Federico Fasce s/t 2001 - Strumentale

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Come definire le undici tracce presenti nel disco di Federico Fasce se non come un tentativo di colonna sonora di un ipotetico film? Si tratta di brani strumentali che non si riesce a collocare diversamente, visto anche l’andamento variegato dei diversi episodi, alcuni più lenti e dall’andamento decisamente epicheggiante alla Vangelis, altri più movimentati quasi a voler sottolineare scene di tensione o di azione.

Tutto sa di già sentito, anche se ciò non deve essere considerato, a giudizio di chi scrive, come un peccato mortale. Sebbene i brani non siano, nel complesso, memorabili, e alcuni di essi effettivamente potevano essere maggiormente riconsiderati prima dell’inserimento nell’album, almeno un paio di episodi raggiungono una sufficienza più che abbondante: l’arioso “Emotions”, sicuramente il più riuscito, con il suo andamento in stile “Lezioni di piano” di Michael Nyman, e l’incalzante “Action” che ricorda certi momenti della colonna sonora di “1997: Fuga da New York” (film di azione un po’ trash e un po’ cult della prima metà degli anni Ottanta).

Ciò che assolutamente non va, e su cui proprio non è possibile soprassedere, sono le sonorità. Ora io lo so bene che con i soldi necessari per un buon pianoforte, un synth analogico magari pure vintage, un synth di questi nuovissimi con un parco suoni di vastità e realismo incredibili, buoni processori di suono, una registrazione nei giusti ambienti con i microfoni adatti, ecc. ecc., ci si potrebbe comprare un piccolo appartamento… Però - e sia detto in tutta onestà e senza la minima acrimonia nei confronti dell’autore - non può andar bene realizzare musica suonata da un semplice expander MIDI, se si ricerca una certa presentabilità del prodotto. Oltretutto, anche se pure quello è un ambito costoso (ma certo molto molto più accessibile), con le piattaforme hardware e le emulazioni software di questi ultimissimi anni è possibile ottenere suoni e atmosfere che, se non raggiungeranno certo il calore espressivo di una vera orchestra, riescono comunque a far suonare un’idea musicale, un commento sonoro, una melodia, un arrangiamento, in maniera nettamente diversa dal pianobar.

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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-02-26 00:00:00

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