40 anni senza Jacques Brel: le sue più belle canzoni reinterpretate da artisti italiani

Jacques Brel ci ha lasciato il 9 ottobre del 1978, e oggi lo ricordiamo attraverso le reinterpretazioni dei suoi successi da parte di artisti italiani.

09/10/2018 - 09:50 Scritto da Giuseppe Catani

Jacques Brel se n’è andato il 9 ottobre 1978, esattamente quarant’anni fa. Classe 1929, nativo di Schaerbeek, nei pressi di Bruxelles, ha lasciato un’eredità di canzoni senza tempo, sofferte, anti-convenzionali, vere e proprie armi lanciate a bomba contro la borghesia. Brel ha influenzato un’ampia schiera di artisti, alcuni apparentemente insospettabili (Marc Almond, David Bowie, Scott Walker…), e anche nel Belpaese sono stati in tanti a riconoscere la sua grandezza. Prova ne è il gran numero di cover interpretate da musicisti e cantanti italiani. Ed è facile capire che limitare la seguente playlist a dieci pezzi (più uno) si è rivelato un compito ingrato.

FRANCO BATTIATO – LA CANZONE DEI VECCHI AMANTI

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Si parte con Franco Battiato, che ai tempi del primo episodio di “Fleurs” provò a impossessarsi di “La chanson des vieux amants”. Il testo di “La canzone dei vecchi amanti”, a parte qualche piccola variazione sul tema, è quello scritto e cantato da Duilio Del Prete nell’album “Duilio Del Prete canta Brel”, uscito postumo nel 2002 ma risalente al 1996, tre anni prima dell’arrivo di “Fleurs”.

 

ROSSANA CASALE – VESOUL

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È il 1999 e Rossana Casale decide di omaggiare l’arte del cantautore belga con “Jacques Brel in me”, dodici canzoni in quota jazz, tra le quali “Vesoul”, nome di una cittadina francese nella quale Brel passò un paio di notti negli anni ’60. La canzone è stata ripresa, tra i tanti, anche da Joe Sentieri con il fantasioso titolo “Ti voevi andà a Rapallo”.

 

LUCA FAGGELLA – LA CHANSON DE JACKY

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Anche Luca Faggella ha pensato bene di dedicare un intero album a Brel. Si tratta di “HIVA OA”, del 1994, dal nome di una cittadina delle Isole Marchesi, nel mezzo dell’Oceano Pacifico, dove il musicista di Schaerbeek ha voluto essere sepolto. “La chanson de Jacky” è uno dei numerosi classici di Brel, coverizzato anche dal già menzionato Scott Walker.

 

GIORGIO GABER – CHE BELLA GENTE

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“I borghesi”, title-track dell’album del 1971, è firmato, come quasi tutto il resto del disco, da Giorgio Gaber (qualche anno più tardi, nella versione ristampata in cd, verrà accreditato anche Sandro Luporini), ma è chiara l’influenza di Brel e della sua “Les bourgeois”. “I borghesi” contiene poi “Che bella gente”, versione, questa volta dichiarata, di “Ces gens-là”, con testo curato da Herbert Pagani.

 

IANVA – AMSTERDAM

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Dall’EP “La ballata dell’ardito”, esordio su cd-r dei genovesi Ianva, arriva la versione combat-folk di “Amsterdam”, molto più ruspante, c’è da ammetterlo, di quelle offerte da Scott Walker e David Bowie, quest’ultima uscita con il titolo “Port of Amsterdam”.

 

BRUNO LAUZI – LE BIGOTTE

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Come prendere a pesci in faccia la vecchia e piccola borghesia. L’esempio arriva da “Les bigottes”, dura e al tempo stesso poetica invettiva contro la Chiesa e le sue tradizioni secolari. Bruno Lauzi traduce e canta con trasporto e passione.

 

ALESSIO LEGA – LA BIRRA

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“La birra” di Alessio Lega corre un po’ più veloce rispetto a “La bière”, l’originale di Brel. E pur con la sua velocità e un testo che si prende alcune libertà, rimane pur sempre un inno alla gioia, alla vita e all’alcool che la rende più leggera.

 

MAURIZIO – STAGIONI FUORI TEMPO

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È il 1975 e Maurizio Arcieri non è ancora l’altra metà dei Krisma. Reduce dall’epopea beat, il cantante milanese cerca di recuperare il tempo perduto dimenandosi tra fotoromanzi, cinema e qualche disco, senza però raggiungere il successo della seconda metà degli anni ’60. “Stagioni fuori tempo” è la reinterpretazione di “Le moribond”, con testo adattato da Ermanno Cappelli, tratta dal 33 giri “Maurizio”.

 

HERBERT PAGANI – LOMBARDIA

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In “Le plat pays”, Jacques Brel descrive il mare del Nord, le nebbie e i venti che non mancano mai di scuotere il suo Paese di origine, il Belgio. Herbert Pagani cambia la prospettiva rimettendo le mani sul testo: “Le plat pays” diventa “Lombardia”, dove “il cielo è così grigio che sembra venga giù”: e tra la Lombardia e il Belgio, alla fine non si vedono differenze.

 

GINO PAOLI – NON ANDARE VIA

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“Ne me quitte pas” è forse la canzone più nota del repertorio di Jacques Brel, senz’altro una delle più struggenti canzoni d’amore mai scritte. “Non andare via” è il punto di vista di Gino Paoli, risalente al 1962. La canzone fu presentata in anteprima alla Bussola e, secondo quanto riportato da Marco Bernardini (nipote di Sergio, lo storico patron del locale viareggino) nel suo volume “Li abbiamo fatti cantare”, Paoli reagì all’indifferenza del pubblico presente urlando: “Siete una grande manica di stronzi e non capite un cazzo di niente. Complimenti vivissimi, cari borghesi di merda”.

 

BONUS TRACK: GIGI PROIETTI – NUN ME ROMPE ER CA’

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La critica, quella seriosa, crocifisse il povero Gigi Proietti quando, nel suo spettacolo teatrale “A me gli occhi please 2000”, propose questa dissacrante versione di “Ne me quitte pas”. Nulla toglie che si tratti di una esibizione esilarante della quale, con ogni probabilità, avrebbe riso anche lo stesso Jacques Brel.

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L'articolo 40 anni senza Jacques Brel: le sue più belle canzoni reinterpretate da artisti italiani di Giuseppe Catani è apparso su Rockit.it il 2018-10-09 09:50:00

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