The Afterglow Sorry 2009 - Rock, Acustico, Britpop

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Che cosa ci aspettiamo all'alba della seconda decade del terzo millennio da un gruppo che fa rock? Stupore e rivoluzioni? Se così fosse, staremmo proprio messi male. No, da un gruppo che fa rock, e che si presenta con una foto di copertina che sembra un'immagine scartata per la cover di "Abbey Road", è lecito aspettarsi una cosa sola: belle canzoni. E gli Afterglow fanno il loro dovere, almeno se ascoltati dal punto di vista dell'aspirante emigrante in Inghilterra. Aiutato da una produzione più che degna, l'album scivola via che è un piacere, come una serata a birra e fish'n'chips con gli amici di una vita: l'amico Liam, l'amico Richard, l'amico Chris… ci sono tutti, evocati dalle chitarre riverberate, dalla voce di Dave che come niente diventa Richard Ashcroft ("Guilty Lover", al limite della doppia denuncia per plagio Oasis/Verve), dal piano rubato ai Coldplay ("Before The Afternoon")… tanto per variare, ci sono un'incursione nell'Irlanda dei Pogues con il celtic-rock di "All Of You (Piss Me Off)" e nell'America alternative dei vecchi Smashing Pumpkins (Merry-go round"), ma per il resto tutto grida dio salvi l'inghilterra, con una punta di anni 80 ("Africa Rain") e fiumi di 90: "Your Heart Plastic Skin", "Hand Of A Clock": Oasis. Astenersi amanti delle tradizioni a sud della Manica.

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La recensione Sorry di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-11-10 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • theafterglow 15 anni fa Rispondi

    "Sorry.", oltre che rappresentare il nuovo secondo album della band, scrive un passo importante nel percorso degli Afterglow che dopo Decalogue Of Modern Life (2006 -Silent Revolution/EMI Publishing) prendono un lungo respiro per focalizzare i loro prossimi obiettivi. Agosto 2008: la scelta delle "vacanze" ha come destinazione "Suonovivo Studios", Bergamo, con l'ennesima partecipazione straordinaria di Dario Ravelli, già co-produttore insieme a Steve Orchard e la band dell'ambizioso album d'esordio a Londra. A novembre 2008 nasce "Doublemind Records", la nuova etichetta figlia delle menti Dave Timson e Mik Lennard, sintomo di maggiore maturità e indipendenza ma anche di rinascita e voglia di fare in un panorama musicale minato severamente dal free download e dalla sintomatica quanto eloquente diffidenza delle majors per i nuovi artisti di questo secolo.