Pazi Mine S/t 2010 -

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Eravate in spasmodica attesa di un gruppo di cui poter dire "ecco i nuovi Lacuna Coil"? No? Sì? In ogni caso, l'abbiamo trovato. Cosa ce lo fa dire? Non tanto la musica in sé (che comunque mostra suppergiù le stesse radici), né la voce femminile che si libra evanescen(ce)te sull'hard e il metal di base, quanto per un approccio internazionale ancora arduo da trovare da queste parti, e che, sia chiaro, non dipende dalla scelta dell'inglese o dal genere (quelli non sono certo una rarità) bensì da cura del dettaglio, professionalità e ricerca di una cifra distintiva che affranchi dal facile "mi ricorda questo e quello".

Nel caso dei Pazi Mine le costanti caratterizzanti sono le lunghe intro e code strumentali – in alcuni episodi, per esempio "The Waves You're Cradled By", passa un minuto e più prima che entri il cantato, e non si dica che al giorno d'oggi non ci vuole coraggio - la pari dignità accordata a tutti gli strumenti (cura del dettaglio, si diceva) e un bell'equilibrio tra l'aggressività dell'insieme (comunque capace di stemperarsi in momenti più morbidi, come "The Thaw", e qui, se vogliamo, la pecca: chiudere il disco con il momento lento è una scelta un po' facile) e la voce molto melodica di Sara Ardizzoni – melodica ma non banale, capace di diventare inquietante, in e ipnotica, vedi "Witness of A Recurring Dream".

Sound pesante, intreccio delle voci, inserti simil-hip hop, tutto li fa rientrare di diritto nel novero delle band di nuovo hard rock e nuovo metal, ma di quelle che si rivolgono a un pubblico più adulto e raffinato dei ragazzini nerovestiti: il pubblico che apprezza, per esempio, System Of A Down o A Perfect Circle. Se siete fra questi, date ai Pazi Mine una possibilità, difficilmente ve ne pentirete.

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La recensione S/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-10-06 00:00:00

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