Le Orme Felona e Sorona Deluxe Edition 2011 - Progressive

Felona e Sorona Deluxe Edition precedente precedente

Per molti fan del prog, questo disco è il capolavoro delle Orme: e anche se io personalmente gli preferisco di un qualcosetta "Collage" (1971) e "Uomo di pezza" (1972), hanno certo le loro buone ragioni. Ben venga quindi la ristampa di questo grande disco dimenticato, tanto più in questa edizione deluxe che gli affianca la rarissima versione inglese, testimonianza dell'assalto al mercato britannico tentato dalla band veneziana, in accordo con Tony Stratton-Smith, paròn della Charisma, l'etichetta UK che pubblicò il disco e che schierava nel suo roster Genesis e Van der Graaf Generator, il cui leader Peter Hammill ri-scrisse (e non tradusse semplicemente) i testi di questo concept che narra la storia dei due pianeti del titolo: uno, Felona, felice e solare, l'altro, Sorona, tenebroso e dominato dal dolore (il suo nome, derivato da "sorrow", fu suggerito alle Orme proprio da Hammill durante il suo tour italiano del dicembre 1972).

In pratica, un apologo sull'inseparabilità di bene e male. Alle Orme il lancio sul mercato anglosassone non riuscì, tanto come al Banco del Mutuo Soccorso e a differenza della PFM, che fu lì lì per sbancare. Di questi tempi nulla parrebbe essere più fuori luogo di un disco prog: ma in realtà c'è tutto un movimento sotterraneo in fermento che presto produrrà l'ennesimo revival di questo decennio saccheggiatore del passato. E poi, un capolavoro è sempre un capolavoro.

Se brani come "Sospesi nell'incredibile" suoneranno un po' duretti e indigesti a chi non ha dimestichezza col genere (è una suite un po' alla "The Barbarian" di Emerson, Lake & Palmer, addolcita però dalla fuga a quattro strumenti scritta dal produttore e arrangiatore Gian Piero Reverberi), la bellezza pastorale della semplice ballata "Felona" o l'estasi soprannaturale di "La solitudine di chi protegge il mondo" (un pezzo incredibile) colpiranno chiunque. Inoltre, ascoltare oggi un disco delle Orme produce sorprese che altri dischi prog non riservano: come non rimanere sbalorditi di fronte a quello che accade in "Attesa inerte" a partire da 00'43"? Dopo l'inconsapevole invenzione del drum'n'bass in "La porta chiusa" nel 1972 e prima dell'anticipazione involontaria del techno pop che sarà del 1977 di "Se io lavoro", qui Le Orme senza saperlo preannunciano sonorità che saranno tipiche dei The Chemical Brothers (pare "Setting Sun", 1997): certo, in questo pezzo manca la componente dance. Ma ascoltate quel riff di Moog che pare una motosega, su cui si leva, a tratti perfino in voluta dissonanza, la voce di Aldo Tagliapietra: non è già l'uso del rumore in musica anni luce prima dei campionamenti? È una prova della ricerca sonora di questo gruppo ingiustamente dimenticato, fuori dai recinti del prog, e un altro buon motivo per acquistare questa edizione deluxe.

A cui però rimprovero due cose. La prima: dato che nelle registrazioni per la versione inglese suonò anche il sassofonista e flautista dei VDGG, David Jackson, le cui parti furono poi espunte dalla versione finale, perché non allegare un terzo disco con questa versione originaria? Il problema era il costo del supporto fisico? Si potevano riunire le due versioni inglesi nello stesso cd, visto che l'album UK dura 33'33" (che moltiplicato per due fa 66'66", durata ampiamente al di sotto della capacità di un cd): è quello che è stato fatto nel 2001 nella modesta (non deluxe) riedizione stereo e mono di "Surrealistic Pillow" dei Jefferson Airplane (BMG) per dirne una.

La seconda: il libretto, in italiano e inglese, contiene alcune interessanti foto delle etichette dei vinili originali e soprattutto dei nastri (data di registrazione, tracce, un sacco di info sfiziose), un articolo sulla vicenda del disco, le date del tour UK delle Orme (solo in inglese) e basta. Afferro a caso nella mia collezione di cd: riedizione di "Surrealistic Pillow" dei Jefferson Airplane, 11 pagine fittamente scritte di libretto; riedizione di "Sgt. Pepper's" dei Beatles, 28 pagine (EMI); "Ziggy Stardust" di David Bowie, 20 pagine (EMI); "Forever Changes" dei Love (Warner), altre 20. E spesso, dico, solo le pagine scritte, senza contare le foto. Come mai? Beh, quelle sono riedizioni americane e inglesi. Lì si commercializzano dischi, non saponette, come da noi. Perciò quel "deluxe" è un po' pretenzioso. Vediamo di darci una regolata.

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La recensione Felona e Sorona Deluxe Edition di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-06-08 00:00:00

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