I migliori illustratori e designer italiani raccontano le loro copertine preferite

02/02/2017 - 12:05 Caricato da Redazione
Abbiamo posto ad alcuni tra i migliori designer e illustratori italiani una domanda semplicissima: qual è la tua copertina preferita di un disco italiano e perché? Ecco cosa ci hanno risposto Lorenzo Palmeri, Luca Font, Olimpia Zagnoli, Marco Mazzoni e Alessandro Baronciani.

A cura di Chiara Longo
Franco Battiato - La voce del padrone (scelta da Lorenzo Palmeri)
Lorenzo Palmeri ha scelto "La voce del padrone" di Franco Battiato: "Per me una delle copertine italiane (ma vale anche per l'estero), più belle e interessanti di sempre appartiene al disco “La voce del padrone” di Franco Battiato. Si tratta di un lavoro di Francesco Messina (cui fa riferimento una ricca aneddotica raccontata dallo stesso Messina nel suo bel libro “Ogni tanto passava una nave”), che qui interpreta e impagina una foto di Roberto Masotti.
Il disco portava al cosiddetto grande pubblico qualcosa di completamente nuovo e così la sua copertina: il cantante seduto nell'aria, le palme, la finestra con una mappa della volta celeste, qualche simbolo colorato sapientemente sparso. Ricordo la sorpresa e lo straniamento, perfettamente aderenti al contenuto musicale, anticipazioni di una dirompente manifestazione nel panorama della musica italiana."

Lorenzo Palmeri, architetto, si occupa di progettazione, attivo nei campi del design, architettura, art direction, insegnamento, composizione e produzione musicale.
CCCP - Epica etica etnica pathos (scelta da Alessandro Baronciani)
Alessandro Baronciani ha scelto "Epica etica etnica pathos": "Riusciremo a guardare l'Italia in un modo diverso da quello che ha scoperto Ghirri nelle sue fotografie? Mi ricordo una conferenza - o era un articolo - si intitolava così: La fotografia di paesaggio dopo Ghirri. Come dire dopo di lui il nulla. Nelle sue foto si possono ripercorrere anni e anni di composizione, di storia dell'arte, di pieno e vuoto. "Epica" l'avevo comprato per le foto sulla copertina e per quell'idea, mitica, che con gli Altro ci abbiamo sempre voluto provare: passare insieme un mese a registrare un disco in un posto sperduto in campagna. In un casolare come quelli che vedi in autostrada e ti chiedi chissà in quante famiglie vivevano sotto quel tetto prima che costruissero l'autostrada. Il doppio vinile dei CCCP con le stanze vuote come in un dipinto di Giotto piene di cavi, tastiere, microfoni, tavoli con centrini dove appoggiare sopra fiori in vasi di vetro. La foto, Il documento di un posto dove era successo qualcosa. Dove avevano suonato e adesso non c'è più nessuno. Dove avevano suonato qualcosa di importante e adesso sono tutti fuori, perché è quasi primavera e si sta bene in giardino a prendere un po' di sole, come l'ultima foto del disco quella di gruppo. L'unica con delle persone. La prima volta che siamo andati a registrare ci abbiamo provato anche noi con gli Altro. Stessa idea liofilizzata in un weekend in uno di quei appartamenti sul mare che si affittano solo per l'estate. Era della Betta. Era senza riscaldamento. Era novembre ed era freddissimo. Mi ammalai. Ci riprovammo altre due volte. La prima d'estate a casa di Marcello, una casa in mezzo a dei campi di grano dove per arrivare ci perdevamo sempre, poi l'ultima volta a casa di Rico dove aveva dipinto tutti i muri di casa di nero e non faceva tanto bene passare tutto il giorno chiusi in un posto con le finestre abbassate e le pareti scure. Tutte e tre le volte abbiamo sempre dormito malissimo. In divani rimediati e con sacchi a pelo umidi. Stanchi, nervosi e privi di energie perché non si pagava a giorni ma a ore di registrazione e si doveva finire tutto in fretta per tornare il prima possibile a casa. Quindi, oggi, ogni volta che guardo quelle foto mi chiedo sempre: perché Ghirri non hai mai scattato una cazzo di foto alla stanza dove dormivano? Sarei proprio curioso."

Alessandro Baronciani vive a Pesaro e lavora a Milano come art director, grafico e illustratore. Ha lavorato per diverse agenzie pubblicitarie come direttore di campagne a cartoni animati. Le sue illustrazioni sono state stampate per molti brand. Per molti anni ha disegnato e pubblicati i suoi fumetti da solo, come un esperimento fai-da-te mai provato prima in Italia: i suoi fumetti venivano spediti in abbonamento e gli abbonati diventano parte delle storie che disegnava. Suona inoltre la chitarra e canta nella punk band di culto Altro.
Fuzz Orchestra - Morire per la patria (scelta da Luca Font)
Luca Font ha scelto "Morire per la patria" della Fuzz Orchestra, semplicemente perché: "mi piacciono i motivi grafici più semplici ed essenziali, e da un po' di tempo a questa parte è una delle poche band che mi ha fatto scattare qualcosa in testa al primo ascolto!"

Luca Font è un artista e tatuatore che vive a Milano, ma espone e tatua in tutta Italia.
Franco Battiato - Clic (scelta da Olimpia Zagnoli)
Olimpia Zagnoli ci dice della sua scelta: "Nella sua estrema semplicità, ricorda un cancello che si apre su un disco misterioso.
O il motivo di una tovaglia in una trattoria minimalista in riva al mare di Catania.
O un rompicapo enigmistico infinito.
O la topografia di un villaggio sperimentale.
O un intreccio di fili elettrici che corre in un’unica direzione e si arresta dietro ad un interruttore che Clic!"

Olimpia Zagnoli vive e lavora a Milano. Il suo stile è caratterizzato da forme morbide e colori camaleontici che usa per creare video, illustrazioni e oggetti curiosi.
Meat for dogs - S/t (scelta da Marco Mazzoni)
Marco Mazzoni ha scelto questa copertina perché gli ricorda la sua adolescenza: "Avevo 16 anni e passavo ore a ricopiare il volto assurdo del personaggio a sinistra, ero conscio che era uno stile che ricordava le copertine dei dischi dei Lagwagon, ma dal punto di vista affettivo quella copertina rimane per me bellissima."

Marco Mazzoni è nato a Tortona nel 1982. Disegna misteriosi e spesso tenebrosi mondi silvani. Espone in tutto il mondo.

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