L'amo Di primavera in primavera 2011 - Pop

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Siete mai stati a Napoli? Ecco, se la risposta fosse no, la prima volta che metterete piede a Napoli fatevi trovare pronti all'appuntamento con l'ironia. Ogni angolo e anfratto ne è stracolmo, e le sagge prese per il culo lì sono all'ordine del giorno. Perché è anche così che si combattono gli aromi forti della quotidianità. I L'Amo della loro città sembrano, per certi versi, perfette fotocopie. Storti, schizzati, caotici, a tratti innocenti come uno scugnizzo che veste il 10 di Maradona e a tratti bastardi come i motorini in tripla fila. Ma soprattutto ironici e dotati di quella rara virtù che si chiama sarcasmo.

Titoli come "Aurelio De Laurentis, musa e maestro" e "Sulla svirilizzazione di Quagliarella" paiono così esplicativi, oltre che di una forte passione pallonara, di quel gusto artigianale per la provocazione che fa tanto hardcore. "Di primavera in primavera" sono dodici velocissime schegge da un minuto o poco più. Una struttura basic (chitarra e batteria) su cui si innestano dei synth rubati all'elettronica più lo-fi. Punk sperimentale da scantinato, che in fondo a ogni pezzo finisci col sentirci il gusto marcio e senza filtri da sala prove. Ritmica grezza e serrata, voce a sbracciarsi nel caos e innesti sintetici che rifiniscono la cornice, dando un tocco di melodia proto-pop al tutto. E se da un lato i pezzi sono naturale prosecuzione di quel discorso iniziato col precedente ep, centrifugando l'immediatezza con uno spirito sonoro del tutto originale, dall'altro lato sembra però siano arrivati alla matrice non perfettamente compiuti, come delle foto che riescono sfocate.

Quello che manca è probabilmente un immaginario a cui ricollegarsi, testi meno ermetici che ridefiniscano meglio i contorni e siano capaci di fissare storie che altrimenti rimangono solo abbozzate ("Mario Orsini va in città", "Le parole sono orpelli del metal"). Chiariamoci, forse era loro stessa intenzione lasciare le cose immerse in questo sentore di caos e incompletezza, però così facendo rischiano di passare inosservati. Possono diventare degli Wavves più tosti e meno lisergici, con quel tocco di napoletanità in più. Ne saremmo veramente fieri.

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La recensione Di primavera in primavera di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-09-29 00:00:00

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