è rimasto un botto, e ce lo metto dentro.

Alla fine è sincerità anche quella, uno potrebbe dire "fanculo i soldi,  fanculo i fasci" in modo quasi più poser rispetto a un altro che dice "voglio fare i soldi". 

Maggio: Più che altro dire tutte quelle robe implicherebbe anche avere una cognizione di tutto quello che dici. Mentre dici "fanculo i fasci" o critichi qualcosa, se non sei preparato fai una figura di merda gigante. 

Ma a prescindere dall'essere preparati, voi vedete una dimensione politica in quello che fate?

Maggio: Momentaneamente no. Io mi reputo molto ignorante. Ho provato a farmi spiegare cose o ad entrare in quel contesto lì, ma non ci capisco niente. Chiaramente mi sento in difetto, mica la vedo come una cosa positiva. Però avendo un sacco di cose in testa mie da gestire, mi distraggo, non ci penso. Credo tuttavia che se una persona cerca di vivere nel modo migliore possibile per sé stessa e per le persone che ha intorno, già qualcosa di politico, a livello umano, lo fai. Fai le tue cose, non metti i piedi in testa a nessuno. Chiaramente una coscienza in più sarebbe sempre meglio, ma per ora non mi sono mai immaginato di parlare di queste cose qua. Perché c'è chi lo farebbe meglio, quindi non mi ci metto.

Pensiamo alla crew che siete: un asiatico, un po' di meridionali, un bresciano, un nero italo-francese-africano... e non è finita qui. È evidente una rilevanza politica, ma non ve ne frega niente, non fa parte della comunicazione vostra sottolineare questa cosa.

Tanca: Infatti potremmo giocarci su, dire "guardaci, siamo l'antipolitica", però non ce ne frega un cazzo.

Maggio: Potrei "flexarmi" che ho imparato la r da solo, che vuol dire che i cinesi si possono ambientare in Italia (ride). È una cosa che non ci interessa sbandierare, ma che a livello umano si esprime. A me da un po' fastidio, mi mette un po' ansia quando la gente parla del fatto che sono cinese. Se devi fare un articolo sul fatto che ho scritto un pezzo e ci metti la parola "cinese", mi sento a disagio. Perché non c'entra niente in verità. Non è una cosa che reputo importante.

Tanca: Quando ascolti una canzone mica guardi in faccia chi la sta cantando. Se è forte a fare rap, a dire quello che dice, basta, finisce lì. Poi ovviamente c'è chi sfrutta l'occasione per parlare di altro. Sticazzi: a lui non gliene frega niente, a noi non ce ne frega niente di sottolineare che uno è africano, che l'altro è omosessuale e parla di tutto tranne che di quello e via dicendo...

Maggio: Io sono della Roma ma quello lo dico (ride). È un tratto che posso completamente confermare. 

 

L'ingresso in Asian Fake, però, da questo punto di vista sembra quasi ironico.

Maggio: Quando è successo di riconsiderare l'idea di fare le cose con qualcuno – perché uno parte all'inizio dicendo "nono famo tutto da soli", poi ti rendi conto che a volte può essere un limite fare tutto da soli, e allora ti alleni a valicare questo limite con degli strumenti di pensiero e ti dici: "sai che c'è, andiamo a parlarci". Quando abbiamo deciso di lavorare insieme io ho detto "questo è un cerchio che si chiude, perché se dovevo fare una cosa che faceva ridere nella vita, era questa". La cosa buona è che non sfrutto questo discorso, ci scherzo, ma non me ne fotte un cazzo se questo ha un effetto o meno. Tanto che l'altro giorno ho incontrato un ragazzo sui navigli, si era ascoltato l'EP, sulla cover siamo noi quattro, e lui non sapeva assolutamente chi fossero quei quattro, se c'era uno di loro che rappasse. Poteva essere una foto qualunque.  

È bellissimo, perché emerge che la cosa che più avete a cuore di comunicare, se possiamo in qualche modo individuarla, non è tanto "guardaci siamo tutti diversi", quanto più "guardaci, questo è il frutto di un gruppo". L'anima è veramente forse la comunità, prima ancora della diversità di ognuno.

