karma in auge Rituali ad uso e consumo 2012 - Rock, New-Wave, Indie

Rituali ad uso e consumo precedente precedente

Una band in forma per un bel disco di New wave all'italiana.

"TV, giornali, miti e star, pubblicità di un vecchio mondo, stanco ed effimero, io abdico e vi consegno l'anima". Se non è un manifesto programmatico questo, aiutatemi a trovarne uno più diretto. Il trio di cui stiamo parlando sono i Karma in Auge, tarantini e la citazione è presa da "Consumismo mon amour", il primo pezzo del loro primo album: "Rituali ad uso e consumo". E' un dato di fatto che alla band piaccia andare dritta al punto, senza troppi voli pindarici o metafore ad effetto.

Dentro questo disco c'è tanta new wave della seconda generazione, quella della quale gli Interpol sono stati gli alfieri, filtrata attraverso un rock in italiano godibile e convincente. Bella la voce (con le dovute proporzioni mi ricorda quella di Brendan Perry dei Dead Can Dance) del cantante/chitarrista Salvatore Piccione, autore anche dei testi, i quali a volte rimandano all'immediatezza di quelli dei C.S.I., altre volte sono più intimi e cantautorali.

Se lo spleen del post punk è quasi sempre egoico ed incondivisibile, la poetica dei Karma in Auge prende spunto dal disagio sociale, dalla necessità di fuga dalla realtà del Sud Italia, dal bombardamento mediatico al quale è sottoposto chi vive in una piccola città, dalla macina delle abitudini. Questa attitudine differenzia la band dalla nutrita schiera di new wavers dell'ultim'ora, facendole assumere una freschezza non usuale. Musicalmente, i riferimenti non si fermano alla new wave d'oltremanica o d'oltreoceano. Anche la gloriosa nuova onda italiana di fine anni 80 qui è attualizzata, spogliata dei barocchismi ed impreziosita da un suono più potente e diretto. Tra i migliori pezzi, svetta "Wave", che sembra un tributo alle sonorità di "Siberia" dei primi Diaframma, oppure la conclusiva, struggente "Bovarysme", nella quale l'impersonificazione con Madame Bovary rappresenta la massima espressione del tentativo di fuga dalla vacuità e dalla noia della vita di provincia.

Questo album ci consegna una band in forma e farà la gioia dei fan del dark rock all'italiana: non inventa niente, sia chiaro, ma è un ascolto piacevole. Li attendiamo fiduciosi al prossimo lavoro.

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La recensione Rituali ad uso e consumo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-11-17 00:00:00

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