Nikki - Un dj a cavallo tra due mondi: 20 anni di radio italiana raccontati da Nikki di Radio Deejay

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Nikki per sapere cosa dobbiamo aspettarci dal suo djset "atipico" al MI AMI Festival, e per farci raccontare 20 anni di radio italiana.

Nikki è una delle voci più popolari della radio italiana, ma allo stesso tempo è un chitarrista-musicista navigato, che ha passato anni in tour con moltissime band rock'n'roll. È per questo suo essere a metà tra due mondi che lo abbiamo scelto per chiudere la serata inaugurale del MI AMI Festival, il prossimo giovedì 25 Maggio (qui i biglietti). Dopo gli The Zen Circus e Carmen Consoli, ci potremo godere un djset molto atipico, che prevede anche l'uso di chitarre.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Nikki per sapere cosa dobbiamo aspettarci, e per farci raccontare 20 anni di radio italiana.

 

Nikki, in molti (quasi tutti) ti conoscono come voce storica di Radio Deejay, ma guardando alla tua biografia non sapevo che ci fosse così tanta altra roba. Tanto per cominciare, sei nato in Puglia e hai iniziato a fare radio a 19 anni, a Milano. Com’è andata?
Sono nato in Puglia da genitori pugliesi ma in realtà non ho mai abitato in Puglia. I miei si sono molto spostati. Abruzzo, Piemonte, Marche. Sono cresciuto un po’ in tutta Italia ma tanto in provincia di Torino, che per me è il luogo dell’infanzia. Ma alla fine non sono neanche di Torino. Quando i miei sono venuti ad abitare in Lombardia io ero adolescente: a 15 anni tutti i sabati pomeriggio andavo a Milano, dietro il Duomo in via Dogana, in un locale chiamato Transex che era il ritrovo dei metal kids. Vendeva dal chiodo alle magliette degli Iron Maiden e il sabato pomeriggio era un enorme ritrovo. Lì ho conosciuto un sacco di gente, mi sono fatto un mio “giro”. Con alcuni ho formato una band, abbiamo suonato anche fuori Milano, per l’Italia, persino nelle basi americane, avevamo anche un manager.

Come si chiamava la band?
La band si chiamava Cosmic Rats, nome che poi fu cambiato in Affection.

E da lì come sei passato alla radio?
C’era un ragazzo, un universitario, che ci procurava le date. Lui venne preso per scrivere su una rivista hard rock che si chiamava “Hard” (era un periodo in cui i Guns’n’Roses erano famosi tipo gli One Direction adesso) sulla quale scrivevo anche io. Tra l’altro a molti ragazzini veniva negata perché l’edicolante pensava che chiedessero roba porno, dei geni (ride).
La rivista faceva parte dello stesso gruppo che produceva il programma Deejay Television, e questo gruppo editoriale cercava un volto rock per un nuovo programma che promuovesse il magazine. Linus di certo non poteva parlare dei Guns’n’Roses, Albertino non c’era, c’era solo Pieraccioni ma per ovvie ragioni non andava bene. Al che si sono detti: “troviamo un ragazzetto a cui queste robe piacciono davvero!” E quel ragazzetto ero io.

Come andò quest’avventura in tv?
Deejay Television era un programma sul quale passava un sacco di musica. C’erano i videoclip, il testo con il singalong, una roba rivoluzionaria per l’epoca. Io stesso tornavo da scuola e mettevo fisso sul sei. C’era molto pop, ma a me il pop ha sempre gasato: Depeche Mode, Tears for Fears (che erano un po’ i Coldplay dell’epoca) ma anche Rolling Stones. Insomma, iniziai a condurre una mia rubrica dove suonavo la chitarra in maniera molto grezza, parlavo velocissimo per nascondere l’emozione e annunciavo i videoclip del mio genere, tipo quelli dei Motley Crue. Per me, a 19 anni, ovviamente era tutto una figata. Cd gratis, concerti gratis, interviste ai musicisti, pass per i backstage. Un sogno. Il programma andava benissimo, ricevevo un sacco di lettere, peluche, supporto dalla gente a casa. Purtroppo durò poco, perché finì negli anni ‘90. L’ultimo giorno in studio salutai tutti, e invece poi Cecchetto chiamò a casa dei miei genitori e mi disse “che cazzo saluti? Hai finito Deejay Television ma io ti voglio far fare Radio Deejay”. E io risposi “ma io non ho mai fatto radio”. E lui: “Sì ma sei uno dei nostri, qualcosa ci inventiamo”.

