Fotografare i musicisti: i bellissimi scatti di Henry Ruggeri

Il fotografo di Virgin Radio ci racconta la sua passione per la musica e le storie nascoste dietro ai suoi scatti più belli.

05/09/2017 - 12:41 Scritto da Libera Capozucca

A chi lo chiama “fotografo” risponde che si sta sbagliando, eppure ha scattato per i nomi più importanti della musica internazionale e può considerarsi amico di personaggi del calibro di Marky Ramone e di molti altri. L’abbiamo incontrato nelle Marche e ne è uscita una lunga chiacchierata: si è parlato del suo lavoro, del presente e del passato, di musica e di come risulti insospettabilmente difficile non sentirsi soli con una macchina fotografica in mano. La nostra intervista a Henry Ruggeri.

Certe volte la contentezza è figlia della fortuna, che non indugia mai verso chi tenta la sorte. Henry Ruggeri è contento: ha rincorso e afferrato la sua fortuna quel giorno di quasi trent’anni fa in cui, spacciandosi per “fotografo” di una rivista musicale, si è presentato ai Ramones – suoi idoli di sempre – diventando poi il loro fotografo esclusivo. Da quel momento il suo sogno gli ha tracciato la strada da percorrere, ed oggi è il fotografo ufficiale di Virgin Radio e uno dei più apprezzati sulla scena musicale. “Fotografo io? Sono solo un appassionato di fotografia che ama ritrarre la musica. I grandi veri sono Helmut Newton e Anton Corbijn a cui mi ispiro da quando ho iniziato. Il mondo è pieno di persone col pallino della fotografia, ma pochissime raccontano realmente qualcosa. Io ci provo ogni volta”. Parafrasando: umile testardaggine che non teme il confronto con un panorama sempre più popolato, ma sempre meno preparato. La fotografia per Henry è un pianeta alternativo, una via d’uscita, l’occhio attento sulle cose che lo appassionano. 



(Billie Joe Armstrong dei Green Day)

Pensiamo alla musica: importante è sviluppare uno stile personale con la propria voce o impugnando uno strumento, proprio come una macchina fotografica. In questo modo, ritrarre gli altri equivale anche a raccontare di sé, e se gli “altri” sono i grandi della musica con cui si entra in relazione ad ogni concerto, la faccenda ha indiscutibilmente un certo fascino. Perché alla fine ogni scatto cattura un’emozione dal palco mentre ne stai vivendo una personale, e non è sempre oro quello che luccica sotto i riflettori. Per chiarire questo concetto, Henry cita Marky Ramone in merito ad una chiacchierata sulla condizione di solitudine del musicista. “Sentirmi solo è la mia caratteristica esistenziale” – gli riferiva l’amico - “una sorta di maledizione a cui sono sottoposto continuamente. Quando vivo in tour non vedo l’ora di tornare a casa; quando torno, sento già il bisogno di ripartire”.



(Henry e Marky Ramone)

Henry avverte lo stesso senso di disadattamento dopo aver macinato chilometri da solo tra un concerto e l’altro e, quando è di ritorno, cerca il contatto con l’esterno tanto quanto la necessità di allontanarsi dal mondo: “La cosa più dura è ristabilire il proprio baricentro emotivo dopo aver viaggiato incessantemente e aver lavorato in mezzo a migliaia di persone. Il tempo concesso per lo scatto è lo spazio di un attimo, un esercizio di alienazione: quel momento faticosissimo da gestire in cui arriva l’adrenalina del pubblico alle tue spalle mentre ricerchi concentrazione e ispirazione. Non sei lì per assistere allo show, tre pezzi al massimo poi te ne vai, ma la potenza della musica e della folla è una droga di cui non puoi fare a meno”.



(Shirley Manson dei Garbage)

Ci spiega che oggi, nel suo lavoro, la velocità è ciò che conta; la quantità a scapito della qualità. La cosa gli crea un certo disagio. Provenire dall’analogico e dalla carta stampata gli rende incomprensibile lo scatto “a raffica”, senza studio dell’immagine. Per questo il suo approccio si riconosce in uno stile preciso: Henry fissa il soggetto messo ben a fuoco con inquadrature dritte, pulite, grandi. Le stesse che ritagliava da ragazzino tappezzando la sua stanza, e che fissava dal letto. Non ama le gallery e fino a quando non ottiene unicità dal suo scatto, sente insoddisfazione. “Trent’anni di lavoro sottopalco mi hanno permesso di ritrarre i più grandi del rock: Ramones, Metallica, U2, Eddie Vedder, Radiohead, Springsteen, Muse, Coldplay. Ma l’unico che sfida ogni volta la mia macchina fotografica è Dave Gahan dei Depeche Mode: istrionico. Non seguo la musica italiana, non la apprezzo molto; salvo gli Afterhours e Carmen Consoli per personalità e stile”.



(Brandon Boyd degli Incubus)

Ci confida che una delle esperienze più interessanti che gli siano capitate è stata gestire per un giorno la pagina Facebook dei Depeche Mode. Per promuovere l’ultimo disco, la band aveva messo in palio le chiavi di amministratore dell’account ufficiale, in ogni paese toccato dal tour, al fan/personaggio famoso/collezionista che avesse dimostrato di meritarne l’onore. “Nella mia richiesta, io ho scritto qualcosa che suonava più o meno così: Potrei essere il vostro amministratore per un giorno solo per un semplice motivo: rispetto agli altri ho odiato profondamente i Depeche Mode fino a quando non li ho visti per la prima volta dal vivo”. A quel punto, la vittoria è andata ad Henry, che ha poi ottenuto una valanga di consensi, pubblicando le foto di un concerto della band ad Abu Dhabi.



(James Hetfield dei Metallica)

Gli chiediamo qual è la foto che maggiormente ama tra innumerevoli altre, ci risponde che non ne ha una in particolare, ma che ricorda con piacere uno scatto ai Metallica venduto ad un collezionista diverso tempo fa, e che si sente molto legato alle immagini dei fan durante i concerti. A pensarci bene, ad una foto è affezionato: quella pubblicata su Virgin Radio, di un ragazzo che stringe a sé una ragazza appena conosciuta sulle note di “Enjoy the silence" dei Depeche Mode. “Ho avvicinato due fan che non si conoscevano per una foto insieme. A distanza di tempo quel ragazzo mi ha contattato per ringraziarmi: lo scatto aveva causato la rottura con la sua fidanzata di allora, inaugurando una nuova storia d’amore con la tipa conosciuta al concerto. Proprio una bella storia da raccontare”. A questo punto ci salutiamo. E adesso anche noi abbiamo un’interessante storia da condividere: quella di un artista che ha inseguito e raggiunto i propri sogni.

---
L'articolo Fotografare i musicisti: i bellissimi scatti di Henry Ruggeri di Libera Capozucca è apparso su Rockit.it il 2017-09-05 12:41:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia