Brain BrainStorm 2009 - Rap, Hip-Hop

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Viviamo nella società dell'immagine. Ma forse Brain non lo sa ancora e presenta un album dalla copertina orribile. Già membro della crew Fuoco negli Occhi, l'mc butta fuori il suo primo lavoro solista, un prodotto autocelebrativo che prosegue la via intrapresa da uno dei collettivi più apprezzati del capoluogo emiliano. Partiamo dai difetti, che per i pregi c'è sempre tempo: "Brainstorm", tanto per tenere fede al titolo, è un viaggio cerebrale. Le dieci tracce dell'album sono farcite di paroloni scelti con dovizia da letture freudiane ma incastrati a fatica in metriche difficili da seguire e, soprattutto, da capire. E se l'obiettivo di un brainstorming dovrebbe essere quello di raggiungere un obiettivo o risolvere un problema tramite un libero flusso di idee, sinceramente non è ben chiaro quale sia l'obiettivo di questo disco. Forse si tratta di uno spiritico criptico iperolistico, rigetto di una realtà proiettata da una coscienza orientata verso un limite definito da una meccanica plastica. Non ci avete capito un cazzo, giusto? Ecco, allora provate a immaginare l'effetto che possono fare circa 40 minuti di simili frasi messe in rima. Esaurita la premessa, si può serenamente passare alle cose buone: le basi sono quasi tutte di ottima fattura, a cominciare dalla title track prodotta dall'ex Saian Supa Crew Specta. E anche la scelta degli ospiti è piuttosto azzeccata: dalla moglie Michasoul in "Terra di Nessuno", dalla sfiziosa base in levare prodotta da Freshbeat, a Kiave in "Hiphopcondria", prodotta da un funkosissimo Dj Lugi, o Ensi, insieme a Prosa e ancora Michasoul, in "Sono".

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La recensione BrainStorm di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-02-17 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • psychobrain 14 anni fa Rispondi

    Carissimo,
    finché dici di non aver capito un disco che hanno capito tutti, a me
    non interessa. Sei tu che fai una brutta figura... Ma se in una
    recensione, uno che si professa dj, filosofo, SCRITTORE,
    "very-anarchy-people io scrivo quel cazzo che mi pare ma faccio il
    giornalista" scrive che nei miei testi ci sono infilati dei termini di
    freud a caso e fa anche lo spiritoso inventandosi: "spiritico criptico
    iperolistico, rigetto di una realtà proiettata da una coscienza
    orientata verso un limite definito da una meccanica plastica"
    (spiritosissimo eh, Tognazzi te l'avrebbe sicuramente rubata per amici
    miei) comincio a pensare che più che alla critica, farebbe meglio a
    dedicarsi ad altro. I testi del disco non hanno niente a che fare con
    questa sfilza di parole messe insieme senza un senso. E la psicologia
    viene menzionata solo fra un pezzo e l'altro. Ci tenevo a dirlo,
    perché la tua recensione non fa altro che accusarmi di ciò che in
    realtà fai tu: parlare di niente.
    E' un peccato, questo è uno dei portali che ritenevo più seri