Club Dogo - Radio Popolare - Milano, 31-08-2007

(i Club Dogo negli studi di radio popolare - Foto di Faustiko)

Un'intervista presa a "Pensiero Stupendo", il programma radiofonico di Michele Wad in onda su Radio Popolare Network (ogni Venerdì alle 22.30). Ospiti della puntata: Jack La Furia, Guè Pequeno e Don Joe, hanno parlato di cocaina, del loro film porno, di Corona e mille altre ragionamenti semplici e autorevoli cercando il motivo vero per cui i Club Dogo suonano potentissimi in una seconda Golden Age del rap italiano che è fallito.



L’intervista comincia con una capocciata di Jack La Furia sul microfono...
Jack: si sentiva?

Eh si...
Don Joe: siamo ancora inesperti.

Bè il tour nelle radio grosse smentisce l’inesperienza.
J: mmm..si infatti
Guè: come sei modesto.

Il disco è fuori da qualche mese ormai, mezzo tour è andato: come state?
J: bene, molto bene.

G: benissimo...

DJ: in attesa di riprendere.

Tra revolution, dischi e analisi varie parleremo di questa seconda Golden Age del rap italiano che a mio parere ha completamente fallito e ovviamente ne parliamo con voi..

G: che siamo dei falliti...

J: che siamo i capi dei falliti (Si ride, NdR).

Forse no, ma dovrete spiegarcelo voi l’eventuale vero motivo. Dopo aver ascoltato magari quel disco che ha fatto la storia di Tutto in Italia.

Sangue Misto – Cani Sciolti (“SXM”, Century Vox 1994)

L’importanza di una canzone come “Cani Sciolti” l’avete sottolineata anche voi in quel remake di “Penna capitale”...
J: si, abbiamo voluto fare questo esperimento, sapevamo che a Deda piacesse la nostra roba, lo abbiamo incontrato ad un 2TheBeat e gli abbiam chiesto di poter fare la cover di Cani Sciolti..

Che lui vi ha poi remixato...
J: esatto.

G: è una cosa che negli States succede spesso quella di risuonare pezzi già noti nel rap.

Ma in Italia siete stati i primi.
G: si, diciamo pure che siamo i pionieri del remake rap italiano.

Tornando alla nuova rivoluzione del rap italiano ai livelli alti, la situazione è: tutti firmano contratti con le major perché pare essere una garanzia di soldi/gloria, voi da Vibra passate a Virgin e lo scoutin’ delle multinazionali invade una buona parte dell’underground (spesso distruggendolo). Partiamo da qual è per voi la differenza tra l’ondata di nu comers e quella che riempì di stile i novanta?
J: diciamo che la qualità della musica, non intesa come migliore o peggiore, è proprio dovuta alla scena che si fa diversa, il genere di musica che si fa è completamente diverso...

G: decisamente. Si guarda molto di più all’America, vuole essere più attuale come sonorità, più o meno tutti hanno cercato di guardare ai suoni americani...

Sarà forse questo il motivo del fallimento?
J: senza chiedersi se è migliore adesso o negli anni 90, mi sembra che, tolto il fenomeno degli Articolo 31, sia la prima volta che più gruppi italiani superino la soglia di 50mila-100 mila copie.

G: bè solo un paio...

J: però prima c’erano gli Articolo 31 che vendevano moltissime copie e poi gli altri gruppi, major o non-major, che non vendevano niente.

G: si, forse un fallimento può essere dovuto ad una certa saturazione.

Considerando che, di tutti questi progetti o progettucoli da migliaia di euro, nessuno è in nessuna classifica di riscontri effettivi...
J: a parte i tuoi ospiti di questa sera.

Dall’11esimo posto del debutto al 30esimo poi 90esimo, tenete duro...
DJ: si si, resistiamo.

Però c’è qualcosa che proprio non va nel rap indie-major. Magari perché si diventa semplicemente firme di un contratto importante.
J: secondo me dipende molto anche dal background dell’artista che firma con una major, è ovvio che se uno arriva ad una major senza background il lavoro che bisognerebbe fare per promuoverlo è grosso.

G: poi comunque, docile o meno docile, bravo e meno bravo, è molto complicato creare un’artista dal niente, senza background è praticamente impossibile.

