Aucan, un lungo weekend di sfiga in Francia

Multe, furgone rotto e tanta pioggia nel finesettimana francese degli Aucan

Il programma degli Aucan era semplice: andare a suonare a Parigi venerdì sera e poi tornare a Brescia il giorno dopo. Mezzo scelto: il furgone con cui il gruppo è in tour da mesi. Lo stesso furgone che, a 50 km dall'arrivo, si ferma e non riparte.
Da lì, un po' di ore agitate, tra il locale da raggiungere, il furgone da recuperare, gli strumenti da riportare in Italia. Il tutto sotto la pioggia, ovviamente.

Sottofondo ideale per leggere il resoconto: l'album di remix degli Aucan in streaming da oggi su Rockit.

Ecco il racconto degli Aucan, postato sulla loro pagina Facebook:

Ciao a tutti. Venerdì sera, dopo centinaia di migliaia di chilometri di onorata carriera, il nostro amato Ford Transit è deceduto. Ecco un breve racconto dei suoi ultimi momenti di vita:

Venerdì partiamo alle 6.45 da Brescia, destinazione: Creil (nord di Parigi) per un concerto con Shigeto e gli amici Picore. Il viaggio è lungo e cerchiamo di fare meno soste possibili. Attraversiamo il traforo del Montebianco e sbuchiamo in Francia dove una timida neve ci ghiaccia il fondoschiena mentre paghiamo una multa per eccesso di velocità (10km).
Sulle prime curve montane il cambio del furgone inizia a dare i primi segni di cedimento, come accadeva da un mese a questa parte. Ci fermiamo. Riparte. Dopo una pausa pranzo veloce e altre 6 ore di guida inninterrotta, nel bel mezzo dell'autostrada di Parigi (trafficatissima) la frizione perde improvvisamente presa e siamo costretti a fermarci. A 50km dall'arrivo.

Aprendo il cofano esce una nuvola di fumo: il furgone perde olio. Dario riesce a riparare la valvola ma ancora il pedale della frizione non dà cenno di vita. Con un calcio e avviando il motore in terza riesco a far ripartire il mezzo. Tutti su col mezzo in corsa e ripartiamo al volo per raggiungere una stazione di servizio dove aggiungere olio. Il problema potrebbe essere quello. Per 10km non oso cambiare marcia e proseguiamo in terza ai 40 all'ora. Usciamo dall'autostrada e ci immettiamo nella via che porta al supermercato Carrefour. Raggiunto un vialetto posteriore siamo costretti a fermarci e a spegnere il motore.

Scesi dal mezzo (dopo qualche accertamento del collasso definitivo) ci dividiamo i compiti: Io e Francesco andiamo a comprare l'olio nel mega-supermercato, Dario e Ste cercano di capire dove sia il problema in linea telefonica diretta con il nostro mitico meccanico Walter Spada che più di una volta ci ha salvato la vita durante i tour europei. Il Carrefour è l'ipermercato più grande che ho visto in vita mia, per comprare 2 chili di olio ci tocca mezz'ora di coda alle casse. Usciti dalla porta rotante automatica, scoppia il temporale. Tutto sommato la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo.

In pochi minuti tentiamo di resuscitare quello che è un furgone già morto. Il cambio si blocca sempre di più. Capiamo che non c'è più niente da fare. Nel frattempo sono le 8 e mezza di sera e siamo a 50 km dal locale dove dovremmo suonare. Chiamiamo il promoter che si fa prestare un van dagli amici Picore per venire a prendere noi e la strumentazione. Arriva dopo più un'ora e come da manuale le dimensioni del mezzo non consentono di portare tutto. Grazie alla nostra esperienza di "tetris" (nome in codice per indicare l'incastro perfetto di strumenti che ogni backliner dovrebbe cercare di ottenere nel retro del proprio furgone) riusciamo a portarci via tutto l'indispensabile per il concerto.

A questo punto non ci resta che spingere il furgone in un parcheggio, ma la marcia non esce più e dobbiamo spostarlo trascinandolo in quattro e spingendo come muli sotto la pioggia. Si parte. Nell'arrivare al locale il driver sbaglia strada e facciamo ancora più tardi del previsto. Sono le 10 e mezza.
Arriviamo 5 minuti prima del cambio palco, montiamo di corsa poi il tempo della sigaretta pre-concerto di Dario e siamo su, non importa quello che è successo, non importa se siamo sfiniti. Il pubblico non lo sa. E in ogni caso, non gli interessa. Il pubblico ha pagato un biglietto e vuole il concerto degli Aucan. Ed è quello che facciamo, il nostro concerto, come se niente fosse.

Scesi dal palco, leggermente stanchi, iniziano i problemi. Innanzitutto pensare a una soluzione ragionevole in un backstage pieno di gente che fa festa e con tutto lo stress sulle spalle non si rivela essere d'aiuto. Come riportare gli strumenti a casa? Come tornare? Cosa fare del furgone? Spedire tutto con Fedex costa uno sproposito. Noleggiare un van da lasciare a Milano non è possibile. Nel frattempo il proprietario del locale ci fa sapere che non vuole che lasciamo lì i nostri strumenti. Chiamiamo Attilio di Virus che ci vuole mandare una persona l'indomani a prendere il tutto e ci dice di rientrare in aereo. Siamo stremati, sono le 2 e mezzo del mattino. Nel frattempo bisogna prenotare dei biglietti per tornare in Italia. Coordinare tutto sembra impossibile.

Alle 4 del mattino saliamo tutti sul van dei Picore che ha 9 posti. Arrivati in hotel io e Ste andiamo a dormire, Dario e Francesco tornano nel parcheggio del Carrefour a 50 km per prendere le cose che ci abbiamo lasciato dentro. La mattina mi alzo verso mezzogiorno, mi chiama Fra che sta andando in aeroporto con Tito dei Picore che gli fa il favore di accompagnarli a Parigi al Charles de Gaulle, poi tornerà indietro a prendere me e il resto della sua band. Ma nel frattempo pare non ci sia nessuno che venga a prendere la nostra roba. Tito rientra e andiamo al locale dove scarico le nostre cose che erano rimaste nel transit in backstage, impacchetto tutto e marchio tutto con il nome AUCAN pregando i tecnici del posto di aspettare fino a sera.

Salta fuori un nome, Filo (il nostro tour manager). Fra lo sente e lui dice che si farebbe lo sbattimento di venire a Creil la sera stessa per prendere la roba. Quest'uomo è un eroe. Gli altri sono in aereo. Io parto coi Picore e arrivo a Lione, dove dopo 10 ore fra viaggio, scaricamento di ampli vari, restituzione del furgone a noleggio dei Picore in un paesino fuori città devo prendere un treno che mi porterà finalmente a casa. Sto per salire quando Josh, il mio amico francese che mi ha preso il biglietto arriva di corsa al binario e mi dice di fretta "ti ho fatto il biglietto sbagliato, devi fartelo cambiare!". E' l'ultimo treno ed è in partenza. Non ci voglio credere. Salgo all'ultimo minuto e mi chiudo nel bagno fino a che non sento il fischio del capotreno. Si parte.

La sera, verso le 2 di notte, mentre ancora non riesco a dormire per lo stress, mi suona il telefono. E' un messaggio di Filo. "Tutto OK". Finalmente tiro un respiro di sollievo e gli rispondo che gli siamo riconoscenti a vita, di dormire e di portare a casa in salvo tutto il giorno dopo. Nel giro di un minuto mi addormento anche io. Devo riposare, domani è un nuovo giorno, e sarà un giorno senza furgone. New Day Rising.

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L'articolo Aucan, un lungo weekend di sfiga in Francia di Redazione è apparso su Rockit.it il 2012-04-23 00:00:00

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