Maggio: Sì, perché, senza fare slogan del cazzo, noi la diversità non la percepiamo. Non ci ho mai pensato. 

Alla fine che cosa comunica Klen Sheet, sotto sotto? Il gruppo. Questo lo vedo ritornare in un botto di cose in Italia, sia a livello commerciale che nell'underground, soprattutto nel rap. Poi a voi è successo di essere così amici e lavorare insieme per caso, ma allo stesso tempo è una piccola salvezza. Credete davvero che la salvezza stia nel gruppo?

Maggio: Secondo me sì, cioè, se capita sì. Se non capita trovi un altro modo. Però è capitato e quindi bomba. Da solo 'ste pippe mentali me le facevo uguale, magari se non avessi conosciuto sta gente avrei fatto altro in un altro modo, o magari non avrei fatto niente. Non lo posso sapere, pazienza. Il gruppo è figo perché è sempre una modalità di confronto molto aperta e puoi tranquillamente essere in torto come nella ragione, ma non farci un caso sopra. Non è un posto di lavoro dove uno ti dice "tu hai sbagliato", poi torni a casa e ti ripeti "'sto pezzo di merda" e non chiarisci, e te la tieni lì, e magari ripeti la volta dopo, e finisce che devi dividere con la vita fuori dal lavoro... No, noi facciamo le cose e poi andiamo a magnà. È quella la cosa buona. Se hai delle regole, diciamo "di rispetto", puoi benissimo lavorare con gli amici. È difficile, ma si può fare. Scazzi un po', ma si va.

 

Voi due scazzate mai?

Tanca: Noi raramente, meno che con il resto della Klen Sheet. È successo, ma niente di che. 

Maggio: A volte sono distrazioni, a volte che uno gli rode il culo a prescindere.

Tanca: La fortuna, tra me e lui, è riuscire a capire quando uno sta sbagliando. Poi magari uno dice "no, non ho sbagliato, non ho sbagliato" e tu "bro, sto cercando di farti capire che non è un problema se sbagli, ma semplicemente capisci dove si può fare meglio". Al massimo con altri puoi trovarti qualcuno di più testardo e la lite dura un po' di più, ma alla fine, come dice lui, si va tutti a mangiare insieme. 

So che non avete in programma solamente regolari uscite come Maggio...

Maggio: Sì, in pentola bolle anche un progetto più collettivo, un po' diverso, ad ora però non possiamo ancora dirvi nulla. È una roba nata stando in giro quest'estate con un po' di gente e la strumentazione... 

Che cosa ti fa rodere il culo di più?

Maggio: Ho questa impazienza che se fosse per me io procederei così: scrivo, registro, butto fuori il giorno dopo. Però è controproducente, se facessi così non riuscirei a starci dietro "come un lavoro".

E a parte la musica?

Maggio: Comunque aspettare. Mi mette angoscia. All'inizio, appena mi conosci, sono calmo, poi più mi attacco a qualcosa più ci tengo, e le mie reazioni possono essere in qualche modo smodate. Mi accorgo che è un limite mio. Infatti pian piano sono sempre meno le cose che mi fanno davvero rodere il culo, perché, mentre dovrebbe rodermi, il mio cervello si attiva e dice "però c'è anche l'altro lato... cosa sta succedendo nell'altra persona? Perché è in ritardo? Perché è scazzata?", nel momento in cui c'è una motivazione, mi scende tutto e non sono più arrabbiato.  

Forse questo è veramente diventare grandi, avere ventisei anni...

Maggio: (ride)  E comunque ci sono le volte che dico "ti capisco, ma le conseguenze del tuo gesto sono che adesso io ti devo rompere il culo". È più un "lo faccio perché tu capisca, non tanto per la rabbia". Capita un botto, perché comunque io vivo con Peppe e con Teo, un mio ex collega di lavoro con cui siamo rimasti amici, e in casa si litiga, è normale. Siamo diversi, dobbiamo scontrarci per incastrarci.

Mi ricordo un viaggio in 90, circa un anno fa, dopo che eravamo andati con Nicolò Valandro a vedere una mostra di cui non capivamo un cazzo. Mi ricordo che, appena prima che io scendessi di corsa dall'autobus, tu mi dicesti: "mi sento nel momento prima della tempesta, nei secondi che precedono il casino". È arrivata quella tempesta?