DJ: inventarsi un progetto su artisti che hanno una storia, in America funziona ormai quasi meccanicamente così...

E’ ancora una volta stà cazzo di italietta che proprio non va?
J: l’italiano è già furbo di suo, per cui con la possibilità di scaricare è stato completamente mandato a nozze.

A proposito invece di rivoluzione, secondo voi la si può ancora pensare con il rap in Italia?
G: secondo me se per rivoluzione si intende quella sociale e di ampia portata, io credo si possa ancora fare. Si può fare rivoluzione così come, è bello pensare, abbiamo fatto noi, contro l’industria.

J: probabilmente la rivoluzione andrà fatta a livelli di sistema musica. Per quanto ne vogliano i discografici, sappiam tutti che resteranno senza lavoro.

Il prossimo disco è firmato da voi.

Club Dogo – M.I. Bastard (“Vile denaro”, Virgin 2007)

La rivoluzione dei Club Dogo a Milano, da "Sacre Scuole" a "Mi Fist fino" a "Penna Capitale", è stata impressionante. Con "Vile Denaro" il paragone di feeling con tutta la nazione come è stato?
DJ: dopo "Penna Capitale" ci siamo accorti di tutto...

J: noi ci siam fatti la vera gavetta.

DJ: dai centri sociali...

J: ma magari subito nei centri sociali, con “MI Fist” abbiam fatto concerti davanti a 5 persone...

G: però c’erano molti cani in compenso. (Si ride, NdR)

A proposito di droga, vi han fatto mille storie su quel lato dei Club Dogo che sembra spingere all’uso della cocaina...
J: no, sottolineano in questa circostanza che i Club Dogo raccontano l’esistenza della droga e non spingono all’uso.

G: sono provocazioni, sò ragaaazzi.. (Si ride, NdR)

Quindi se dove “vivete c’è il cielo bianco”, “ho 10 grammi in corpo” e se Jack in "Mucchio Selvaggio" (film porno in uscita il 14 Settembre, NdR) divide chili di cocaina è solamente teatralità artistica?
J: assolutamente, è come vedere Al Pacino in “Scarface”, non credo che nella vita sia il boss della coca in Colombia.

Ma quella del film era vera?
G: C’erano delle quantità talmente elevate che se eran vere non eravamo qui.

J: era ufficialmente fecola di patate.

Che effetto avrà "Mucchio Selvaggio" sui tanti segaioli che seguono il rap italiano?
J: io credo che scatenerà milioni di risate.

G: è un film hardcore, ma veramente hardcore.

J: penso sia il film che sfonda la barriera della bestemmia.

Anche nell’atto?
J: nell’atto non lo so.

G: io ho guardato alcune scene e son atti pesi.

J: poi c’è il primo anal di Elena Grimaldi.

A questo punto un disco saprà rendere l’aria più sovversiva.

Assalti Frontali – Ribelli A Vita (“Mi Sa Che Stanotte”, Manifesto 2006)

Cosa è successo a Milano da quando i Club Dogo hanno cominciato a sbatterla, considerando che i vostri live sono strapieni di fighetti.
J: si, ma anche i truzzi, i tecnomani, anche i punk.

G: io direi zarri e fighetti.

Potrebbe essere questa la vera rivoluzione dei Club Dogo a Milano?
J: si, prendere una grossa fetta di pubblico che all’hip hop non si è mai interessata.

E, un qualsiasi rapper all’ascolto chiederebbe, come si fa?
G: inconsapevolmente.

J: noi ci siamo ritrovati a fare hip hop negli anni in cui era rimasto solo quel purismo e quel talebanesimo (?) degli anni novanta e ci siamo messi a fare una musica con testi che non c’entravano molto con lo standard hip hop.

E i suoni?
DJ: bè nella mia gavetta decennale i riferimenti venivano dagli anni 90 quindi non solo funk e soul. In più il forte uso dei sintetizzatori...

G: fallo dire a me che le tue basi sono tamarrissime. (Si ride, NdR)

Ex Otago – Amaro The Greengroacer (“Tanti saluti”, Riotmaker 2007)

La rivoluzione di un fruttivendolo a cui tocca chiudere perché aprono un megastore. Che vi sembra della piccola rivoluzione di questi Ex-Otago?
G: l’exotagon? Si chiamano come quel noto psicofarmaco (Lezotan, NdR)?

