J-Ax Deca Dance 2009 -

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Non è un b-side e non è la seconda parte di "Rap n' Roll". "Deca Dance" è il disco nuovo di J-Ax. Giusto per confondere un po' le idee, mescolare ancora le carte e buttarle di nuovo tutte sul tavolo. Messo da parte il tre piedi, ma non il rap e tantomeno il roll, saliamo sulla macchina del tempo e via all'indietro, a ripercorrere con Ax questi ultimi dieci-vent'anni. "Anche se in realtà con Lino Banfi ed Edwige Fenech andiamo indietro anche di più di vent'anni" specifica il giorno della presentazione e del pre-ascolto del disco. Deca Dance: quindi qui si balla. Sonorità anni 90 e cori tamarri anni 80 sono il set delle dieci nuove storie di Ax. Avventure di pirati, storie di extra terrestri come lui, leggende, anche metropolitane, vecchie e nuove. Storie anche tristi, ma sempre con il lieto fine: "dark come gli Addams - dice - che alla fine fanno ridere". Ogni storia è a sé. Ogni canzone vive da sola. Con il suo ritmo, le sue rime e i suoi ospiti. Altre "dieci bombe", come aveva definito "Rap n' Roll". Qui le tracce-bomba sono un po' meno, ma ci sono altre belle collaborazioni, con Marracash e con Grido. Spunti musicali interessanti, ispirazioni e citazioni cinematografiche leggere e divertenti. Un disco che si balla col sorriso. Per chi conosce, o meglio, ricorda. Perchè non per tutti sono "I bei tempi", di cui Ax quasi ci autorizza (a tutti noi vecchietti) ad averne un po' nostalgia. "Ho tre generazioni di seguaci adesso", racconta. L'ultima generazione non conosce le piccole e grandi star di cui parla; o i miti, veri e da sfatare. L'ultima generazione di "teste dure" non conosce Data e Willy l'Orbo, Bruno Sacchi, Heater Parisi, Ken, Paul McCartney. E fino a poco fa nemmeno Michael Jackson. Eppure il ritmo prende; lo prova la reazione del pubblico alla prima tappa del Deca Dance Tour dove "facendo scorrere il testo tipo karaoke delle canzoni nuove non ancora uscite, la gente cantava e ballava praticamente da subito". Forza comunicativa. Con il deca degli 883 il tempo sembra un po' meno lontano, mentre con "Vecchia Scuola", un'attitudine più che una canzone ("anche Michael Bublè è vecchia scuola" dice), c'è la gioia di ascoltare Jovanotti rappare come nei suoi anni 80, quando aveva quel cappellino e quelle scarpe. Dal cattivo per eccellenza in "Rap n' Roll" allo scambio di testi e battute con il più buono di tutti. Ax è diventato buono? O lo è sempre stato? Dopotutto non ci ha mai nascosto niente. Nemmeno adesso. Si riveste sulla copertina del disco e poi canta "Immorale", inno-confessione-denuncia. Vero quello che rappa sulle note di "Anni amari"; si taglia col coltello per farci vedere cosa c'è dentro, poi sfata miti. "Sullo spunto di 'Voglio di più' di Pino Daniele voglio smitizzare certe idee che ha la gente sulla musica in Italia e su come la si fa […] la musica è un lavoro duro anche se è il più bello del mondo". Lui è quello che dice, ancora duro e ancora puro, "Come un sasso", mentre il suo progetto solista prende sempre più forma.

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La recensione Deca Dance di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-10-21 00:00:00

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