Collettivo Angelo Mai Volume 1 2009 -

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"Collettivo" non mi ha ricordato aggregazioni di stampo sociale e politico. Non ho pensato agli anni Settanta. L'associazione immediata dopo le prime tracce è stata "immaginario". Immaginario collettivo di noi che ci troviamo tra le mani questo "Volume 1" di 14 capitoli. Un libro sonoro registrato live nel teatro dell'Angelo Mai il 15, 16, 17 e 18 Maggio 2006, scritto a più mani e uscito il 6 marzo dello scorso anno. Libro di note, passaggi trasversali tra generi e intenzioni. Strumentale e cantato. Libro collettivo, appunto, capace di raccontare concetti intimisti e corali riconoscibili, comuni, nostri. Perché la condivisione è la cifra stilistica di questo progetto, prima umano e poi artistico. Un gioco di scambi senza scomodare i parcheggi di periferia, in cui tutti suonano tutti e tutti si lasciano cantare. Bandita -evviva!- l'autoreferenzialità. A trovarne.

Salgo su questa giostra sonora elegante e divertita. Giostra notevole e raffinatissima. Salgo e scendo con difficoltà. Mi spinge in alto di colpo l'esperimento singhiozzante e imploso di "Epox". Come quegli scatti che per errore d'incastro la giostra fa all'inizio del viaggio. Poi la pace di una carezza folk e via di nuovo, in accelerazione freejazz con le improvvisazioni del gruppo Kala, il cantautorato di Roberto Angelini ("Oceano" e "Fiori rari"), Francesco Forni ("Un giorno qualunque" e "Blue Venom Bar"), Massimo Giangrande ("Il mestiere di vivere" e "La neve") e Pino Marino ("Non ho lavoro" e "Io resto qui"). Ancora sussulti coi giochi di voce di Raffaella Misiti per trovare nuova pace nel pianoforte di Andrea Pesce. La giostra completa il giro panoramico con la cover di "Across the universe" dei Beatles, cantata da Massimo Giangrande. E poi il bonus, Raffaella Misiti che torna a riprendersi lo spazio arioso di "Anche se i baci sono mille".

Bello, questo non-gruppo Collettivo Angelo Mai che ondeggia mobile e orchestrato, variegato e armonico. Bello oltre la sua genesi di solidarietà. Bello artisticamente. Capace di catturare gli opposti. Nessuna facile invettiva, anche laddove si potrebbe scivolare facilmente ("Non ho lavoro"). Perché la forza del messaggio arriva meglio quando non lo spiattelli in faccia con la captatio benevolentiae della demagogia. Vi arriva addosso con stile. Poi, solo poi, essendo un'opera e non un'operazione marketing, vi mette voglia di andare a scoprire cosa c'è dietro. Di quale esperienza è figlio. Ma ciò aggiunge solo un cammeo, una carta d'identità a qualcosa che ha già valore di per sé. "Volume 1" ha una casa. Come dovrebbero averla tutti. Un vecchio edificio abbandonato nel cuore di Roma, l'ex convitto Angelo Mai, occupato il 17 novembre 2004 da trenta famiglie in emergenza abitativa. E subito, come a esorcizzare il rischio di perdere il gusto di bellezza e creatività, per ribadire che nonostante la disperazione c'è ancora voglia di fare, per non abbrutirsi insomma, nasce anche un laboratorio culturale che diventa presto centro focale cittadino. Un concentrato d'arte. Tutti lì. Nella madre delle case. A suonare, recitare, ballare, immaginare, proiettare, cantare, dipingere, fotografare, dire, riflettere. Fare. Fare sempre. A farsi palestra di creatività. Tutti lì, fruitori e artefici. Tra i tanti maestri di bottega Vinicio Capossela, Peppe Servillo, Niccolò Fabi, Francesco di Giacomo, Andrea Satta e Têtes de Bois, Teresa de Sio, Orchestra di Piazza Vittorio, Rocco Papaleo, Fausto Mesolella, Marco Conidi, Valeria Rossi, Remo Remoti, Alessio Bonomo, Acustimantico, Ardecore, Andrea Rivera, Marco Siniscalco e Antonella De Grossi. E tra loro quello che è diventato il Collettivo. Roberto Angelini, Renato Ciunfrini, Cristiano De Fabritiis, Rodrigo D'Erasmo, Francesco Forni, Massimo Giangrande, Gabriele Lazzarotti, Mafio, Pino Marino, Raffaella Misiti, Andrea Pesce, Davide Piersanti, Fabio Rondanini, Sante. A lottare per qualcosa solo in apparenza scisso: diritto alla casa e diritto a spazi indipendenti per la cultura. Perché se non hai dove vivere fisicamente ed emotivamente, semplicemente non esisti. Nessuno lucra qui, se non solidarietà, spacciata a grandi dosi in giro e per fortuna. Gli incassi vengono utilizzati per il nuovo spazio assegnato all'Angelo Mai in via delle Terme di Caracalla 55. Ripeto: questo il contesto. La scintilla. Ma "Volume 1" va apprezzato a prescindere. Come prova raffinata e autonoma. Il titolo lascerebbe intendere un poi. Ma un poi diffuso. Tipo che il "Volume 2" lo scrivono altri, altrove, per altri motivi. E il 3 lo stesso. Per un'enciclopedia della consapevolezza.

"Volume 1". Per chi odia la retorica e il rischio d'enfasi che si accompagna a certe iniziative. Per chi ama che dalla merda nascano fiori. Da assumere senza leggere -tanto meno attentamente- le avvertenze.

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La recensione Volume 1 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-03-11 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • mestyna 14 anni fa Rispondi

    - "Volume 1" va apprezzato a prescindere. - GIUSTISSIMO!