Margareth White Lines 2010 - Pop, Indie, Alternativo

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Finalmente, ce l'abbiamo fatta. Dopo tre anni e due demo registrati alla meglio, ma che hanno colpito per intensità, bellezza e manifattura, i Margareth sono riusciti a dare alle stampe un disco. Un disco vero, con dieci canzoni, un'etichetta e un tour, e che permette a questi quattro ragazzi veneti di presentarsi come si deve. "White lines" esce con ben 7 inediti, i brani provenienti dai precedenti tentativi di venire a galla sono solo tre, tutti ripescati dall'ultimo "This town" e non dal primissimo "Out of the city". Peccato, perchè c'erano delle canzoni che meritavano di essere diffuse tra chi comincerà a conoscerli solo ora. Ma il materiale nuovo non delude affatto e, dunque, chi si è perso il passato s'arrangi, oggi ha tutti i mezzi per recuperarselo.

Una bella prova, questa, che fa emergere con prepotenza l'impronta beatlesiana, a sviscerare e ripercorrere ogni periodo dei fabfour. E tu che ascolti, vieni messo su quell'autobus che prendevano John e Paul per andare a scuola: da lì vedrai una sorta di piccola Penny Lane alla veneziana (o alla mestrina), con scene di ordinaria follia nella provincia del Nord e tentativi di combattere la noia con i sogni ad occhi aperti. Si sente in particolare in "In love with a freak", che con tutti i distinguo del caso ha anche qualche accelerazione alla "Grace" di Jeff Buckley e, ahimè, una chiusura poco elegante. E anche nella open track "I get along", un pezzo che però riesce a mantenere il carattere della band, che abbiamo imparato a riconoscere. Per esempio, certi pianoforti sotto certe melodie della voce, che quando decide di andare verso l'alto spesso sceglie di seguire la stessa strada. In giro per il disco, poi, ci sarebbero anche un sacco pieno con dentro i Doors (in "Horizon", che sembra un po' di "The End", ma richiama anche l'immaginario legato ai Beatles impegnati a cercare loro stessi in India), e i riferimenti folk che spendiamo quando si parla dei Margareth. I Calexico, di nuovo, perchè è inevitabile pensarci quando arriva la tromba, o l'alternative country, nella versione più da colonna sonora di "21 grammi" che da quella di "Per un pugno di dollari".

Una conferma, dunque, senza particolari sorprese. Per chi ama il genere (un pop delicato venato di folk elettrico, poco indie ma parecchio alternativo) e non li ha mai ascoltati potrebbe essere una folgorazione. Per chi invece li aveva notati fin da subito, è un piccolo passo lungo un cammino già avviato. Un tassello importante e ben fatto, ma che se avesse stupito un tantino in più, ci avrebbe reso più felici.

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La recensione White Lines di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-03-19 00:00:00

COMMENTI (3)

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  • faustiko 13 anni fa Rispondi

    Riscoperto oggi dopo ascolti distratti! Proprio un bel disco...

  • damarama 14 anni fa Rispondi

    Concordo. Sopratutto ben suonato. Bravi

  • mestyna 14 anni fa Rispondi

    un cd molto rilassante e piacevole :)