Maggio: Sì, è arrivata. E non è una tempesta che poi finisce. Può solamente peggiorare, fa più casino, o dentro di me o comunque nel mondo. Unica cosa che si può fare: abituarcisi. Viverla bene.

Tanca: Un anno fa, tipo a Gennaio, Roberto ha iniziato a dire: "la settimana prossima sarà una settimana del cazzo", nel senso buono. Non è ancora finita quella settimana. È iniziata e non finisce più, ma in maniera positiva. Nel senso che si lavora, non sai dove sbattere la testa, devi andare lì, lì, lì, fare cose... 

Maggio: Io so di avere degli scompensi fisici sotto pressione. Se so che va così, mi preparo un pochino a gestire stress, ansia e robe varie. Un problema mio è che non so riposare nei momenti giusti. Ad esempio: sono tornato a Milano l'8 Settembre, ho fatto una spesa il 10 Settembre. Ad oggi non ne ho ancora fatta una nuova per casa, perché non ci vivo più. Sto sempre qui da Ste o qui vicino da Giumo, Giuseppe che suona negli Inni. Notturne, neanche più l'ultima metro. Perché? Perché voglio fare i pezzi. Non so se finirà mai questa tempesta, perché alla fine è tutto interiore.

Da quel momento lì è sempre stato tutto un essere sul punto di qualcos'altro.

Maggio: Sì, doveva uscire Cancello, mi ricordo. Abbiamo sentito al telefono il primo mix di Talpah... Forse era un Mercoledì.  

E intanto dal vivo state diventando sempre più bravi.

Maggio: Io tengo ancora chiusi gli occhi quasi sempre. Tranne quando vedo gli amici intorno, lì ho meno paura.

 

È bellissimo quel momento in cui ti accorgi che non stai più solo dicendo la verità di te stesso, ma che la tua verità è diventata anche quella di qualcun altro. "Questa cosa era vera per me, ma è vera per Ste, è vera per Peppe, o addirittura per il pubblico..."

Tanca: Sì, io piangerei in quei momenti.

Maggio: Infatti stiamo aspettando il live a Milano apposta. Lo vedo come una seduta molto grande in cui tutti si sfogano. La stanza degli specchi: ti rivedi in ogni angolo del posto. Il live al MI AMI è stato in questo senso qualcosa di incalcolabile. Da quando me lo hai proposto fino al giorno prima, io ho avuto un botto di volte la sensazione di cadere nel vuoto, perché mi immaginavo il palco dalla prospettiva di chi suona, poi sono salito ed è stata una botta incredibile. "Sembrava che tutti sapessero già le canzoni a memoria", mi dicevano. E certo! C'erano tutti gli amici venuti da tutta Italia! "Ti sei portato il pubblico da casa?", no sono venuti loro, che è diverso. Per cui tutto quello che poi è successo è stato una figata, come la data in Puglia a casa di Ste, che è l'altro posto che ci ha formati musicalmente.

Tanca: È bellissimo quando la gente ti conosce ai live piuttosto che su Spotify. Perché è molto più real, arriva subito quello che facciamo e come lo facciamo.

Domanda di saluto. Ci siamo beccati qui da Ste dopo un anno che avete iniziato a lavorare insieme: ditemi ora una frase che vi farò sentire quando sarà passato un altro anno da oggi.

Tanca:  Prima dico una cosa a me stesso: Ste non fare più il cameriere, spero tu non faccia più il cameriere. Poi a entrambi dico: nuova casa, magari uno studio e venti euro in più nel portafoglio. 

Maggio: Fra un anno secondo me devo avere almeno tre dischi in testa. Magari l'ipotesi di cambiare casa – giusto perché almeno posso urlare, ché il mio vicino non mi lascia fare niente. E in più starò meglio di così. Ma questo è ovvio, è scontato. Basta.          

 

 

Oggi esce Latte Versato, il nuovo singolo di Maggio. 

Maggio è in tour, qui le date:

 

 

 

 

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L'articolo Il compleanno di Maggio di Pietro Raimondi è apparso su Rockit.it il 2019-10-28 10:33:00

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