Lasciamo perdere che c’è KRS 1.
DJ: lui sicuramente fa parte della cultura di tutti.

G: ma va detto anche che è un po’ come quando i Rolling Stones fanno un disco nuovo..

DJ: rimane sicuramente nel background...

G: cioè anche Pino Daniele fa i dischi ma non è quello di una volta.

DJ: diciamo che preferisco prendere i suoi dischi vecchi.

J: Io preferisco Pino Daniele!

Krs One & Marley Marl – This Is What It Is ("Hip Hop Lives", Koch records 2007)

Anche in Italia c’è qualcuno della vecchia guardia, che come The Teacha per voi, si è parecchio infiacchito..
J: bè sai come in tutte le cose, viene l’ora di pulir l’armadio.

Facciamo i nomi...
G: no, no.

DJ: lo sanno.

J: noi facciamo i nomi soltanto se interpellati.

E arrivate lì con la vostra massive e le t-shirt della vostra linea d’abbigliamento Dogo Milano Finest...

J: si, diciamo però che non è proprio una linea d’abbigliamento.

G: è poco più di una maglietta del gruppo e un po’ meno di una linea d’abbigliamento.

E poi se l’artwork è curato da un non-nessuno Bean (noto writer milanese, NdR)...
J: si, ha il suo perché. Cioè non è la sciarpa di Justin Timberlake.

O la t-shirt di Fabri Fibra..
J: eh ma perché ci vogliono metter tutti contro Fabri Fibra...

No, no. Ma la sua (Io Odio Fabri Fibra) è sicuramente la t-shirt di rap italiano più venduta di sempre.
G: Fabri, Fabrizio Corona, si chiamano tutti Fabrizio.

Adesso fa il rap anche lui assieme ad un poveraccio X.
J: bè sicuramente il tipo ci ha fatto la Mercedes, per cui tanto poveraccio non sarà più.

G: no, la Mercedes forse no, ma sicuramente avrà smarchettato un bel po’ questa estate, ho sentito cachet assurdi per Corona.

Anche voi siete finiti tra le sue mani in quella compilation firmata Corona allegata ad un noto giornale scandalistico...
G: cogliamo l’occasione per spiegare che noi, e penso anche gli altri artisti, su quella compilation ci siamo contro la nostra volontà e comunque senza il nostro consenso. Ma per questioni di burocrazia molto noiose.

DJ: per motivi di edizioni e varie altre storie poteva usare i pezzi.

Ma detto tra noi: vi va bene?
J: no. Sinceramente no. E stiamo pure cercando di fare qualcosa, però avendo potuto avremmo preferito di no.

G: ma Corona non perdona. (Ride, NdR)

Cccp - Trafitto (“1964-1985. Affinità-Divergenze fra il compagno Togliatti e noi. Del conseguimento della maggiore età”, Attack Punk 1986)

Un pezzo come questo dei CCCP suona per assurdo molto attuale e trans-generazionale. Chiudiamo con quello che invece sarà subito dopo il vostro primo disco di passaggio da indie a major?

G: indie-major-pejor.

J: bè il dopo non possiamo saperlo.

Sei sicuro? Invece credo che il ‘dopo’ sia già scritto nei risultati di questo disco.
(Silenzio, NdR)
DJ: il ghiaccio, le stalattiti. (Ridono imbarazzati, NdR)
J: in realtà i dischi vendono talmente poco che credo che ce lo siamo meritati un secondo disco con Virgin!

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L'articolo Club Dogo - Radio Popolare - Milano, 31-08-2007 di Michele Wad Caporosso è apparso su Rockit.it il 2007-09-10 00:00:00

COMMENTI (3)

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  • carlo 16 anni fa Rispondi

    rileggevo ora. figata. bravo wad. appena compriamo una frequenza ti faccio fare subito un programma come si deve. :-P

  • zabov 17 anni fa Rispondi

    Bellissima??? boh..

  • utente0 17 anni fa Rispondi

    bellissima intervista. finalmente un pò di scritture fuori dal rock. bravi!