Der Noir A dead summer 2012 - New-Wave, Dark

Disco in evidenza A dead summer precedente precedente

Album d’esordio per un gruppo che mostra subito la sua vena cold wave senza ripensamenti, l’amore per l’analogico e un sound compatto che non scioglie mai la tensione.

È davvero utile arrovellarsi su quanto un gruppo sia derivativo, s’alleni in un genere che per molti è superato e difficilmente riproponibile a trent’anni dai suoi fasti, si sforzi di coltivare l’analogico nell’epoca in cui con un pc puoi diventare una stella della musica? Occupandomi per lo più di new wave, dark et similia è una domanda che mi pongo spesso e non è facile capire quanto una band apporti di nuovo in un panorama di suoni già sperimentati e sentiti. E in fondo c’è sempre bisogno di qualcosa di nuovo o basta che sia interessante e gradevole?

Approcciandosi ad “A Dead Summer” è inevitabile porsi questi interrogativi, e alla fine dell’ascolto ciò che rimane è un tuffo nel passato fatto con perizia e l’intenzione dei Der Noir sembra proprio quella di sottolineare il pesante cordone che li lega a un retaggio fatto di Bauhaus, primi Litfiba, drum machine e tessiture sonore ridotte all’osso, in una sorta di minimalismo strutturale dal fortissimo sapore anni ottanta. "A Dead Summer" oscilla tra un synth che sfiora il pop (“Another Day”), linee di basso che pulsano nello stomaco giocando fra ombreggiature cold wave (“Dead Summer”), l’alternanza tra italiano e inglese e visioni tipicamente gotiche, che al barocco preferiscono lo spasmo interiore e si traducono in pochi tratteggi oscuri. I Der Noir confezionano un album d’esordio che li inquadra subito: li definisce (nel bene o nel male) senza scampo come epigoni di una scena che attualmente non ha rappresentanti in Italia, perché se è vero che certa new wave che spinge al postpunk e all’uso duro di elettronica è tornata in auge da qualche anno, il lato più freddo e per certi versi più complesso della Nuova Onda, quello che non ti sorprende al primo ascolto e che non dà libero accesso al coinvolgimento, forse fa un po’ paura e nessuno tenta di proporlo.

Riconosco alla band romana di aver realizzato un lavoro compiuto, ben fatto e promettente e in grado, grazie anche al paesaggio iperinvernale che si proietta da giorni fuori dalle nostre finestre, di creare atmosfere intense e ravvivare ricordi in fondo ancora limpidi.

---
La recensione A dead summer di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-02-15 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia