Troppa pubblicità al disco di Drake, gli utenti di Spotify negli USA chiedono il rimborso

Gli utenti premium si sono visti apparire brani di Drake in tutte le playlist, anche se il servizio promette altri livelli di personalizzazione

03/07/2018 - 12:39 Scritto da Chiara Longo

Su come funzionino le playlist di Spotify ci sono poche certezze e moltissime ipotesi: se da una parte sappiamo che esiste un "mercato nero" delle playlist, vero core-business della piattaforma di streaming, dall'altro ci sono alcune playlist che dovrebbero essere governate da altri parametri. La Viral 50 per esempio, è composta dai brani più "virali", anche se non è del tutto chiaro da dove arrivino i dati che decretano la "viralità" di un pezzo: quante volte è stato condiviso sui social? E su quali social? La condivisione deve essere stata attivata dal tasto "condividi" di Spotify oppure i dati vengono rilevati direttamente dai nostri account, anche privati?

Altro tipo di playlist sono le "Discover Weekly" o le "Release Radar", playlist che si autogenerano a partire dai nostri ascolti, e che ci consigliano cose che potrebbero piacerci o nuove uscite che abbiamo perso. Proprio l'alto livello di personalizzazione promesso dai consigli dell'algoritmo, che certe volte funziona meglio dei consigli degli amici, è al centro della pietra dello scandalo che in questi giorni sta portando molti utenti americani a chiedere a Spotify un rimborso sull'abbonamento mensile.

Sembra infatti che da venerdì, giorno della pubblicazione del nuovo album di Drake "Scorpion", le canzoni del disco siano state così prepotentemente inserite nelle playlist dai curatori di Spotify, che gli utenti abbiano avuto l'impressione che la piattaforma stesse davvero esagerando nello "spingere" Drake. La sua immagine è apparsa anche su playlist che apparentemente non dovrebbero avere nulla a che fare con la sua musica, come "Best of British", "Massive Dance Hits" o "Happy Pop Hits". 

Drake è uno degli artisti più ascoltati di sempre su Spotify, e Billboard riporta che questo potrebbe essere stato un tentativo di Spotify di "celebrare" l'artista e aiutarlo a raggiungere il n. 1 di tutte le classifiche, compresa la top 200 della stessa Billboard. Ma molti utenti hanno visto ben altro dietro la celebrazione, ovvero un tentativo anche piuttosto goffo di imporre l'ascolto di Drake anche agli utenti non interessati, vera e propria pubblicità sgradita a chi paga l'abbonamento proprio per evitarla. Una situazione che ricorda da vicino quella in cui trovarono gli utenti iTunes nel 2014, con il disco degli U2.

Alcuni utenti quindi hanno scritto lamentandosi a Spotify, che non dovrebbe aver attuato nessuna politica di rimborso, anche se alcuni utenti su Reddit dichiarano di averlo ricevuto.

Al di là della faccenda di Drake, sarà interessante capire se Spotify intenda adottare questo tipo di politiche aggressive per altri artisti e in che quantità, ma soprattutto apre il dibattito su quanto questa pratica sia accettabile, soprattutto se l'artista finisce ad apparire nelle playlist di utenti premium, quindi paganti, che non hanno mai espresso interesse verso quell'artista o quel genere musicale, o che aprendo una playlist tematica con un preciso intento, si ritrovino ad ascoltare canzoni non coerenti con quanto cercato.

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