Eramo e Passavanti Oro e Ruggine 1998 - Rock

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Credo che chi li ha visti qualche settimana prima di Sanremo durante una puntata di Help (trasmissione condotta da Red Ronnie su Tmc) non possa non essere rimasto colpito dall'esibizione che allora regalarono al pubblico; è raro che dalla televisione filtrino le emozioni che la musica suonata dal vivo può regalare, ma quando succede c'è sicuramente qualche artista di rilievo, dietro.

Eramo e Passavanti costituiscono uno "strano" binomio, nel campo della musica italiana: lui non canta e non sono fidanzati. Per una volta, però, dal substrato composto dalle persone che contribuiscono alla realizzazione di un disco spunta un nome, che probabilmente è quello del musicista che ha impartito più chiaramente una direzione musicale, per quello che riguarda atmosfere, stile di composizione e di arrangiamento, al progetto. Direzione musicale che, pur non essendo prettamente originale, è comunque un tentativo interessante nel campo della musica italiana.

Le anime "compositive" del disco, direi, sono essenzialmente tre: immaginate una armonica fusione tra atmosfere methenyane (se non conoscete Pat Metheny andate in prigione immediatamente e senza passare dal via), musica brasiliana e tradizione musicale del sud italia. Il mix, perfettamente riuscito, grazie forse ad un'affinità naturale tra le tre anime, restituisce un disco molto piacevole, che regala più di una emozione sincera (e vale largamente le 25 mila lire che, saggiamente, i distributori hanno deciso di farlo pagare).

Passavanti è un emulo dei musicisti "alla Lyle Mays" ed imbastisce trame risalenti a quel genere di musica (indicato di volta in volta come jazz moderno, new age, world music e quant' altro) che deve la sua origine principale nella straordinaria produzione del Pat Metheny quartet. Si potrebbe pensare che "copi", ma non è così. Quella Methenyana è una produzione di così straordinario valore e portata che genera naturalmente un filone. Si tratta quindi di musica "di corrente", impiantata sulla tradizione italiana, con un'operazione molto valida. Partecipano alla composizione delle canzoni Bungaro (testi e musica) e A.De Angelis (testi)
Peccato, però, che il morbo del sanremismo infetti in una certa misura il disco. Esecuzioni impeccabili, musicisti perfetti, arrangiamenti cristallini e quant'altro costituiscono il limite del disco, che da questo punto di vista, paradossalmente, non brilla: se la musica (e la voce di Eramo, di cui parlerò più avanti) richiederebbero passione, musicisti ed arrangiamenti restituiscono una perfezione "di maniera" che nasconde un po' troppo l'"anima". Vedere lo stesso gruppo suonare dal vivo fa tutta un'altra impressione: mentre nel disco ciò che emoziona è soprattutto il lavoro vocale, dal vivo risalta il lavoro di insieme (come è giusto, dato il tipo di musica) e la personalità di Passavanti recupera il suo giusto ruolo, con esecuzioni strumentali che si innestano benissimo nel genere e nelle canzoni e che risultano troppo penalizzate, nel disco (timore che l'audience sanremese non capisca degli "assoli"? peccato che credo che chi comprerà questo disco sarà qualcuno che sa cogliere fin dall'inizio il senso del progetto, e quindi li capirebbe).

Stranamente la canzone più sanremese ("Fa che non sia mai") è rimasta chiusa nel cd, ed a Sanremo non ci è andata, sostituita dalla ben più valida "Senza confini". Ma non mancano i pezzi veramente "buoni e belli": "Jamais", cantata in portoghese, è semplicemente perfetta, un gioiellino di dolcezza musicale, su cui flauta impeccabile la cantante, che pare nata in sud america. "All'onda" rivela marcatamente la discendenza popolaresca e fa un'ottima figura; "la luna e l'assenza" ammicca ad atmosfere vagamente acid jazz (e lo fa bene). "Giro di tango" semplifica un po' troppo la bella atmosfera creata dall'introduzione strumentale ma tutto sommato si regge bene. "Aria di tempesta" è una composizione complessa, con modulazioni interessanti nella strofa che sfociano su un ritornello intenso e turbato, molto in tema con l'argomento. "In movimento" è il pezzo più metheniano, dichiaratamente dedicato al musicista e maggiormente debitore delle atmosfere sognanti e descrittive della musica del chitarrista (ancora una volta: peccato per il poco spazio lasciato agli assoli improvvisati) "Hey manda" dà l'impressione di quei canti solari e corali delle feste popolari, musica catartica e coinvolgente. "Acqua dolce" è un pezzo di musica brasiliana (Ivan Lins canta le parti in portoghese), dolce e sensuale, fa la sua parte nella costruzione dll'atmosfera d'insieme. "Senza fiato" è lo splendido cameo per pianoforte e voce di chiusura del disco: armonie dubbiose e tormentate si aprono su un ritornello lirico "aperto", uno splendido finale ad intensità potente e composta, ma profonda.

Cosa manca, in tutto quello che ho detto? L'elemento fondamentale, la causa scatenante del progetto, o almeno la sua giustificazione a posteriori: la voce di Barbara Eramo. Stupenda nelle sue molteplici incarnazioni dà vera vita alle canzoni, riempiendo di passione pura tutti i testi (che sono a volte un po' "di maniera", a dire la verità). E' un filo di calore allo stato puro, un lampo di solarità accecante, una voce con un'anima, un'anima dentro una persona che ne trasuda, ne è trasportata, e che da questo punto di vista si compenetra con quegli elementi in subbuglio che animano i testi del disco, fuoco, aria, terra e acqua delle tradizioni. Eramo accende le parole delle canzoni, una visione vitale e sincera del mondo e della natura, in cui i sentimenti sono stimolati e rappresentati dai venti, i mari, il cielo, materia ed energia che ribollono, come le passioni tratttenute a stento di "Senza fiato" o dei testi migliori del disco.

Morale: spero che non passino inosservati (da un certo punto di vista hanno già fatto centro: a Sanremo hanno vinto il premio della critica, e la "giuria di qualità" composta tra gli altri da Vecchioni e Michael Nyman ha creato un premio apposta per darlo a loro...), o perlomeno che siano seguiti da una quantità dignitosa di persone, che dia coraggio al progetto e ad altre produzioni dello stesso tipo.

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La recensione Oro e Ruggine di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1998-03-29 00:00:00

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