MI AMI 2007: Siamo l'esercito del (Do It Your)Self

(Belli, allegri, ragazzi dell'apocalisse - Foto di Ivan Rachieli)



"Noi siamo i giovani
I giovani i giovani
Siamo l'esercito
del (Do It Your)Self"
(Catherine Spaak – "L'esercito del Surf" C-Pa mashed up)

Tutto parte chiacchierando con uno dei fotografi del MI AMI, uno dei più bravi, uno che c'era fin dall'inizio (percorrere le strade assieme porta a maturare una sensibilità simile: questo dà forza e compattezza). "La cosa più assurda l'ho letta sul forum di Rockit, con una tesi allucinante su gruppi dilettantistici. Ovvero dopo anni spesi a dire che per i gruppi piccoli che spaccano non c'è spazio, ci lamentiamo perchè suonano davanti a duemila persone". Questo è uno dei punti. Un'opinione che esprime una insignificante piccolezza; ma che al contempo significa molto su che cosa voglia dire ottenere risultati in Italia. Come se realizzare qualcosa di Bello e Grosso, senza aver concesso assolutamente nulla a nessuno, generasse fra i cosiddetti operatori del settore uno sterile malcontento, un rigagnolo di bile che scorre in assoluta ipocrisia fuori dai luoghi deputati al confronto civile e si annida nelle gole di alcuni operatori del settori pronti, come i peggiori dei giornalisti musicali (?), a vomitare più che scrivere/favorire/costruire qualcosa di buono e utile.

L'altro punto è contenuto sempre all'interno di questa frase: "gruppi dilettantistici". Quest'anno il MI AMI, per il terzo anno consecutivo ha voluto dare spazio a chi di spazio nei precedenti anni non ne aveva mai avuto: 103 live act diversi in tre edizioni (oltre a 13 dj set, 3 reading-set, un radioreading/djset, 16 fumettisti). Diversi. Soltanto Marta Sui Tubi e Offlaga Disco Pax hanno avuto l'onore e l'onere di esibirsi due volte al nostro Festival. Numeri da capogiro, che danno l'idea della pluralità e del fermento di questa Italia musicale maestra della dispersione e così lontana dal sapere valorizzare i propri talenti (quelli veri; invero è molto attenta a finalizzare facile giocando sui clichet). Ma anche numeri che da soli non bastano. Perchè il MI AMI è innanzitutto nato per fare ascoltare musica bella, e quest'anno – nonostante la Qualità della proposta musicale del festival sia stata davvero alta – non tutti si sono meritati al 100% il palco in cui suonavano. Non per demerito e neanche per incapacità: semplicemente perchè in Italia i gruppi capaci davvero di suonare dal vivo sono pochi. Credo che una grossa colpa sia la miscultura del live, cioè la scarsa abitudine a confrontarsi con il pubblico. Autoreferenzialità senza comunicazione. In Italia, così nel "mainstream" così nell'"indie", spesso si preferisce adeguarsi ai canoni. Nella nicchia inoltre si preferisce rintananarsi in un atteggiamento minoritario rassicurante e snobistico, piuttosto che scendere in mezzo alla gente con la Fame di chi ha veramente qualcosa da dire.

L'anno prossimo la direzione artistica del MI AMI terrà necessariamente conto di questa cattiva abitudine. Faremo scelte precise per adeguare ancora di più all'aspettativa del pubblico il livello della proposta, perseguendo l'obiettivo primario del festival della Musica e dei Baci: condividere e stare bene. Perchè dopo aver combattuto i mostri dei pub non ci interessano ora i fighetti autoreferenziali. Abbiamo un'Idea di Musica che è bravura ma anche attitudine e umanità. E se quest'anno su 43 band abbiamo potuto vedere tantissimi concerti molto belli, l'anno prossimo tutti dovranno rimanere assolutamente colpiti da questa omogeneità di fondo e dalla Qualità sempre alta del cartellone.

