muleta la peste 2013 - Pop punk

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la disperazione del singolo come specchio della moltitudine umana. Il tutto esposto attraverso un pop rock che in più momenti si maschera di un post-punk minimalista, scarno.

"La Peste”, secondo lavoro dei Muleta dopo l'ep “La Nausea” prende ispirazione dall'omonima opera dello scrittore Albert Camus. L'immagine della malattia che nei secoli ha sterminato vastissimi campi di uomini viene utilizzata dai vicentini come metafora dell'angoscia, dell'insoddisfazione, del malessere esistenziale. Dieci storie personalizzate di amara inquietudine, dieci piccoli viaggi di personaggi che ricalcano la disperazione del singolo come specchio della moltitudine umana. Il tutto esposto attraverso un pop rock che in più momenti si maschera di un post-punk minimalista, scarno.

Per arrivare al dunque diciamo subito che non ci sono tracce brutte e fatte male, per carità, quanto piuttosto il disco si muove su coordinate prevedibili, tratteggiando scenari sonori che richiamano più del dovuto il “già sentito” senza particolari colpi di genio e brillantezza. Linee strumentali melodiche troppo debitrici a quel rock anni 90 italico -sporcate da un punk un po' levigato- che abbiamo già ampiamente assimilato, compreso e digerito. E le liriche in lingua italiana, purtroppo, stesso discorso, non coinvolgono mai profondamente e completamente, si ascoltano sì, ma non rimangono. Manca la forma e la sostanza accattivante. Per capirci si sentono frasi: “e se hai voglia di sognare allora crepa” (“Lisa”), “ti senti come carne da macello per gli insulsi vuoti” (“Lotteria”).Gli episodi migliori sono quelli più veloci e taglienti, quelli che ammiccano esplicitamente a melodie più ruvide, dove l'impasto strumentale di chitarre e batteria intensa riescono a creare una certa attenzione pulsante,La Vittoria”, per esempio. Le basi ci sono, eccome, il problema maggiore è una mancanza di personalità marcata sia a livello sonoro strutturale che nel cantato.

Pur non dovendo scomodare il termine orribile, perché comunque è un disco che si ascolta fino alla fine senza sbadigliare, nel concreto rimane comunque impossibile inserire “La peste” nell'archivio dei dischi che rimangono impressi con la voglia di riascoltare.

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La recensione la peste di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-10-25 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • marcos 11 anni fa Rispondi

    A parer mio è un ottimo disco, non sono per nulla d'accordo con la recensione