Red Onions Diario d'un uomo qualunque 2010 - Rock, Psichedelia, Progressive

Diario d'un uomo qualunque precedente precedente

I perugini Red Onions proclamano orgogliosamente di essere una band progressive. Rigorosamente anni 70, aggiungo io, che ho ascoltato il loro disco (in vendita su Amazon, per chi fosse interessato). Tanto che "Diario d'un uomo qualunque" è un vero e proprio concept. Bisogna dire che i Red Onions evitano anche con cura i difetti più macroscopici del genere: lunghe suites classicheggianti o jazzeggianti che sia, fatte di solito di spunti giustapposti senza molto senso. No, la base dei Red Onions è un solido rock blues: diciamo che sono una band in procinto di diventare progressive, di quelle del periodo 1969-70, per i filologi, che forzano le strutture rock e blues senza uscirne ancora del tutto, spigolando tra quinte diminuite, none sospese, lunghi assoli e arpeggi vagamente raga (nel senso di musica indiana). Ottimi propositi. I punti dolenti sono altri, e non stanno neppure nel fatto che il genere sia obsoleto: in questo inizio di XXI secolo che non fa che ripescare spunti dal passato del rock, non sarebbe affatto un male. I punti dolenti sono le voci, dal brutto timbro; le melodie, non particolarmente memorabili; le composizioni, di un onesto artigianato, ma nulla più; la registrazione di qualità non eccelsa, che per un genere come il progressive è peccato mortale; e una perizia esecutiva non sempre all'altezza, altro peccato mortale per il progressive. Alla fine, anche se ci sono spunti carini il disco è quello che è: un "vorrei tanto vivere negli anni 70", espresso da un angoletto di provincia, non nel senso nobile e salvifico del termine. C'è da studiare. Parecchio.

---
La recensione Diario d'un uomo qualunque di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-02-09 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia