Ai quattro angoli del mondo con Mahmood

Abbiamo incontrato Mahmood in occasione della pubblicazione del suo ep "Gioventù bruciata"

Foto di Attilio Cusani
Foto di Attilio Cusani

Abbiamo visto Mahmood sui palchi di x Factor e Sanremo, l'abbiamo visto duettare con Fabri Fibra ed è appena stato pubblicato il suo nuovo ep "Gioventù bruciata". Di lui ci hanno colpiti la capacità di unire il soul ed r'n'b con le sonorità del pop più moderno e l'abbiamo invitato in redazione per sentire dal vivo la sua voce e chiedergli qualcosa in più su tutti i luoghi che cita nelle sue canzoni. La nostra intervista a Mahmood.

Partiamo dalle coordinate geografiche: tu sei italoegiziano, nel nuovo ep citi diversi luoghi fisici, Asia, Berlino, Milano, Cuba... cosa porti nella tua musica di tutti questi luoghi?
Cuba l'ho usato come pretesto in quel pezzo, stavo cercando di figurarmi nella mia mente un luogo che potesse essere l'esatto opposto di Milano d'estate. Per quanto riguarda l'Asia invece, devi sapere che sin da piccolo sono stato molto appassionato di cartoni animati giapponesi, e mi è rimasta la fascinazione per questi luoghi. Il brano a cui mi riferisco, "Asia e Occidente", credo mi rappresenti molto, infatti l'ho ripreso anche nella copertina dell'ep, su cui indosso una maglietta con la stampa di un Pokemon e ho un disco rosso dipinto sulla faccia. Mi piace che la mia musica sia anche rappresentata dalle immagini, mi piace connettere i due mondi. 

A livello di video infatti curi molto l'estetica.
Infatti per l'ultimo video, quello di "Milano Good Vibes", ho collaborato a stretto contatto col regista Attilio Cusani, che è un mio amico, abbiamo scelto insieme le location perché io immaginavo alcune cose e lui altre, all'inizio è sempre difficile far collimare tutte le idee. Poi abbiamo trovato la quadra e sono molto soddisfatto dell'immaginario che stiamo creando.

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Per quanto riguarda il tuo rapporto con Milano? In una canzone dici di essere di Milano Sud...
Sì, sono cresciuto proprio a Milano sud-sud, Gratosoglio, ho fatto le scuole in periferia. Sono molto legato a quella zona, perché tutti i miei ricordi di infanzia sono ancora lì. Uso molto i mezzi, prendo sempre la 79 che mi passa sotto casa. Avevo la macchina ma l'ho distrutta.

In una canzone dici che tornare a casa a piedi non è cool...
...non per uno come me che veste vecchie Puma.  Magari per gli altri andare a casa piedi è una cosa da sfigati, ma non per me che di strada ne ha fatta tanta. Non sai quante volte ho fatto a piedi dal Duomo a casa mia! (Sono circa 7 km, ndr)Tanto mi metto le cuffie e vado.

E poi nello stesso pezzo dici che sul tram non ascolterai né l'indie né Rihanna. Cosa vuol dire?
Li ascolto tutti e due, ma in quel contesto volevo dire che provo a ribellarmi a me stesso, ai miei stessi schemi.

Sono cose molto personali comunque, come nascono le tue canzoni? Come le scrivi?
Di solito parto da un testo e poi mi metto al piano, sono abituato così. Altre volte mi mandando dei beat, per esempio per "Asia e Occidente" ho lavorato così, funziona soprattutto per i brani più up-tempo, per esempio anche "Mai figlio unico" l'ho scritta con Ceri partendo da un suo beat.

(foto di Attilio Cusani)

Per questo ep hai lavorato anche con altri produttori (oltre a Ceri, Muut e Katoo), secondo te in cosa hanno migliorato i tuoi brani?
Per quel che riguarda la produzione, penso che abbiano aggiunto delle sfumature che mancavano. Quando suono piano e voce sono io al 100%, ma le produzioni richiamano subito un mondo e collocano più facilmente i miei brani, che magari piano e voce non sarebbero così immediati. Invece la loro produzione li rende diretti, per esempio in "Asia o Occidente" ho fatto aggiungere una specie di muezzin, perché mi piacciono i richiami orientali. Spesso li faccio io con la voce, poi pitchiamo le parti. Anche in "Anni '90" quella voce stranissima che senti, arabeggiante, è la mia tutta modificata fino a farla diventare suono.
Da piccolo mio padre in macchina mi faceva ascoltare le cassette e mi diceva "Alessandro, questa è cantante più brava d'Egitto" (imita l'accento egiziano, ndr), e io le odiavo, perché a quell'età vuoi ascoltare solo la tua musica (ride)...

...e soprattutto non vuoi ascoltare quella che ascoltano i tuoi genitori.
Esatto! Pensa che mia madre la mattina mi svegliava con Luca Carboni, e non lo potevo sentire perché per me rappresentava la sveglia della domenica, io volevo dormire e lei era lì che passava l'aspirapolvere e cantava "Mare, mare, mare"!

A proposito di famiglia, mi racconti com'è nata "Mai figlio unico"? Perché poi mi risulta che tu sia figlio unico.
Sì, sì, allora per quel brano sono partito pensato a un certo tipo di famiglia. Nel mondo ci sono tanti tipi di famiglia, io credo di far parte di una famiglia non tradizionale, e di non essere neanche l'unico a vivere questa situazione, perché, per esempio, ci sono tanti casi di genitori separati o di figli che crescono con un solo genitore, o di genitori che poi formano altre famiglie. In "Mai figlio unico" cerco di raccontare quello che è stato il mio mondo da piccolo: nato a Milano Sud, cresciuto da mamma sarda e papà egiziano. Ho vissuto tra due mondi, ma ad un certo punto devi scegliere tu dove vuoi stare.  

E della Sardegna di tua madre cosa ti porti dentro?
Io a casa parlo sardo! Naturalmente mi porto tante cose perché ho trascorso intere estati in Sardegna, poi mia madre ha 12... aspetta che sbaglio sempre poi mia madre si arrabbia. Insomma ha tanti fratelli e sorelle, siamo una famiglia molto grande, quindi l'orgoglio sardo non manca.

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Mi dici una cosa che hai imparato da Fabri Fibra?
Da lui ho imparato che non bisogna mai avere paura di chiedere. Il feat. per "Anni '90" gliel'ho chiesto in un periodo in cui lui era davvero impegnato, avevo appena scritto per lui il feat. di "Luna", ci mandavamo note vocali ma lui era a Los Angeles per girare il video di "Stavo pensando a te". Io invece ero in Sardegna, stavo scrivendo, e gli ho mandato il pezzo. Lui subito mi ha risposto "Beat fighissimo, testo pure, appena posso ti faccio due barre". Io non avevo neanche avuto il coraggio di chiedere, che lui si era già portato avanti, e mi dice che la settimana successiva sarebbe stato a Milano. Io pensavo che ci sarebbero voluti in realtà mesi, invece la settimana successiva mi ha mandato davvero la sua parte. Ero felicissimo. Ecco cosa mi ha insegnato: bisogna sempre farsi avanti e mai dubitare delle proprie doti.

 

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L'articolo Ai quattro angoli del mondo con Mahmood di Chiara Longo è apparso su Rockit.it il 2018-09-24 15:25:00

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