Diva [Veneto] s/t 2002 - Pop, Alternativo

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Ci sono lavori per cui si fatica a mettere insieme due-righe-due. Altri per cui non basterebbe un enciclopedia a puntate, tale è la somma di suggestioni, emozioni e rimandi che popolano il cuore e la mente. Quello dei Diva è un demo che appartiene al secondo tipo. Ma bisogna stringere. Perciò, assodato che l’omonima cover band non c’entra nulla e che i nostri sono quattro ragazzi disseminati tra Vicenza a Padova, va detto che questo cd-r è un disco di grande pop. Che fonde bellamente tradizione inglese (Beatles, il primo Bowie, New Order, Smiths, Manchester sound e brit pop) e italiana (Battisti, Mina, Patty Pravo), con la stessa naturalezza con cui Maradona nel 1986 attraversò centrocampo e difesa britannici per poi insaccare. Cose facili. Per i fuoriclasse. E se i Diva hanno dei maestri, sono soprattutto se stessi.

Così, anche se i climi sonori svariano voluttuosamente tra disco pop alla Blondie (“Automobile”), pop rock tra Suede, R.E.M. e Mina (“A modo mio”), suggestioni Blur (“La tua prima volta”, una nuova “Girls & boys”), lussuriosi ibridi fra Raffaella Carrà e Stone Roses (“Rumore”), dolci ricordi Smiths (“Narciso”) ed estasi dance figlie di New Order e club culture (“Automobile” in versione remix), lo ‘stile Diva’ risulta ben preciso. E in buona parte è dato dai testi di Davide Golin. Ben al di sopra della media italica, mettono in scena l’immaginario pop italiano degli ultimi 40 anni in un gioco citazionista tra l’ironico, il divertito e l’affettuoso. C’è tutto: dalle divette della commedia all’italiana, alle canzoni dei 70, alla recente avanguardia letteraria (“L’amore infinito” di Aldo Nove), in un fluire che fa gioire i trentenni, ma è godibile anche da chi di anni ne ha diciotto.

Le storie? Racconti d’amore. A quattro e bisex, omo o etero, ma sempre con quel tocco lieve che tocca il cuore pure nella situazione potenzialmente più greve. Accorato, poi, il ritratto gay di “Narciso”. Che dire, poi? Lo stile vocale di Golin rimanda tanto a Jarvis Cocker quanto a Patty Pravo. E Novello pare l’erede di Johnny Marr e Peter Buck. Insomma, un grande disco.

Imperdibile.

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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-05-02 00:00:00

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