Tieni testa all'America: l'opening di Priestess e Nitro per Pusha T

Aprire Pusha T non è roba semplice, all'ultima data italiana Nitro e Priestess se la cavano alla grande

Martedì 9 febbraio, al Fabrique di Milano arriva l'unica data in Italia di Pusha T, uno degli esponenti più importanti, interessanti, fighi tra le ultime uscite del rap americano. Live pazzesco, pubblico pronto, niente da dire. E anche se fosse, non tocca a noi. Quello di cui vogliamo parlare, invece, sono i due opening. Priestess, fresca dalla sua ultima uscita "Eva", e Nitro hanno scaldato il palco prima di King Push. 

Se esistesse un ONU del rap mondiale Pusha T sarebbe come minimo nel G8, giusto per darvi un'idea si gioca allo stesso sport (e spesso meglio) di Kanye West, Jay Z, Nas e Kendrick Lamar. Non il solito misto di lifestyle e musica, niente cartoni animati né stories colorate, ma un flow asciutto, forte, violento, impeccabile. Per farla breve, quando il pubblico di Pusha T parla di rap sa di cosa sta parlando. Per un italiano, o meglio per due, aprire un live del genere è una bella grande grossa sfida, e stiamo usando un eufemismo. L'onere e l'onore a questo giro è toccato a Priestess e Nitro. Tocca alla femcee del '96 aprire le danze, e su questo, non lo neghiamo, avevamo un paio di dubbi. Non che l'artista non abbia i suoi assi da giocare, ma per come ce la ricordavamo scegliere lei su quel palco poteva essere azzardato. E invece no, ci sbagliavamo di grosso.

Priestess, come artista, è cresciuta tanto. Si poteva intuire dall'ultimo singolo, si vede dal live. Tiene il pubblico, diverte la gente, e soprattutto riesce a gestire i brani in maniera impeccabile. Ci macherebbe fosse il contrario? Vero, ma ancora una volta questo non era scontato su quel palco. Quando nel backstage ci fermiamo a scambiare due battute con Nitro, che manco a dirlo quel palco se l'è divorato, lui stesso conferma che tra le sfide più grandi che puoi accettare ci sono i live del genere. "La storia degli opening italiani per gli americani è piena di fischi e birre lanciate sull'artista. La solita cosa che ti dice uno che ascolta rap americano in Italia è quasi sempre che il rap italiano non se lo ascolta." Va aggiunto che quando apri un artista così puoi spingere quanto ti pare, ma solo fino a un certo punto, perché comunque devi preparare il pubblico a sentire qualcun altro, e pure i volumi non sono tirati quanto dovrebbero.

Morale? Entrambi si dimostrano perfetti per il compito. Priestess dimostra di essere maturata come artista e soprattutto come performer, il fatto che sappia gestire situazioni come quella fa pensare che possa essere pronta a fare un salto di categoria e prendersi sulle spalle situazioni più complesse e importanti di quanto abbia fatto ad ora. Nitro, dal canto suo, si conferma come uno dei migliori in giro. Metalhead dal cuore d'oro, taglia il palco a colpi di machete a ogni barra. Nulla da aggiungere, bravi bravissimi. 

 

 

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L'articolo Tieni testa all'America: l'opening di Priestess e Nitro per Pusha T di Vittorio Farachi è apparso su Rockit.it il 2018-10-09 00:00:00

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