The Secret Agnus Dei 2012 - Metal

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Tornano i The Secret con un album perfetto, di una violenza inaudita, pronto per fare proseliti fuori dal confine italiano.

"Noi discendiamo da una interrotta catena di assassini, il cui amore per uccidere era nel loro sangue come, forse, è nel nostro »

Poi una bomba ti esplode nelle orecchie, ti fa alzare dalla sedia e ti fa desiderare di spaccare la televisione con un calcio, per poi uscire fuori a commettere atti impuri ed avercela contro i luoghi sacri e tutto il resto. Quindi è ufficiale: sono tornati i The Secret.

Questa nuova deflagrazione di furia s'intitola "Agnus Dei", è già incensata su Pitchfork e ci ricorda quanto i The Secret siano una delle poche band italiane in grado di parlare al mondo con il linguaggio universale dell'ostilità. Due anni dopo "Solve et coagula", perla nichilista che li ha assurti a nuove icone dell' h/c insanguinato di black metal, esce questo nuovo album, sempre sotto la label americana Southern Lord e ciò che sembrava perfetto com'era è riuscito a migliorarsi. L'album inizia con la citazione Freudiana che sbugiarda il comandamento "Non uccidere", in italiano, attorniata dal feedback infernale. Poi parte l'agnello di Dio e già si capisce quanto quest'allegoria sia corrotta. Una colata lavica dietro l'altra, momenti grind e hc si alternano a (brevissimi) intermezzi doom, e in poco meno di otto minuti se ne sono andate le prime quattro tracce, d'una violenza inaudita. I ritmi si fanno epici con la cavalcata "Post Mortem Nihil Est" che lascia il passo ai 56 secondi di furia cieca di "Daily Lies". La seconda parte del disco  inizia con l'h/c di "Love Your Enemy" e con il tempo dimezzato di "Vermin of Dust" per proseguire con due pezzi intensissimi, "Darkness I Become" e "Heretic Temple", vero omaggio al black metal degli albori; un'illusione, poi di nuovo la velocità torna ad impadronirsi del disco. Tre pezzi finali, uno più cattivo dell'altro, dei quali la conclusiva "Seven Billion Graves" ci uccide definitivamente, in una dissolvenza di magma, per mandarci tutti all'inferno, quello della traccia fantasma, meravigliosa, di un ethereal black che ti lascia senza fiato.

I riferimenti di questo album vanno dai Celeste ai Trap Them, dagli Entombed fino ai Bathory, ma quella dei The Secret è una mistura personale che li porta ad essere una delle band italiane di maggior successo all'estero. Musicisti di una precisione chirurgica ma anche sporchi, fangosi, perversi, esaltati dai suoni di Kurt Ballou dei Converge, per uno dei dischi dell'anno. Calpestare le ipocrisie della religione cattolica non è mai stato così soddisfacente. 

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La recensione Agnus Dei di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-12-24 00:00:00

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