Un disco come un ago della bilancia. Oscillante tra sonorità di estrazione britannica e rari episodi di funk americano, "The first incision is always the deeper" si presenta come un EP apparentemente variegato, versatile, ma allo stesso tempo edulcorato, diluito in troppe soluzioni prive di una sintesi convincente. Dall'ascolto emerge un lavoro dove l'istintività ha poco spazio, pianificato eccessivamente, esasperato nei riferimenti presenti, più simile ad un compitino che ad un progetto artistico peculiare. Paradossale risulta il contrasto tra l'irruenza del funk - quel tipo di carica che dovrebbe far a meno di steccati e partiture - ed una sensazione di prevedibilità presente nei tre brani, facendo risultare il tutto privo di un coraggio artistico sufficiente.
Un biglietto da visita bianco senza nome né qualifica, bisognoso di una definizione precisa. Una scelta necessaria, ineluttabile. Inevitabile, come la confusione di chi lo riceve.
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La recensione The first incision is always the deeper di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-04-30 00:00:00
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