unreason unreason 2012 - Industrial, Alternativo, Post-Rock

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Che sia noise o rock, pop o industrial, nu-metal o elettronica, poco importa agli Unreason. Basta che si tratti di torbida oscurità metropolitana.

Una sorta di grande abbraccio sonoro a tutto ciò che trasuda suburbana oscurità, senza distinzione di genere. Questo è il debutto degli Unreason. Noise o rock, pop o industrial, nu-metal o elettronica, non fanno differenza agli occhi della band ligure. L’importante è bandire anche la seppur minima fonte di luce per crogiolarsi dentro il torbido ed affascinante richiamo di un’impura e turbolenta notte metropolitana priva di alba. Il fatto che l’alleggerimento in chiave pop dell’intero lavoro sia affidato a cupissime inquietudini di scuola Placebo (“A place of truth”, “Waves”) la dice lunga sull’indole allucinata che pervade il resto del disco, devotamente inginocchiato sui ceci davanti alle nerissime anime dei N.I.N., dei Killing Joke, degli Skinny Puppy, dei Depeche Mode più contorti e dei Lacuna Coil nei frangenti più deflagranti del percorso, fino a convogliare tutto questo dentro un piccolo capolavoro di deforme sensualità alla Marilyn Manson, quella “Kids Hurting kids” che potrebbe accompagnare un luciferino amplesso dentro il motel più ambiguo e corrotto della Sin City di milleriana memoria.

Un buon esordio dall’appeal internazionale, anche nei suoni, dove l’approccio marcatamente (e umanamente) rock delle interpretazioni di Elio Isaia si contrappone all’alienante cornice sonora imbastita dal resto della band, a tratteggiare un fascinoso affresco di psichedelia moderna e disturbante.

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La recensione unreason di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-02-07 00:00:00

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