Grand Met Bondyè Grand Met Bondye 2011 - Blues, Alternativo, Hard Rock

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Southern rock in versione palestrata per i torinesi Grand Met Bondye: ottimo sound, un po’ monotone le canzoni. Il potenziale c’è, comunque.

America nel cuore per i Grand Met Bondye: hard-blues alla Ted Nugent, un grande amore per i fratelli Allman, evidente in particolare nei soli di chitarra, ma anche una vocalità più aggressiva, stile Black Label Society, e un batterista che non si nega sporadiche dosi di doppia cassa. Siamo insomma nei dintorni del southern rock, anche se la band torinese offre, per così dire, la versione palestrata del genere.

Granitica l’opener “The Captain”, ben costruiti i riff che sostengono “Good Time” e “Drink and drive”; all’altezza di “Go Get It” e “Unsociability” sopraggiunge, però, un filo di monotonia. Sembra che al disco manchino le dinamiche e soprattutto le progressioni melodiche dei padri di questo stile che, vista l’energia dei Gran Met Bondye, si sarebbero potuti aggiornare al nuovo millennio. Per lo stesso motivo, avrebbe fatto bella figura anche uno strumentale, magari la ripresa di un classico come “In memory of Elizabeth Reed” o “Frankenstein”, arrangiato alla maniera, personale, dei torinesi.

Promossi a metà dunque i GMB: sound di grande impatto anche se con margini di miglioramento, un maggior lavoro sulle proprie composizioni e sul repertorio li potrebbe portare a diventare un punto di riferimento per gli amanti delle sonorità southern in Italia.

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La recensione Grand Met Bondye di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-06-28 00:00:00

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