Cronache da un negozio di dischi: considerazioni di fine estate

Edizione settembrina della rubrica da Slow Records di Cecina: considerazioni di fine estate e l'importanza del supporto familiare

L'estate è finita e il bilancio è che sono soddisfatto. Stanco ma felice, ho dato tutto: dalla bottega al mercatino, dal festival vero e proprio al party con banchetto. Ho provato ad esserci sempre, con mio padre a tappare i buchi, la mia fortuna.
Avevo promesso una puntata monografica sul babbo e adesso lo sputtano. Affettuosamente. Più o meno. Seriamente, non riuscirò mai a ringraziarlo abbastanza.

La storia è semplice e credo sia la stessa di molti miei coetanei che hanno cercato di fare impresa in questo paese. Quando fu chiaro che da solo non sarei riuscito a gestire la mole di lavoro senza un dipendente, entrò in gioco lui: in punta di piedi, come semplice tutto fare e senza conoscere una briciola del mestiere. Adesso vende stock interi ai colleghi che fanno i mercati, ravanando su Facebook e sul web in cerca di contatti, con la stessa ossessione di uno 007 a cui hanno sterminato la famiglia.

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Il magazzino è il suo regno ed è lì che tende le sue trame, io lo supervisiono, ma ciò che c'è la dentro è 100% frutto dei suoi sbattimenti. Sono sotterrato di domande ad orario variabile e la sua presenza in bottega è prevedibile ma maledettamente improvvisa e devastante, come un uragano tropicale. Quando sento il ronzare del suo suv koreano dal muso felice in avvicinamento sono già sulle difensive: è un ex giornalista e la bulimia di informazioni mica si perde, il gusto per la pura indagine e il fact checking non si svende.

Solo una volta placatosi si ritira in magazzino e lì, silenziosamente, rimane per intere cazzo di ere geologiche. Definirlo entusiasta sarebbe ridicolo, se lascio una rivista in giro per casa viene letta, dissezionata e mnemonizzata nell'arco di una serata. Soprattutto "Vinile" gli piace un sacco.

È impagabile mentre cerca di pronunciare band come i Circle Jerks, ad esempio, e qual è la section di riferimento e perché, ma lo è ancora di più quando la situazione è sotto controllo e si muove verso l’elettronica come un commesso di Phonica, cercando Mika Vainio ad esempio (R.I.P). Ho parlato con lui dei Pan sonic? Non credo.

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In generale, la sua capacità di adattamento e la sua presenza mi hanno permesso (finalmente) di farmi un bel po’ di cazzi miei, corredati da molti live. Radiohead e James Blake, Erykah Badu e Mary J Blige, Moritz Von Oswald, Horace Andy, High on Fire: nessuno al di sotto delle aspettative.

Ho ascoltato parecchio dub roots, roots reggae, dancehall e reggae contemporaneo che non conoscevo (ad esempio, i Groundation sono una super band). La naturale conseguenza è che la sezione in levare si è arricchita di nuovi Lp. Adesso per un Peter Tosh c’è un Junior Mervin, per un Jimmy Cliff un V.A. tributo a General Echo, per ogni Catch a Fire un Lloyd Chalmers, per un Lee Perry un Frankie Paul.

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La precedenza ai most wanted ovviamente, ma finalmente riesco ad operare anche nelle profondità dei generi meno richiesti, riuscendo a soddisfare anche clienti più esigenti e avvicinandone altri. Dirigo il traffico qui dentro, in fin dei conti.
Detto questo, presumo che anche i vigili abbiano diritto alle ferie, giusto? Perché sono le 18:30 e mi lascio cullare un po’ troppo da "Me and Mrs Jones" di Billy Paul e sento che quasi quasi mi addormento.

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L'articolo Cronache da un negozio di dischi: considerazioni di fine estate di Alessio Cruschelli (Slow Record Shop) è apparso su Rockit.it il 2017-09-19 09:47:00

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