Red Worms' Farm s/t 2001 - Hardcore, Alternativo, Post-Rock

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Lunedì stava nelle mie mani e non ho fatto altro che ascoltare e riascoltare. Poi, per tre giorni, ancora. Ancora. Tempesta di accordi, piacere in metastasi. Sabato il mio corpo fremeva contro le ridotte pareti del palco dell'Animal Zoo di Finale Emilia. Di lì a poco( e quale concetto sinistro è il "poco" quando scandito dall'ansia) la loro esibizione. Lasciatemi deglutire, prima che sia troppo tardi. REDWORMS'FARM. Pezzi del mio cuore che non ce la fanno, un ragazzo che mi spinge nell'orecchio "mi hanno salvato la serata..." ................................................ Se avessi il loro stile, vi abbandonerei, così, nella recensione, lasciandovi appesi a quei puntini; ma ahimè, je suis banal! Quindi. 23 minuti di ascolto che si dividono quasi equamente in 6 tracce per tre ragazzi di Padova, attraversati dalle imprecisate strade del post-rock, illuminati da Halley Records, etichetta anche degli Infranti, mon dieu! Il mio 2001 si apre musicalmente con questo cd e con ogni probabilità andrà pure a chiudersi. Punti di riferimento? Senza dubbio si tratta del matrimonio più riuscito e passionale tra gli Unwound meno assillati dal sonico Thurston Moore e i texani ..And you will know us by the trail of dead. Ma non solo. Potrebbero starci anche Reiziger e The lapse che si sfiorano guardandosi negli occhi, mentre in lontananza, il turbamento nervoso dei Native Nod accenna un saluto, che sia un addio? Chissà quali precisi ingredienti riempiono il sangue di questi giovani padovani, che hanno un taglio che acceca, un tocco che eccita, uno spessore ansiogeno. Ho ancora le vertigini che ormai come bollicine hanno invaso lo stomaco e le vie respiratorie. La traccia numero 4 è il pezzo che più mi sconvolge, con il suo andamento erotico. Un rock'n'roll selvatico e odoroso intrecciato alle fibre di gruppi come Rye Coalition e Regulator Watt. Chiude l'album un brano interamente strumentale. Ed è il tempo che dai a quel non-paesaggio di inseguirti nello spazio di un finestrino di treno, a quel pensiero di rotolarti in testa come hobby preferito dalle pareti del tuo cranio. Il tempo che dai a quel sospiro di cadere a terra. Il tempo. Poi il cd esce dal lettore ed è come se si chiudesse un possibile ciclo di vita. Datemene ancora. vi prego.

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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-03-28 00:00:00

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