Detto ciò, però, assieme ai 12.000 che hanno stretto il pugno con noi, possiamo per un attimo fottercene sia del punto 1) che del punto 2) e goderci questa Vittoria. Quest'anno ci siamo tirati fuori da una mischia che non sentiamo più nostra. Lontano, leggeri. Quest'anno abbiamo voluto fare cose Importanti. E chi ha orecchie per intendere, questa volta farebbe meglio a darci peso.

CHE COSA E' INDIE E CHE COSA E' IMPORTANTE
Giorgio Canali nel videobackstage del MI AMI curato dal prode Villa (potete vederlo in questo speciale), si incazza con Rockit perchè "Il mondo non è l'indie, l'indie non vale una sega come tutto il resto". Giorgio Canali – dobbiamo dirlo – si incazza spesso e facilmente (molte volte a ragione). Per fare un esempio personale, la prima volta che ci ho parlato mi scaricò addosso una vagonata di merda che Rockit sembrava fosse la peggiore delle latrine puzzolenti. Poi, però, mi ringraziò perchè dei suoi dischi avevano sempre parlato bene. Erano altri tempi. Tipo che l'indie non andava così di moda e al contempo non aveva quel sapore un po' sfigato e vorrei-ma-non-posso e ancora non c'erano tributi&pupi vari in giro. Il punto però va focalizzato, perchè quello che dice Giorgio è in parte vero. Ogni momento storico ha le proprie etichette, ma non saperle interpretare e soprattutto fermarcisi è mortale. Rockit non è, semplicemente, indie-rock. Possiamo dire che siamo cresciuti con l'indie-rock perchè vi abbiamo trovato delle potenzialità importanti, e nel contempo lo abbiamo fatto crescere diventandone un punto di riferimento (che vuol dire anche riferimento critico). Ma il discorso non è legato all'ambito, bensì al soggetto. Non abbiamo scelto l'indie-rock; abbiamo scelto le potenzialità. Cioè la bellezza e la bravura degli artisti, non il loro essere indie. E così faremo anche in futuro. Quest'anno – lo avrete visto nei cartelloni – il MI AMI ha effettuato un giro di boa, perdonatemi il calembour, importante. E' un chiaro smarcamento ideologico nei confronti di una parola che più che rappresentare uno stile stava tracciando i confini di un ghetto. Il nostro festival è ancora un festival della "musica indie e dei baci", perchè la maggior parte delle band che vi suonano sono di estrazione "indie", cioè escono per etichette indipendenti e hanno un suono avvicinabile a una categoria del genere. Però urgeva fare un passo oltre. Spostare in avanti il discorso. Meno ghetti, più traghetti. Stiamo navigando verso la maturità artistica di una scena e vogliamo provarci senza paura. E' per questo che il MI AMI, da quest'anno, non è più, soltanto, indie. Non possiamo permetterci di andare alla società con un etichetta così facile e così brutalmente venduta alle istituzioni da altri circuiti che invece hanno accettato la via, ruffiana e pericolosissima, dell'intortata politica. Se il prezzo è perdere noi stessi, preferiamo lasciare ai posteri l'indie e tutte le piccolezze che gli stanno attorno. I nostri obiettivi sono più alti. Più duraturi. Più massicci. Spingiamo per entrare nella Cultura Italiana e portare la nostra Nuova Onda.

