Andre Guzzoletti Invisible Cities 2011 -

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Il primo disco di Andrea Guzzoletti (trombettista barghigiano) presenta un aleatorio sincretismo tra elettronica e il meglio della cultura jazz internazionale, con spunti e referenze talmente plurime, che potrebbero finire per esondare da questa e da tutte le altre pagine di Rockit.

Sentito omaggio all'omonima opera di Italo Calvino, oltre che alla figura di Hector Zazou, il lavoro, coadiuvato da due illustri musicisti dell'ambiente jazzistico di Barga (Roberto Cecchetto e Stefano Onorati), ripropone nelle otto tracce le altrettante città del romanzo; cosicché, all'albata apertura di "Kaleidoscope City", dove un tessuto d'elettronica ambientale incontra la sensibilità melò della tromba, succede l'inattesa "Industrial City", e un riff di chitarra satura dà avvio ad una techno muscolare e ostinata - tra rock, jazz e fusion.

Ipnotica e suggestiva "Underground City", tra fumi ed innesti elettroacustici, episodio tra i più riusciti. A chiudere il cerchio la caotica e rutilante "Raibow City/ Last City" (feat. Hector Zazou).

Ci sono i Weather Report e Paolo Fresu, c'è Miles Davis e anche Wynton Marsalis, ma anche molta elettronica da computer (stile Fruity Loops, per chi ne mastica e può intendere), che, a mio parere, ne appiattisce un po' il risultato finale, omologando a tanta materia vile attualmente corrente.

Notevole la tecnica della tromba di Guzzoletti, capace di modulare magistralmente registri e modalità espressive, sussumere codici e pescare a piene mani nella tradizione pur timidamente arrischiando in ambito sperimentale.

Esemplarmente suonato, come ci si aspetta da musicisti di tal fatta, ma ugualmente algido e senza un guizzo o palpito che sposti più in là rispetto al già detto.

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La recensione Invisible Cities di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-02-25 00:00:00

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