E lì iniziasti a fare radio per la prima volta.
Esatto. Mi diede da condurre una classifica di rock che si chiama quasi come voi, Rock Hit. Era la classifica rock di Radio Deejay che affiancava la Music Parade. Mettevamo un sacco di roba bella e interessante. Molti mi hanno mandato delle cassette dell’epoca con me che dico robe improponibili che a volte tuttora buttiamo in onda per ridere. Per esempio c’è questo primo annuncio in cui dico “voi sapete che sono molto americano come gusti, ma c’è questo gruppo inglese che si dovrebbe pronunciare Oasis ma sento sempre dire òasis, vabbè. Li sentiamo con Supersonic”. Sento questo pezzo e resto folgorato.

Insomma tra una cosa e l’altra è da 26 anni che fai radio continuativamente?
In realtà mi sono licenziato due volte. La prima perché dopo il ‘94 Cecchetto vendette Radio Deejay al gruppo Espresso (che ne è tuttora proprietario) sognando di rimanere dentro come direttore artistico. Invece questa cosa non accade, Cecchetto ci litigò e decise di fondare la sua radio, chiedendo ai colleghi di seguirlo. Ed io essendo giovane mi fidai, lo seguii, ed entrai in Radio Capital che poi Cecchetto vendette nuovamente all’Espresso. Così io rimasi senza lavoro e con i risparmi decisi di andare in Jamaica, poi a New York un paio di mesi. Rientrai di nuovo a Radio Deejay verso la fine degli anni ‘90 e mi licenziai nuovamente per viaggiare, accumulare nuove esperienze. Quello che fino a quel momento non avevo mai fatto perché avevo iniziato a lavorare già a 19 anni.
Devi sapere che all’epoca del provino a Deejay Television ero litigato in casa coi miei genitori e per racimolare soldi andavo ad attaccare manifesti di notte per 10 mila lire a sera, tutta la notte, anche a gennaio. I manifesti erano quasi tutti di Fiorello. E poi, ironia della sorte, due mesi dopo mi trovai a fare questo provino per una roba in cui c’entrava anche Fiorello. La sera dopo il provino non avevo soldi per tornare a casa, ero a Cadorna a chiedere qualche spicciolo per il biglietto e invece trovo uno che mi dà uno strappo per pena, gli racconto la mia storia e che avevo appena fatto un provino per Italia Uno. Lui mi asseconda, pensa io sia un pazzo, e invece era tutto vero. Una settimana dopo questa cosa inizia e mi cambia un po’ la vita. Dopo tanti anni di radio però mollai tutto per non essere sempre nella griglia: volevo fare il giro del mondo, invece mi piazzai tre anni a New York. Al mio ritorno, diventai la voce del pomeriggio di Radio Deejay, e questo va avanti da 10 anni.

C’è una domanda che avevo curiosità di farti: negli ultimi mesi (o anni?) è abbastanza evidente che le radio mainstream si siano accorte finalmente degli artisti che di solito suonano al MI AMI Festival. Perché solo adesso, secondo te?
Io mi sono sempre sentito come quello a metà strada tra vari mondi. Così come a volte mi trovo a fare l’interprete e a cercare di rendere una battuta in italiano, allo stesso modo quando parlo dei Tre Allegri in radio cerco un po’ di fare l’interprete tra un mondo e l’altro. Io sono a metà strada. Esco la sera, vado a vedermi Giorgio Poi e poi il giorno dopo sono in diretta su Radio Deejay. Posso dire che molti progetti sono passati su Radio Deejay ancor prima che si utilizzasse il termine “indie” come sinonimo di questo super gruppo di artisti del momento. Negli anni ‘90 passavo Afterhours, CSI, Subsonica, soprattutto quando ero a Radio Capital. E ora sto rivivendo un po’ quello che successe negli anni ‘90, quando di colpo c’erano un botto di gruppi buoni italiani. Prendiamo ad esempio gli Ex-Otago: loro sono stati da me in radio già nel 2009-2010 quando non li conosceva nessuno e in radio mi dicevano “ma chi cazzo sono questi! Noi abbiamo bisogno di Antonacci, di Venditti!”. E ora è anche una soddisfazione vedere dove sono arrivati, loro come altre band. E’ una soddisfazione dimostrare a certi addetti ai lavori che a chiamarli anni fa non ero pazzo, ma ci avevo visto qualcosa di molto interessante. Se devo proprio essere sincero, però, sono le canzoni che hanno fatto la differenza. I pezzi degli Ex Otago di allora non erano come quelli di adesso, e la stessa identica cosa di può dire dei Thegiornalisti. Non a caso i loro due ultimi dischi hanno lo stesso produttore, e hanno un suono infinitamente più radiofonico dei loro lavori precedenti, e lo stesso vale per Cosmo. Nella selezione delle scalette in radio ci saranno in ballo tanti equilibri politici, ma un po’ ci sta anche l’innamoramento del dj che sente una canzone fighissima e la vuole mettere su a tutti i costi. Posso dirti ad esempio che si lotta un po’ a fare inserire in programmazione i gruppi che hanno le chitarre, mi ricordo grandi litigate per passare i Tre Allegri Ragazzi Morti.

Poi per carità, passare in radio non vuol dire in automatico “avercela fatta”. Prendi Motta ad esempio: non è quasi mai passato su Radio Deejay eppure ha fatto una tournée fortunatissima, Alcatraz tutto esaurito, Primo Maggio.  
Ci sono tantissimi artisti che non passano in radio e hanno fanbase impressionanti, oppure artisti che sentendoli on-air non ti “dicono niente” e invece dal vivo sono pazzeschi. Uno di questi per me è Calcutta, un artista che è stato anche suonato da Radio Deejay, ma che io ho apprezzato davvero solo dal vivo, quando ho visto tutti che cantavano le sue canzoni. A me piace andare ai concerti di Calcutta per vedere cantare i fan di Calcutta, sono fan di questo rito collettivo.

Dentro Tropical Pizza, quanta libertà hai di passare i pezzi che vuoi?
È sempre una costante ricerca di un compromesso. Ti posso dire, però, che Tropical Pizza è uno dei pochi programmi per i quali viene fatta una riunione di scaletta tutti i giorni, ci sediamo a tavolino e decidiamo quali sono le canzoni da mandare in onda, come fosse pane fresco di giornata. Mentre invece il cosiddetto “ufficio programmazione” imposta la musica di tutti gli altri programmi, tranne ovviamente Linus che decide per sé. Poi è normale che io non possa mettere un pezzo dei Black Lips seguito da qualche pezzo dei Pink Floyd. Bisogna essere sempre consapevoli che si è in diretta nei supermercati, quindi magari si cerca di alternare qualche hit famosa a qualche canzone più ricercata. Ma anche tra le hit famose, cerco di tenere lontane dal mio programma quelle che proprio non mi piacciono.

Tipo “Despacito”?
Ma sai, invece penso sia un bel pezzo, non mi dispiace. Anzi se te la devo dire tutta, preferisco cento volte il reggaeton all’ultimo singolo dei Tiromancino, mi dispiace. Quel ritornello mi gasa come un pazzo anche rispetto a “Sold Out” dei Thegiornalisti, se devo essere proprio sincero. Però per esempio “Foto di classe” dei Blindur per me è un pezzo pazzesco, e lo continuerò a proporre finché i miei collaboratori non capiranno il valore di quella canzone, e quel giorno la piazzerò in diretta tra Ed Sheeran e i Mumford And Sons.

Raccontaci cosa aspettarci dal tuo set al MI AMI
Si tratta di un djset, ma suonato con la chitarra. Io ho sempre suonato (anche ora sono in una band, i Monaci del Surf), e per questo i miei djset sono sempre un po’ atipici. Ad esempio, se metto su un disco e non c’è la chitarra, il riff di chitarra glielo faccio io, dal vivo. Per quel che riguarda la selezione, cerco sempre di avere un po’ di empatia col posto. Ad esempio al MI AMI, che raccoglie i migliori gruppi italiani, mi piacerebbe accostare robe da ballare a canzoni di artisti italiani. Per esempio: “Blurred Lines” sta bene con diverse cose, anche con Cosmo! Mi piace mettere pezzi un po’ più ricercati e particolari e accostarli a canzoni come “Blurred Lines”, che serve per tener viva l’attenzione dei più distratti.

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L'articolo Nikki - Un dj a cavallo tra due mondi: 20 anni di radio italiana raccontati da Nikki di Radio Deejay di Nur Al Habash è apparso su Rockit.it il 2017-05-04 15:08:00

COMMENTI (3)

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  • rockitadmin7 anni faRispondi

    @thehermosaband Ciao Davide, qui trovi tutte le interviste pubblicate ultimamente. Ce n'è per tutti i gusti rockit.it/web/articoli.php?…

  • thehermosaband7 anni faRispondi

    Qualcuno sa se Rockit pubblica anche articoli o interviste non autoreferenziali/influencer?!? E possibile che girino sempre quei 4 (quattro!) nomi?!? Thegiornalisti hanno bisogno di ulteriori commenti? Pensavo bastasse questo (WTF): youtube.com/watch?v=SL0InZT…

  • assoste7 anni faRispondi

    correggetemi se sbaglio, ma forse il nome del gruppo menzionato all'inizio dell'intervista si scrive Affexxion (con le 2 x).
    Bella Nikki, me lo ricordo ancora il "tutorial" per il riff di Raise Your Hands del Bon Jovi (detta così sembro The Ram di The Wrestler...)