L'ESERCITO DEL DIY E LA NUOVA ONDA
Credo che il desiderio di ognuno di noi sia fare un mondo migliore, dove la Musica Buona abbia più spazio e più rispetto. Per questo non possiamo concederci la paura, nè la puzza sotto il naso. E se vogliamo veramente incidere all'interno della cultura ufficiale dobbiamo anche relazionarci con le istituzioni e i media che le rappresentano. Entrambi forniscono l'assioma dello status della società in cui siamo. A noi sta giudicare cosa non vada bene, a noi sta il potere e la volontà di cambiare il malus quo. Chi non lavora non fa l'amore. Relazionarsi in chiave critica è la via. Capirne i meccanismi (non, lascivamente, accettarli) e conquistarsi il proprio spazio. Riuscire a superare gli ostracismi del Vecchio che, per quieto vivere e sicuro dominare, tende a supportare solo chi non fornisce rotture nei confronti del quotidianamente consentito (pensiamo ai finanziamenti concessi a "di-chi-ci-si-può-fidare" senza valutazioni quantitative/qualitative sull'oggetto; pensiamo ai patrocini concessi solo a chi sa solleticare prurigini elettorali; la gestione del denaro pubblico è clientelare e i risultati sono sotto gli occhi di tutti anche se pare che molti non abbiano interesse ad accorgersene). Non siamo in un Paese dove le (ri)generazioni hanno spazio; non siamo in un posto dove è normale vedere manager arrivare 40enni al top delle loro carriere; e men che meno in politica possiamo parlare di spazio ai giovani: esempio eclatante ne sia il nascente Partito Democratico, che non ha neanche un under-40 all'interno delle sue file. Il MI AMI è un'espressione pura, incontaminata e assolutamente condivisa di uno Spirito che sta nascendo dalle ceneri ormai consunte di questa Italia in lunghissima decomposizione. E' la naturale evoluzione dello spirito Do It Yourself che nasce negli anni '80 e si diffonde attraverso distro e fanze, circuiti alternativi a giri ufficiali. Siamo tutta gente che ha dovuto lottare quotidianamente per trovare una propria dimensione. Che ha imparato a suonare senza passare dalle scuole. Che s'è inventata professioni musicali o artistiche senza capire bene a quale ambito di Partita IVA affidarsi (e senza nemmeno capire bene la Partita IVA proprio). Che ha creato ricchezza per un Paese che forse nemmeno se n'è accorto. Siamo un esercito ormai. Belli, allegri e sinceri come in una canzone dei Tre Allegri Ragazzi Morti. E, almeno dal punto di vista musicale (ma anche più puramente creativo: pensiamo a tutti gli espositori dei banchetti, coi loro mostri o i loro libri o le loro autoproduzioni; pensiamo al MI FAI, con tutti i suoi fumetti), finalmente abbiamo la nostra Onda, da cavalcare con le nostre tavole customizzate e colorate. Uno Spazio nostro dove poter mettere in circolo e condividere. Questa era l'idea che Fiz (quest'anno davvero lucidissimo e trascinatore) auspicava tre anni fa, questo è il MI AMI che poi tutti (organizzatori, volontari, musicisti, espositori, fumettisti, pubblico, tu) abbiamo costruito. Partendo da lontano, certamente. Forse proprio da quel 1997 in cui Rockit si formò quasi inconsapevolmente. Dieci anni che sono stati sempre più una presa di coscienza e un avvicinarsi vertiginoso alla maturità di quello che è partito come un impulso. Una affermazione/sensazione – quel "Pensiero Stupendo" che abbiamo festeggiato in questo magico 2007 – che si è rivelata poi solo con la tenacia, la professionalità e la passione per quello che era: una risposta concreta, tangibile, fisica (le migliaia di contatti quotidiani al sito, i 12000 di questa edizione del MI AMI) ad un mondo massificato senza Poesia. Cioè quel magma intangibile e fondamentale che irriga di fuoco la terra sotto i nostri piedi, e che Rockit cerca instancabilmente giorno dopo giorno riponendovi la propria speranza di Salvezza. Questa la Nostra Onda, questa la nostra traiettoria, questo il nostro Stile. E oggi più di ieri conoscerete la nostra velocità.

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L'articolo MI AMI 2007: Siamo l'esercito del (Do It Your)Self di Carlo Pastore è apparso su Rockit.it il 2007-06-27 00:00:00

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